6.17.2011

 

La vita dispari

Forse sì, sono un po’ demagogica, faziosa e anche ideologizzata, ma ci son cose che mi restano difficili da ingoiare come le pastiglie enormi dell’antibiotico. La disparità, per esempio, in tutte le sue miserabili sfaccettature.

Quincy, leggo, il figlio ventenne di Gullit ha patteggiato una pena di due anni per spaccio di droga, che sconterà a casa sua, in riva al lago. Lo hanno preso mentre vendeva marijuana, e a casa sua, durante una perquisizione hanno trovato altri panetti e tutto l’occorrente da bravo pusher. La notizia di per sé avrebbe potuto lasciarmi anche del tutto indifferente, se non fosse per la foto del ragazzo quadrettata, per difenderne la privacy.

Avrebbe davvero potuto essere una di quelle notizie da non leggere, se non fosse stato per Stefano Cucchi, fermato per strada una sera, portato in carcere e ucciso, senza per altro che fosse stato trovato intento a spacciare. Di Stefano, poi, abbiamo visto molte fotografie, del prima e dei suoi occhi chiari e forse un po’ tristi, e del dopo, tumefatto e irrigidito, sfigurato dalla morte.

S’è fatta legge la disparità in questo stato, ne abbiamo esempi tutti i giorni; non da oggi, si potrà obiettare, ma innegabilmente oggi un po’ di più.

D’altronde come potrebbe essere diverso, se a parità di reato tra il premier e un comune vecchio maiale, che favorisce la prostituzione minorile, il primo governa e l’altro va in galera? O l’imbastardimento della lingua italiana che fa di un povero disgraziato “un ladro” e di un criminale “un uomo d’affari?”

Non siamo tutti uguali di fronte alla legge, non siamo tutti uguali di fronte alle regole e non siamo tutti uguali di fronte ai diritti, e questo alla fine ci rende diversi innanzi alla vita. “Hanno morto un ragazzo” che forse aveva un po’ bevuto o forse aveva solo fumato, e così Federico Aldovrandi ha lasciato sulla strada la sua giovane vita. Il figlio di Mike Bongiorno, fermato ubriaco per strada a Milano, ha giurato non solo di non farlo più ma anche che era la prima volta che si ubriacava, povero figlio al quale hanno rubato il papà morto.

È vero, forse suona tutto un po’ demagogico, ma come potrebbe essere diverso in un paese in cui si è costretti a scendere in piazza per rivendicare la dignità delle donne o del lavoro, dei malati o dei disabili, dei migranti e anche dei gay?

So anche che serve a poco ribadire l’ovvio ponendosi domande che non troveranno risposta alcuna, se non l’effimero benessere per aver rigettato un poco di quello schifo che non vogliamo proprio possa sporcare le nostre esistenze.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
le regole della politica sono continue abitudini di manipolare fatti e parole, mentre la verita è sempre lontana dai fatti, si invertono i numeri come si invertono le regole, i doveri i diritti di ognuno di noi, inseriti in classifiche di cittadini senza previlegi, in un paese spento, senza luce, senza futuro per i giovani, senza sicurezza per gli anziani, senza considerazione per le donne, siamo fuori da ogni schema normale, rottamati da criminali farabutti che dovrebbero esssere in galera non in parlamento! il popolo unito, dovra' dare altri forti segnali, senza mollare mai, per fermare la cancrena della destra e del malaffare che distorce la realta'! salute da franco il vecio.
 
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