5.06.2011

 

Non c'è mai Stato


E c’era Carbonia in TV, con l’anfiteatro pieno di gente, con gli slogan, con la rabbia e con la bocca piena di Rivoluzione. Nella TV c’era lo stato, con tutta la sua arrogante “intellighenzia” a fingere preoccupazione o a deridere la povertà di chi, se pure forse ingenuamente, colpevolmente, volle credere alle favole di un debosciato maniaco sessuale per tornare a sorridere, scordando la storia relativamente fresca della mia terra, della mia regione.

Mi ha fatto un certo effetto, lo ammetto, sentire evocare il forcone, perché quando molti anni fa compresi che quella sarebbe stata la via da seguire, oltre ai guai – e nemmeno tanto semplici – mi sentii dire, anche in terra natia, che la mia altro non era che un banale esempio di follia demagogica. E non me lo dissero i fascisti. Lungi da me pensare: “ve lo avevo detto io!” anzi, ben venga il risveglio, se genuino e ragionato.

Mi verrebbe facile oggi dire una banalità: “Le fabbriche ci sono, occupiamole e gestiamole. Le terre incolte ci sono, prendiamoci anche quelle. Andiamo a cacciare gli abusivi dalle nostre spiagge, impediamo alle barche grandi come navi di attraccare. Torniamo a ragionare sulla diversificazione dei trattamenti fiscali, per chi campa e per chi abusa.” Lo direi, se non fossi certa di prendere ancora una buona dose di sputi in faccia.

Noi Italia non lo siamo stati mai, siamo sempre stati “Terra d’oltremare”, abbastanza lontana dagli occhi di tutti, sempre stati in vendita – e venduti – al miglior offerente, con lo sguardo teso lontano, non per osservare, ma per attendere il prossimo che avrebbe potuto salvarci, dandoci specchietti e collanine in cambio di terre e bisonti. E son tanti gli esempi, non solo quel tizio depravato del finto vulcano, delle cene eleganti e dell’approdo sotterraneo scavato abusivamente sulla nostra costa e protetto dal segreto di stato, ma anche i Moratti, che a guardar bene son colpevoli di genocidio,o tutti quelli che come loro, a partire da quel bastardo di Mussolini o prima gli inglesi o i francesi, non ci hanno dato altro che morte, che si fingeva di credere fosse vita.

Ho sentito ancora le persone appellarsi allo stato. Quale Stato? Quello che dal 1948 e fino a qualche anno fa, in periodi pre elettorali tirava fuori dal cilindro la “il piano straordinario per la ricrescita sociale ed economica della Sardegna?” (Legge n. 588, in attuazione dell'art.13 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n.3) in nome del quale si favoriva lo sfruttamento e la colonizzazione selvaggia della nostra Isola? Quale Stato? Quello che andava da Gheddafi per promettere finalmente la metanizzazione della Sardegna? Quale Stato? Quello che si è impegnato a ricorrere contro la tassa sul lusso voluta dall’allora Presidente della Regione Renato Soru.

E siccome dieci anni di “esilio” e di rabbia un po’ di guai me li hanno dati, forse è meglio se mi fermo qua, e non proseguo oltre, perché è facile poi essere scambiati per criminali, anche quando quel che si scrive – ripeto- non è altro che una banalità. La speranza è quella che il Popolo Sardo, comprenda che è giunto il momento di appellarsi solo e soltanto alla Gente Sarda, quella che magari d’improvviso comprende che si può anche decidere di morire, ma non di farsi ammazzare.

Rita Pani (SARDA)

Comments:
Ben detto, cara amica sarda!Li ho visti anche io ieri sera, ho visto finalmente i volti incaz....e la voglia di ribellione. Eh basta con questa arrendevolezza,questi vanno messi spalle al muro perchè il diritto di vivere, di nutrirsi,di crescere serenamente i propri figli e di avere una speranza è un diritto di tutti.Speriamo non sia il solito fuoco di paglia...ci vuol testardaggine ed anche coraggio, ma penso che il popolo sardo li abbia.
Mietta
 
Hai tralasciato, non so se volutamente o no, i morti per carbone, zinco e blenda e i disfacimenti territoriali causati dall'AMI che, ridicolmente, sosteneva che le acque reflue debitamente filtrate apportavano solo beneficio al mare sardo (gli ex-pescatori tuttora ringraziano). Tu fai appello ad una presa di coscienza del Popolo Sardo ma quelli che hanno barattato il proprio voto pro-Cappellacci o come cavolo si chiama per una social card di pochi euro riusciranno a rinsavire e ad imbracciare finalmente il forcone per una giusta causa? Un abbraccio virtuale.
Jozsef Bocz
 
stare lì a discorrere di sfacelo delle istituzioni e sociale che ci sarebbe particolamente in Sardegna a a mio avviso non ha senso...lo sfacelo istituzionale e sociale oltre che economico c'è in tutta Italia...tranne forse nella capitale dei politicanti...
 
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