9.10.2013

 

R-Esistenza trasloca

Con un po' di malinconia, questo blog resterà così. Con questo ultimo post.
Ricordo ancora la prima volta, il primo post sulla piattaforma blogspot, poi blogger, ed era davvero una notte buia e tempestosa.
Poi la sperimentazione, gli altri canali di comunicazione, i libri, e i milioni di contatti, che negli anni mi hanno donato lunghe e belle amicizie, molte soddisfazioni e qualche dolore.
Comunque è solo un trasloco questo commiato, e l'invito a continuare a leggere quel che ho da dire, con il dovere e la speranza di poter continuare a dare il mio piccolo contributo al libero pensiero ...
Se vi va, da oggi in poi, mi troverete sul mio sito personale
Vi aspetto.
A pugno chiuso
Rita Pani (APOLIDE)

9.05.2013

 

Videoricatto

Non è la prima volta che mi capita di accomunare il tizio mummificato di Arcore, a Gustav von Aschenbach protagonista del meraviglioso film di Luchino Visconti, “Morte a Venezia”. Muore seduto al Lido, mentre ancora brama la bellezza dell’efebo Tadzio, con la tinta nera dei capelli che gli cola sul viso, imponendo un senso di pena in chi per tutto il film è rimasto a seguirne il crescere del desiderio. Il declino di un uomo.
Proprio quel colore nero che macchia il viso, rendendolo ridicolo e pietoso allo stesso tempo, mi fa spesso pensare alla non accettazione del tempo e delle età, così come l’ultima foto di propaganda che ritrae un vecchio ormai sfigurato, più simile alla salma imbalsamata di Mao, che non a quello che doveva essere, quel tizio, in una normale e sana vecchiaia, è per me fonte di ilarità, ma –mea culpa – alcuna pietà.
Ed ogni volta che appare in uno schermo, che ce lo propinano in un giornale – operazione quasi simile allo stalcking – ogni volta che la propaganda rifila l’immagine ridicola di un uomo che non ha saputo godere della fortuna di essere in grado di garantirsi una serena vecchiaia, circondato dagli ori, dal lusso, dagli affetti – si è anche riprodotto – o immerso nel suo danaro a mo’ di Paperone, oltre il senso nauseabondo, e lo schifo per la sua innegabile viscidità, predomina sempre l’ilarità un po’ triste di chi, come me, non ha mai nemmeno riso fino in fondo guardando un film di Fantozzi.
Eppure l’Italia trema. Così raccontano oggi i giornali; c’è preoccupazione, Napolitano è già al lavoro in cerca di un piano “B” per salvare le sorti di un paese alla deriva, che per uscire da questa crisi, ormai, non può che sperare in una guerra, forse quella mondiale che ci stiamo preparando a vivere, che possa azzerare ogni cosa, che possa devastare ancor più, per dare l’occasione di risorgere e di ricostruire. L’Italia trema per l’ennesimo video ricatto, che il vecchio e ridicolo malavitoso, avrebbe già registrato col suo linguaggio da venditore di aspirapolvere dedicato alle “casalinghe di voghera”, che ancor prima di farsi un bidet alla mattina, si spalmano di creme e si riempiono di ombretti, infilando anche loro un po’ di rossetto tra una ruga e l’altra del labbro.
Il mondo ride e nemmeno più si domanda dell’assurdità di un paese in cui, anche un condannato per frode ed evasione fiscale può essere speciale. Così speciale da poter tenere una nazione intera stretta per le palle, tanto da toglierle il respiro.
Che ne sarà di noi quando anche gli altri processi – non ultimo quello per l’utilizzazione finale di giovani prostitute minorenni – avranno conclusione? A quanti altri video ricatti da farsa e operetta saremo costretti nostro malgrado a subire?
E soprattutto, quando finalmente la finiranno di venderci questa montagna di minchiate come se fossero cose serissime, capaci di governare davvero una nazione intera?
Mai credo, nemmeno dopo che finalmente avrà trovato pace dentro la sua capsula d’azoto. Mai, fino a quando ci saranno ancora “casalinghe di Voghera”, e vecchietti che pensano d’averci un toro dentro le mutande, solo perché in grado di farselo duro con un po’ d’aria compressa, e quindi illusi di poter stare seduti ad un lido a guardar i culetti masticare un perizoma.
Finirà quando questa gente avrà fame davvero. Forse.

Rita Pani (APOLIDE)

9.04.2013

 

Malnutrito


Malnutrizione: Condizione morbosa dovuta a prolungata insufficienza alimentare (denutrizione, anoressia), a un’alimentazione abitualmente inadeguata o carenziale o, al contrario, eccessiva, oppure a incompleta utilizzazione del cibo (malassorbimento). [Enciclopedia Treccani]

Così, quindi, è morto Stefano Cucchi. Lo dicono i giudici, quelli sani, quelli non colpiti dal morbo comunista. Non so come in sentenza abbiano spiegato i lividi, i segni evidenti di un pestaggio. Probabile però che derivassero dagli sforzi dei secondini, che avrebbero voluto alimentarlo per forza a suon di schiaffi.
L’indignazione questa volta è civile, quasi sussurrata scuotendo il capo, con le mani strette in tasca mentre la voce tombale e roca del ministro Cancellieri, spiega in TV che bisogna fermarsi un momento e riflettere sulla costituzionalità della legge Severino. Quella sulla decadenza della mummia.
È un silenzio quasi forzato dal timore di offendere una famiglia già fin troppo offesa, dalle istituzioni, dai servi del regime, dalla disparità che ormai è diventata regola in un paese che prima di tutto ha rinnegato la sua civiltà.
È un silenzio forzato dalla consapevolezza che a nulla varrebbe urlare ancora, memori delle dichiarazioni sul sangue di un altro ragazzo che diventa “un  cuscino rosso”, o la droga che porta alla morte, se non per intossicazione per i rischi ai quali espone – non ultimo il pestaggio della polizia.
Si ha quasi la sensazione che ogni atto, ogni gesto “politico” sia una sorta di provocazione studiata al fine di spingerci alla guerra civile, utile a garantire la legalità di ogni porcheria futura. Non ha altro senso tutta questa arroganza di un potere difficile da rispettare e da sopportare.
Ma per fortuna siamo italiani, e ci conserviamo civili – almeno noi.
Noi abbiamo imparato presto che in certi frangenti NON bisogna cedere alle provocazioni, è la prima cosa che ti dicono col megafono, quando in fondo a una via si vede la celere schierata, mentre alle tue spalle il vociare dei fascisti infiltrati dal regime si avvicinano a passo veloce, battendo le spranghe contro i caschi.
E sì, noi, sfortuna loro Resistiamo, non cediamo a nessuna provocazione, fino alla fine, fino alla morte, fino alla vittoria. Loro.


Rita Pani (APOLIDE)  [Vi è della triste ironia, in fondo al testo. Doloroso ma utile precisare]

9.02.2013

 

Diritto alla difesa

Violante: "berlusconi ha diritto alla difesa".
Onorevole Violante, forse era distratto, immerso in altre faccende più importanti, tanto da non ricordare nemmeno gli anni in cui, pure lei era del mestiere: quello della giustizia. Comprenderà se noi miserabili, di fronte a certe affermazioni, si arrivi a sospettare persino il dolo. Quello che potrebbe indurci a credere che lei, questo pregiudicato, voglia salvarlo a tutti i costi nonostante la condanna definitiva.
Mi costa dover ricordare a lei, che meglio di altri dovrebbe sapere, che in Italia se c’è un Pregiudicato che il “diritto alla difesa” l’ha sfruttato tutto fino all’abuso, e alla violenza, questo è proprio berlusconi.
Insinuare che tale diritto sia stato negato a un delinquente, che recando con sé i suoi avvocati in Parlamento, elevandoli al grado di legislatori, dando mandato a loro di stravolgere i codici di legge a suo ab-uso e consumo, proprio per difendersi dalle malefatte già in atto e da attuare, è oltraggioso nei confronti di tutti i cittadini italiani (o persone che in Italia non conoscono altro che le galere nelle quali vengono gettate, appena salvate dal mare).
Nessuno mai, in Italia, ha avuto tanti diritti quanti è riuscito a costruirne per sé il pregiudicato, delinquente, che lei, ex giudice, chiaramente vuol tutelare. Le ricordo, onorevole Violante, che proprio per garantirsi tutti i diritti esistenti o fittizi, legali o illegali, un solo delinquente per vent’anni e fino ad oggi, ha tenuto in stallo una nazione intera, instaurando quella decadenza reale nella quale viviamo nostro malgrado, consolandoci almeno un po’, proprio con quella Decadenza che finalmente potrebbe almeno in parte risarcire la nostra dignità.
Nostra, cioè di chi i diritti, tutti i diritti, se li è visti scippare proprio a causa della pretesa di un  criminale, di avere ogni diritto solo per sé.
Sarebbe quasi squallido da parte mia, onorevole Violante, ricordarle i diritti negati alle persone uccise in carcere, spesso giovani o padri di famiglia, massacrati o morti impiccati per la disperazione. Vorrei rivendicare, invece, il diritto di avere di diritti, per quelle persone che hanno avuto la sfortuna d’essere incarcerate all’inizio dell’estate, e che per via delle ferie, dei tribunali che chiudono, dei giudici che godono del loro diritto alle ferie, in carcere sono stati dimenticati, mentre le famiglie, per pagare il diritto all’assistenza legale, per far mangiare i propri figli avendo l’unica fonte di reddito in carcere, prima hanno venduto persino le sedie di casa, ed ora stanno pensando come sopprimere i propri figli e poi gettarsi da un balcone, in preda all’unico diritto che pare essere rimasto a noi – popolo i quest’Italia: la disperazione.
A volte, onorevole Violante, voi che state seduti comodamente nelle vostre stanze sigillate, impermeabili alla vita, scordate che non c’è bisogno di mille parole per ferire una nazione intera; ne basta una: diritto.
Noi, cittadini italiani, abbiamo diritto al lavoro, alla sanità pubblica, all’istruzione, a difenderci nei tribunali; avevamo anche il diritto al voto, allo sciopero, all’assistenza domiciliare in casi di infermità. I nostri figli disabili avevano diritto alla pensione, all’istruzione assistita. I nostri genitori vecchi avevano diritto alla salvaguardia della loro dignità …
E se diritto va sempre di pari passo col dovere, allora oggi lei, onorevole Violante, avrebbe il dovere di vergognarsi, e di avere il coraggio non di rettificare, ma di chiedere scusa ad una popolazione intera, che diritti non ne ha più.


Rita Pani (APOLIDE)

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