7.30.2013
I condannati siamo noi
Chi
crede, magari, oggi pregherà prima di spegnere la luce sul comodino. Perché sì,
a volte son strane le preghiere. Pregheranno per la galera, per la condanna di
un tizio evasore fiscale, in odore di pedofilia, un tizio che se fosse stato
uno qualunque, avrebbe addosso i calli della galera.
La
gente è strana. Sta la in attesa di una sentenza e si pone domande sul prima e
sul dopo, sullo Stato, sulla politica. S’interroga sul futuro di una nazione a
seconda dell’esito di un verdetto di cassazione, di un verdetto da codice
penale.
Ha
evaso le tasse, ha creato fiondi neri, ha fatto quelle manfrine che fanno gli
imprenditori disonesti. Ha rubato, e per rubare di più è “entrato” in politica,
così che i suoi avvocati – promossi deputati – potessero cambiarlo il codice
penale, e lui potesse essere più libero di rubare senza tante preoccupazioni. Favorendo
così non solo sé stesso, ma tutta quella “classe” imprenditoriale, che alla
fine ha potuto evadere il fisco, mangiarsi le imprese, relegare il lavoratore
allo status di schiavo, privandolo dei diritti minimi e a volte –troppo spesso –
anche della dignità.
Oggi
si attende domani, si seguono addirittura le quotazioni dei bookmakers che al
momento paiono divisi, si ripercorre la vicenda, si insinua anche il reintegro
del giudice Carnevale (l’ammazza sentenze) per l’occorrenza, come se la
corruzione in Italia si fosse fermata con lui.
Si
spera ma si fanno i calcoli che finiscono sempre con un risultato che non
piace: “in galera non ci andrà mai.” Proprio come se avessimo scordato i suoi
scrittori di leggi, e tutte le altre porcherie.
Ma c’è
di più in questa speranza, c’è quella voglia di vendetta che è difficile non
provare. Forse anche solo per non ammettere di essere consci della realtà,
ossia che comunque andrà domani, gli unici ad essere stati condannati – e non
da ora – siamo noi.
Rita Pani (APOLIDE)
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Nei 19 anni in cui il mafiopiduista ha condizionato la vita politica italiana (governando, peraltro, più di qualsiasi altro) stipendi, salari e pensioni hanno perso più del 35% del loro potere d'acquisto e la disoccupazione, specialmente quella giovanile, è cresciuta in misura quasi esponenziale. E' quasi sparita la cosiddetta classe media ed i consumi continuano a scendere perché i ricchi hanno sempre comprato e continuano a comprare, la ex-classe media non compra più niente ed i poveri non hanno comprato (quasi) mai niente. Con buona pace degli stupidi che credevano al milione di posti di lavoro e degli idioti credenti nello stupido slogan "meno tasse per tutti". Tassazioni elevate, evasione fiscale, elusione fiscale, menzogna su menzogna e razzismo grazie al servo mafiopiduista sono ormai fenomeni da commentare anziché da condannare. Qualunque condanna verrà inflitta, se verrà inflitta, al mafiopedofilo sarà, comunque, tardiva. Troppo tardiva per raddrizzare un Paese dalle fondamenta ormai marce grazie all'opera di mafia e loggia P2.
Jozsef Bocz
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