5.17.2012
Al legaiolo non far sapere, quanto son buone le pere nel sedere
(Il
titolo non c’entra nulla, ma tant’è.)
Ora
vorrei dirti, legaiolo padano: “Complimenti!”
Le
mie più sentite congratulazioni a te e famiglia, per aver abdicato l’ultimo
sprazzo della tua intelligenza al potere leghista del bossi. Quante volte negli
anni, ho letto le vostre elucubrazioni idiote restando stupita dinnanzi alla
vostra stupidità! Eppure mi dicevo che un senso dovevate averlo – anche se non
l’ho mai trovato – che in fondo eravate capaci di credere in qualcosa, e poco
importava che fosse il dio Po.
Complimenti!
Avete tolto i vostri figli da scuola a 14 anni, e gli avete insegnato quel che
vi diceva il bossi, ovvero che per fare grande il nord dovevate lavorare,
lavorare e lavorare. Avete fatto crescere i vostri figli nell’ignoranza e nella
fatica da placare con l’alcol del sabato sera, che però garantiva di stare alla
guida di una bella auto, e costruire la villetta a schiera col giardino davanti
e di dietro, segno del benessere padano del sogno realizzato.
Bravi!
Come un piccolo esercito vi siete prestati alle parate ridicol-chic, che era
sempre carnevale, con indiani padani, celti padani, crociati padani, giussani
padani, e i miei sempre amati elmetti cornuti. Anche i bambini, tunica e
spadoni, per imparare che bossi prima o poi vi avrebbe portato alla secessione,
al distacco dall’italica civiltà italiana, di roma ladrona, delle mafie del sud
del parlamento italiano su cui bisognava sputare.
Voi
sotto il palco ad osannare quel che restava di bossi, e del figlio – il principe
ereditario – la trota che sarebbe diventata un delfino; calderoli e l’abominevole
sacco di merda borghezio, il lombrosiano maroni, e il cota, lo zaia, il tosi,
la rosi mauro. Il vostro governo promesso, del parlamento che non c’era. Tutti
eccitati ad applaudire le sparate dei vostri condottieri, sulle pallottole e
sulla guerra di secessione, sui ladroni di Roma, e sui soldi padani che
dovevano restare in padania. Le vostre tasse e i vostri sacrifici, che dovevano
restare a casa vostra. La vostra patria.
Quella
patria da difendere cacciando indietro il nemico in palandrana “i islamici”, “i
zingari” da incendiare. I bambini negri da lasciar senza cibo nelle scuole
padane, che insegnavano la fantastica storia di una nazione inesistente, creata
appositamente per voi in una baita di Ponte di legno, dove scorrevano fiumi di
vino e mari di polenta taragna, alla faccia vostra, della vostra fatica, e del
vostro credo malato.
Complimenti!
Siete stati degli ottimi soldati. Avete lavorato indefessamente, avete
sfruttato gli edili albanesi prima e i romeni dopo. Avete sfruttato le donne
russe alle quali avete affidato la cura dei vostri parenti, avete abusato
(spesso ucciso) le puttane nigeriane, e tutte le altre razze “inferiori” a
borghezio, in base alle loro peculiarità. Avete messo al bando il kebab,
imposto il maiale (cannibali) nelle mense scolastiche, e salvaguardato la
vostra discendenza ariana persino con il tiro alla fune e il lancio del porco
nelle pozze di fango.
Bravi!
Il vostro sacrificio è stato ripagato, anzi “ripaghettato”, con tutto quel che
oggi emerge dalla marea nera di merda che avvolge la vostra famiglia reale. Ladri,
profittatori, predoni, malfattori. Un partito politico creato solo ed esclusivamente
per arricchire un manipolo di ladri, bugiardi, usi a fingere di avere una
laurea o di comprarne una in Albania. Gentaglia che per farvi credere di avere
un’idea andava in Austria a dar lezioni di nazifascismo. Ignoranti beceri che
pur avendo sputato sopra all’odiata Italia, non se la sono sentita di
abbandonare la stanza della cassaforte da depredare, riportando sì i soldi
italiani in padania, ma a casa loro, nelle loro tasche, nel loro benessere da
ladri, e dei loro figli – principi ereditari – che non solo sono ignoranti, ma
non hanno nemmeno un callo sulle mani, a dispetto dei vostri figli educati,
almeno, alla fatica.
Ma i
miei complimenti più sentiti vadano agli operai delle fabbriche. Tutti quelli
che ebbero il coraggio di ammettere di aver passato una vita ad adorare
Berlinguer, e che poi, un giorno, staccati dalla catena di montaggio, nel
chiuso della cabina elettorale, ebbero il coraggio di fare la ics sul simbolo
della Lega.
Vi
auguro con tutto il cuore di poter sempre pensare e ricordare che ogni euro
tolto dalle vostre buste paga, dalle vostre tasche, e dalla vostra vita è
andato a fare d’oro la vita di gente come quella che ho nominato fin qui. Trota
compreso, con la sua paghetta mensile – argent de poche – di 5.000 euro.
Agli
altri legaioli auguro il coraggio di andare a Gemonio, guardare sulla collina e
percepire la villa gialla alla stregua di un campo rom da liberare.
Rita
Pani (APOLIDE del SUD)