11.08.2012
La passione di fornero per l'orto
"Trovo due ore di
respiro quando riesco ad andare in fondo al prato; abbiamo un orto dove insieme
a mia figlia coltiviamo qualcosa che non viene mai...". Per Fornero
coltivare prodotti agricoli è "fonte di grande soddisfazione, rilassamento
e anche di gioia"
Vede signora, non è difficile comprendere perché lei abbia
tanto timore di se stessa, da impedire l’accesso alla stampa, in occasione
delle sue uscite pubbliche. A prescindere dal fatto che essendo lei ministro
della Repubblica avrebbe il dovere di dare a noi il diritto di sapere quali
sono le sue opinioni, io la comprendo. Lei è abbastanza intelligente da avere
rispetto della sua stupidità.
Sa signora? C’è tutto un mondo, oltre lei, che affanna
silenzioso – troppo silenzioso – e che della sua arrogante stupidità non può
avere né rispetto né pietà.
Mi dispiace che i prodotti agricoli che le danno tanta
soddisfazione non vengano mai. Vorrei che ne venissero a sufficienza tanto da
potervi sfamare tutti, in famiglia, e che fossero le uniche cose che vi fosse
dato mangiare.
A me successe nell’inverno del 2010, quando staccai il frigo
che avrebbe consumato inutilmente energia, e mi alimentai per giorni e giorni
solo con della lattuga scarola che miracolosamente era sopravvissuta al gelo
della stagione. La trovai per caso, avevo anche scordato d’averla piantata. Mi
creda signora, lattuga così buona non ne ho mangiato più, e se pure con qualche
foglia ingiallita, la ricordo bella, come ricordo ancora la soddisfazione che
avevo rimestando e imbottigliando pomodori, zappandoli tutti intorno con cura,
iniettandomi massicce dosi di Voltaren e Muscorill per poter il giorno dopo
riscendere in campo e zappare.
Grazie signora Fornero per la sua saggezza. Ora il futuro ci
appare assai più roseo e invitante. Guarderemo agli orti di guerra da piantare
nelle magnifiche rotonde, che adornano tutte le strade di tutte le città, con la
speranza di ritrovare quel paio d’ore di respiro, immaginando il raccolto dei
cavolfiori e dei broccoli, attendendo le cipolle da mettere in mezzo al pane –
se ne avremo almeno un po’.
È bello signora che lei apprezzi il lavoro agricolo; questo
ci lascia sperare che le sue braccia rubate all’agricoltura, un giorno possano
esserle restituite, in modo da fare di lei – finalmente – un essere umano
cosciente e responsabile, e che possa così garantirsi il diritto di poter
essere libera di parlare, senza doversi più vergognare, di fronte al mondo
intero.
Le garantisco, signora, che se lei conoscesse la fatica di
un agricoltore che sopravvive dei frutti – che per fortuna a volte vengono –
della propria terra, si inginocchierebbe davanti a quelle mani grosse, e a quei
visi invecchiati anzi tempo per chiedere scusa della sua dabbenaggine, della
sua pochezza, della sua sfrontata stupidità.
Sì, signora, io la capisco. Io comprendo a fondo il suo
disagio e la supplico, per il bene suo e di tutti noi deboli di stomaco e di
nervi, di tenere ancora più distanti i cronisti, le telecamere e i fotografi.
Faccia chiudere bene le porte, sigilli le finestre e faccia sì che la sua
idiozia viva protetta lontano da noi.
Rita Pani (APOLIDE)
Comments:
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occorre dare contenuti moderni allo'antico? perche' questa gente si arroga il diritto di guardare i problemi dall'alto? dovrebbero scendere e cercare almeno di capire cosa sta succedendo dentro le mura domestiche dove troppo spesso vengono (violentati i diritti da un sistema criminale?) triturati il rispetto i valori i rapporti interpersonali dato che manca l'essenziale ? "lavoro e pane?" creando disperazione e poverta' in tante persone da 20anni la politica i poteri economici lo stesso clero stanno massacrando chi lavora togliendo e tagliando tutto? e noi dovremmo subire e ringraziare? è vero l'orto ti mette gioia ti riporta quel contatto che manca spesso con la terra? la signora? dimentica che tutto è frutto di sudore? dopo 10\12 ore di lavoro provi lei a lavorare per sopperire a carenze di autosufficenza economica per soppravivere? Toto' direbbe " mha mhi faccia il piacere, stia zitta" saluti dal vecio.
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