8.22.2012
Come fa la sigla del telegiornale?
Non sono giornalista. Sono una scrittrice.
Mi piace precisarlo prima di iniziare a raccontarvi il
telegiornale del paese fantastico che ho visto oggi in televisione. Cronache
dall’universo parallelo, poteva intitolarsi. Mi son ricordata di quel
giornalista, forse francese, ma sicuramente giornalista, che spiegava la
potenza della seconda domanda. Quella che nasce spontanea dopo la prima domanda
a cazzo.
In Italia non la fa mai nessuno, anche perché in Italia,
esiste la prima domanda che dovrebbe bastare ed avanzare.
La prima notizia del divertentissimo telegiornale, oggi,
(Skytg24) era incentrata sui dieci mesi di squalifica dell’allenatore della
Juventus Conte. Difficile immaginare di sedersi a tavola non sapendo l’esito
del processo d’appello incentrato sul calcio scommesse. La seconda però, come
in uno spettacolo comico che si rispetti, annunciava in maniera allegorica –
quasi – che la benzina aveva raggiunto un tetto caldissimo. Due minuti e mezzo
di tempo per collegare la notizia dell’estorsione di 2 euro per un litro di
olio combustibile, democraticamente sottratto ai poveretti giustiziati dalla
guerra contro il terrorismo, a lui: Lucifero.
13 minuti e mezzo di tempo prezioso incentrato su una
notizia sconvolgente: fa caldo. A Maggio ci stava pure. Era il periodo in cui
eravamo stanchi di un inverno troppo rigido, al quale non siamo geneticamente
abituati, e attendevamo di poter sudare senza faticare. Ma passato il
Ferragosto, ho trovato esilarante la poveretta in collegamento da Roma, che in
compagnia dell’esperto annunciava i giorni e i bollini. Poi, proprio come fosse
Maggio, la cronista mortificata chiedeva all’esperto come proteggersi dal gran
caldo.
Uno scienziato: “Non uscire nelle ore più calde, bere tanta
acqua anche se non si ha sete, ed indossare abiti leggeri.” Ecco, qua ho
sentito la mancanza del giornalista e della seconda domanda: “Le pare che a
qualcuno potrebbe venire l’idea di coprirsi come se fosse inverno?”
Poi Pesaro, perché a Pesaro c’è caldo e c’è pure un
incendio.
Un’altra poveretta sta di spalle al mare e da studio le
dicono che è fortunata, a stare sotto il sole delle tredici, che almeno è al
mare. Lei esordisce con una frase da antologia: “Sì, sono al mare ma fa caldo.”
E poi, appunto l’incendio, col comandante della Forestale che quando sta per
dire della difficoltà per la mancanza di fondi della lotta antincendio
inesistente, viene drasticamente tagliato.
Chissà, forse 13 minuti di nulla parevano troppi anche a
loro.
E dopo il bello, con l’ottimismo per questa economia che
finalmente vede la possibilità di tornare a respirare, con i morti ammazzati e
tutte le tragedie quotidiane, buttate là a caso, fino alla legge porcellum, che
ora leggo, forse diventerà porcellinum.
Eh?
Sì … porcellinum.
Da Reggio Calabria è tutto, anzi no. Manca un Vaffanculo!
Rita Pani (APOLIDE)