8.04.2013

 

Eravamo tutti qualcosa

Si scendeva in piazza circondati dalla polizia, stando sempre vigili affinché dai lati del corteo non arrivasse la feccia fascista, anche se eravamo così tanti da sapere che quattro ratti non avrebbero certo trovato il coraggio di affrontarci. Allora si stava attenti alla polizia, perché loro anche erano ratti, ma ben armati.
Gli slogan di una volta erano belli, piccoli brani di letteratura, aspri e divertenti, facili da cantare e da saltellare. Ad un certo punto, forse anche per la nuova comunicazione virtuale che si affacciava e iniziava a coinvolgere molti di noi, gli slogan son diventati più telegrafici, ed inventammo il “Siamo tutti …” per sigillare la comunanza e la solidarietà con la categoria in disagio, che aveva bisogno di combattere il momento.
Così, noi Compagni indomiti, siamo stati tutti Falcone e Borsellino, tutti gay, tutti negri, tutti clandestini, tutti Mirafiori, tutti Bocassini, tutti disoccupati,  tutti devastati dal ventennio barbarico berlusconiano, morto ogni volta e ogni volta resuscitato.
Avevamo ancora suole da consumare, eravamo forse ancora illusi che certe cose appartenessero solo a noi, come la voglia di combattere, di salvare il mondo, e soprattutto essere unici depositari della memoria storica di un Paese che aveva combattuto e grazie alla sua lotta ci aveva consegnato molti diritti e qualche dovere: uno fra tutti essere custodi della Democrazia, della Libertà e della Costituzione.
Ma non avevamo capito un cazzo.
Non avevamo capito allora, che non avremmo mai dovuto cedere ai nemici, soprattutto a quelli che erano insospettabili, quelli che fecero di Berlinguer il loro padre morto, per poi sputare regolarmente sulla sua tomba. Quelli che i padri riuscirono a rinnegarli guardando dritto nell’obiettivo di una telecamera, così che il disprezzo fosse più palese. Nel frattempo la feccia fascista si riorganizzava, occupando anche le nostre piazze, le nostre strade, scortati da una Polizia complice, troppo spesso appartenente e serva della stessa feccia.
Non avevamo capito quanto avrebbe potuto essere importante, continuare ad essere chiunque avesse bisogno di noi.
Così ci siamo ritirati, un po’ per stanchezza, un po’ per l’illusione di poter delegare ad altri la fatica di combattere una guerra che noi avevamo perso: quella di salvaguardare, almeno, la civiltà.
“Se un presidente del consiglio riesce a chiamare coglioni molti dei cittadini italiani, allora votiamo per uno che sa dirgli vaffanculo” devono aver pensato in tanti.
Io per esempio ho pensato che non avrei votato (e ancora lo penso) se non ci fosse stata una legge elettorale democratica che riaffidasse a noi il diritto di voto, scippato dal connubio mafia/lega. Altri si sono arresi per stanchezza, per fame e per sopravvivenza.
Quindi oggi noi non siamo più “tutti”. Perché anche questo ci è stato rubato dalla macchina da guerra di propaganda fascista, che proprio oggi alle 18, porterà in piazza i vecchietti degli ospizi, i fan sfegatati, le comparse prezzolate delle tv di un delinquente certificato a gridar: “Siamo tutti pregiudicati.”
E non è una novità! La feccia è già scesa in piazza nemmeno tanto tempo fa a gridar: “Siamo tutte puttane”. La feccia è già stata davanti a un tribunale a gridar: “Siamo tutte puttane.”
A breve la feccia scenderà ancora in piazza a urlarci contro: “Siamo tutti pedofili! Siamo tutti corruttori! Siamo tutti mafiosi.”
E noi non siamo più. Noi non siamo più capaci. Noi siamo persi in questo paese surreale, in cui la giustizia viene massacrata quando condanna un evasore fiscale, e non viene incarcerata quando ammazza un ragazzo per strada, o ne uccide uno innocente in carcere, o ci priva del diritto di raccontare i nostri pensieri, di scrivere la storia.
Se un giorno dovessero condannarmi, per aver diffamato un fascista, per aver dato “dell’ossimoro” ad un partito fascista, io non accetterò la condanna, ma ho idea che non potrò comunque tenere lo stato per le palle, non potrò dettare i termini di un ricatto, non potrò pagare nessuno per essere tutti me. Io non sono mai stata e non sarò mai mafiosa. Resto comunista.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Che posso dirti se non che hai attivato in me, con questo tuo scritto,nostalgia e nel contempo rabbia ma non rassegnazione.
La conoscerai già questa frase del Che ma te la voglio dedicare comunque.
H !
“Sean capaces siempre de sentir, en lo más hondo,
cualquier injusticia realizada contra cualquiera,
en cualquier parte del mundo.
Es la cualidad más linda del revolucionario.”
Che Guevara el "Che"
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!!!

"Sono capaci sempre di sentire, nel proprio intimo,
qualunque ingiustizia realizzata contro chiunque,
in qualunque parte del mondo.
È la qualità più bella del rivoluzionario."
Che Guevara il "Che"
FINO A LA VITTORIA SEMPRE!!!
 
Cosa mai avrà commesso il migliorista per subire da anni un pesante ricatto da parte di un delinquente comune già abbondantemente scoperto con le mani nella marmellata?
 
ho notato una bella differenza girando l'europa, quando un paese è gestito da una politica seria crea benessere\di\vita in tutti i sensi quando al contrario la politica è malaffarosa crea un miscuglio di rabbia\impotenza\tristezza incontrolata unito alla voglia di fuggire con rasseganzione? sara' un susseguirsi di eventi straordinari a chiudere lo zaino!? saluti dal vecio!
 
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