3.09.2012

 

La vendetta dei giudici


Al contrario di quel che leggo sui giornali, trovo che la questione tangentizia padana, sia un evento altamente rassicurante, che riporta ordine – qualora ce ne fosse stato bisogno – e dipana per sempre ogni dubbio sull’unità d’Italia.
L’Italia è una, unica, e indivisibile Repubblica che si regge sulla corruzione e sul ladrocinio, da Milano a Reggio Calabria, da Cagliari a Palermo passando per Trieste. Unico stato, unico sistema – ‘o sistema – al quale bisogna piegarsi per riuscire a sopravvivere.
Milano come Roma, con i suoi malavitosi eletti per volontà del capocosca o del capo mandamento, che senza alcuna differenza, tra Varese o Potenza, hanno come unico scopo quello dell’arricchimento personale, dei saccheggi, dei piccoli furti, fino al riciclaggio del danaro sporco ad Antigua come in Tanzania.

Il popolo italiano è anch’esso uno e unico, così uguale da far spavento. Abbassate le corna degli elmetti di ordinanza o tirata su la coppola a mezza fronte un po’ sopra il sopracciglio, l’italiano è uguale in Brianza come ad Agrigento, ad Oristano come a L’Aquila. Unico popolo in unico stato: l’italiota.

Ascoltare Radio Padania in questi giorni è inquietante ma nello stesso modo orgasmico. Una donna che biascica l’accento delle valli, redarguisce l’intervistatore che finge preoccupazione: “Certo ora si cerca di spezzare la lega, perché ha presentato il decreto che colpisce i giudici. È una vendetta.” Vien da ridere, soprattutto se lo senti dire mentre sei in auto e ti guardi intorno, e tutto ti parla della mafia travestita da politica. Vien da ridere perché la signora imbevuta di propaganda non ha fatto altro che ripetere il mantra che fin da subito è stato recitato dal capogruppo della lega in parlamento – quello italiano. La vendetta dei giudici, nella perfetta logica di uno stato apolitico, governato sul modello di cosa nostra, quella più brutta, quella copiata male e senza attenzione dai romanzi di Mario Puzo.

Riflettere sull’uso improprio del linguaggio, semmai dà più sconforto: i giornalisti non correggono il tiro, non si esprimono a modo. Semplicemente assecondano le teorie giallistiche (quasi marroni) senza considerare che il parlamentare è uomo delle istituzioni, che la magistratura è un’istituzione, che lo stato è lo stato; o almeno tutto ciò dovrebbe essere.
La Lombardia come la Campania? Morbosità della stampa, dice Formigoni. Vero, c’è del morboso a leggere i giornali, soprattutto quando in quattro righe ti raccontano delle fiaccolate in memoria degli imprenditori che si sono ammazzati. Erano quelli, forse non abbastanza addentro a ‘o sistema, o semplicemente onesti, o forse solo gente che aveva imparato a lavorare per vivere, finendo per vivere per lavorare. Una strage silenziosa, che se scoperta sì, potrebbe dare una certa morbosità a chi ancora si appassiona per la storia, quella scritta e quella che stiamo scrivendo.

La Lega fa quadrato intorno ai suoi ladri, mentre il figlio scemo di quel che resta di bossi si mette in mostra per la frenetica attività politica, che un giorno lo porterà a governare il suo mandamento: proibire Facebook e Twitter alla Regione Lombardia. Probabilmente perché non passa giorno che qualche utente gli ricordi quanto è coglione, o solo perché non è capace a farsi un account. La Lega spara sui giudici, minaccia di morte Monti, offende la vita di chi ha scelto di andare altrove a dare vita con le mani dentro quella altrui, fatta di fame e miseria, di guerre d’invasione e genocidi. Eppure ancora parlano i legaioli. Dicono che nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, e ribadiscono: “prima devono riuscire a condannarlo”. Riuscire? Peccato che il popolo leghista sia così cornuto e distratto, se avesse prestato attenzione a questa frase, forse ne avrebbe compreso il senso, e le corna le avrebbe infilate laddove dovrebbero stare. Riuscire? “Siccome abbiamo fatto le leggi per salvare il culo al capo della mafia di governo, ne usufruiremo anche noi, e quindi al massimo il reato sarà prescritto.” Questo vuol dire, con in più forse l’alzata di un dito medio.

I nostri soldi al nord, era lo slogan. E il sistema tangentizio padano, dà finalmente un'altra certezza al popolo: “promessa mantenuta!” i soldi del nord resteranno nel nord, sotto una mattonella di una villa di Gemonio, o anche in Tanzania, che comunque non è Italia. Il resto muoia sereno.

Rita Pani (APOLIDE del sud)

Comments:
Anche se va assottigliandosi sempre più la base leghista è ancora preoccupante: d'altra parte ladri, corruttori, evasori e bugiardi in questa nazione non mancano di sicuro e tutti continuano a ripetere i vari mantra che l'ormai pierreo futuro tanzaniano propina quotidianamente (beate quelle persone che riescono a capire cosa dice), fingendo di dimenticarsi che la padania non esiste in nessun atlante geografico al mondo.
Jozsef Bocz
 
sempre Grande Rita! credo che un periodo storico importante del paese itAlieno sia stato il 1870 quando non è stato completamente cancellata la chiesa riducendolo a un quadrato di stato indipendente? con l'inquisizione volevano dominare il mondo a senso unico con una unica religione? oggi lo stato itAlieno subisce il "parto" di un incesto dove lo spermatozoo del malaffaroso ha messo in cinta e generato il "mostro lega" cullato e fatto crescere da una balia (la politica) distratta dal suo essere avara di soldi & potere" malata in ogni cellula celebrale? ha diffuso il cancro fino a imputridire l'aria? nel fetore di questa tempesta noi ci affoghiamo, senza scampo? demoralizzato arrabbiato e incredulo devo cercare il controllo dell'equilibrio? a fatica cerchero' di resistere? saluti dal vecio.
 
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