8.02.2011

 

Di Bologna in Bologna

No, non parlerò della strage di Bologna, e non perché voglia scordare, ma proprio perché mi ricordo. Mi ricordo così bene da aver provato un fastidio epidermico, questa mattina, leggendo tanta gente che si sente ancora offesa dall’assenza dello Stato. Quale Stato? Quello che tutti sappiamo essere Stato lui.

Non ne parlo, come non parlo delle innumerevoli commemorazioni dei Giudici Falcone e Borsellino, e anche in questo caso solo perché mi ricordo, e ho rispetto del loro sacrificio umano, e perché ancora una volta, sappiamo bene chi è Stato.

L’ultima volta a Bologna mandarono bondi l’uomo di pezza, quello buono per ogni insulto e per ogni occasione, con la sua faccia di gomma, pronto ad immolarsi per il suo signore. Poi più nulla, come vuole il potere arrogante, che può persino ammettere di proteggere l’idea di una strage fascista, se non gli autori stessi.

Non ne parlo perché mi sono stufata di un popolo che finge di essere ogni anno e ogni volta un’educanda, che cade dalle nuvole ogni anno allo stesso modo, senza mai rompersi la schiena. E poi son stufa dello stupore un tanto al chilo per le cose che non dovrebbero stupire più, ma esser combattute.

Ogni giorno dovrebbe essere non quello dello stupore, ma quello della lotta. Ogni giorno, volendo, avremmo un motivo per scattare, per ritrovarci coi forconi davanti al parlamento, ma siamo tutti qua davanti alle nostre vite che s’intasano di preoccupazione e fatica, troppo impegnati a sopravvivere per concentrarci su chi ci sta uccidendo, così impegnati, che forse è meglio fingere di indignarci perché gli assassini non commemorano le loro vittime.

Se ci guardassimo bene attorno, ogni giorno dovremmo commemorare noi stessi che siamo vittime e carnefici di questo Stato di cose. Domani un mafioso andrà in Parlamento, sfidando le ire delle signore che lo troveranno ingrassato, per parlare finalmente della crisi economica. Dirà che ha esautorato il ministro che aveva fatto troppi tagli, forse ne metterà in dubbio anche l’onestà, visto che senza mezzi termini aveva annunciato che non avrebbe fatto nulla per tenerlo fuori dai guai, allontanandolo dalla Cosca, levandogli la protezione del padrino. Dirà che ha un piano, che il ponte sullo Stretto di Messina si farà, che il CIPE elargirà i fondi per le grandi opere, e le banche – della mafia – si sentiranno nuovamente tutelate, al punto che forse riprenderanno a salire anche le borse.

Se non sarà così, allora ci resta la speranza di avere al fine un nuovo anniversario da festeggiare: quello in cui la mafia – lo stato – gli avrà fatto fare la fine di Salvo Lima.
Questo penso, questo è.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
se noi usassimo il sistema di verifica, piegando il foglio a meta' segnando il fare e il dire? cominciando dal parlamento, dai presidenti, da quelli che vanno in pellegrinaggio in settembre? per pulire le coscienze? da quelli in attesa di indagini? stiamo rischiando di non arrivare a fine settimana? la gente? non si rende conto che per 20anni, abbiamo contribuito a "legittimare il fascismo e le mafie" come un teatro di burattini, testedilegno, che aspettano la speranza di essere miracolati? paralizzati dalla incapacita' di "fare" ascoltando inermi il dire c...ate, ripeteremo? un altro 93 con pietrame da scagliare contro crimini gratuiti contro i cittadini!? questa è normalita' o cretineria? piuttosto grave? forconi e badili e mandarli a...lavorare? saluti da franco il vecio
 
bisognerebbe distinguere lo Stato, dallo stato illiberale e leviatano...
 
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