2.07.2011

 

Quando muoiono quattro bambini

Stanotte a Roma son morti quattro bambini di una morte orribile. In vero non c’è morte che non lo sia, quando muore un bambino. Quattro bambini son morti, arsi vivi, davanti agli occhi di chi li amava e che nulla ha potuto contro le fiamme. Ogni volta che accade – perché ogni tanto accade – tutti sperano che sia l’ultima volta, tutti chiedono che questo non avvenga più, e i sindaci, persino quelli fascisti si recano mesti sul luogo della tragedia, a giurare davanti a una telecamera che tutto sarà fatto perché un bambino non debba mai più morire così.

Lo ha fatto anche il sindaco di Roma, E' una tragedia veramente terribile per la nostra città”. Ha detto Gianni Alemanno, accorso alla baraccopoli dei nomadi di Tor Fiscale. “E' la tragedia di questi maledetti campi abusivi - ha continuato - noi avevamo lanciato l'allarme molte volte perché sono pericolosissimi”.

A me avrebbe fatto piacere porre una domanda al sindaco Alemanno, dopo queste sue accalorate dichiarazioni, per esempio gli avrei chiesto cosa intenda fare ora che chiederà “poteri speciali” contro questa che temo, visto l’avvicinarsi di una nuova campagna elettorale, tornerà ad essere una delle italiche emergenze da affrontare di petto. Probabilmente, in un momento di recuperata sensibilità, mi avrebbe risposto che già tanto è stato fatto, ma non tutto il possibile e non tutto quello che si poteva fare.

Mi spiace che davanti a quattro cadaverini carbonizzati, nessuno abbia sentito la necessità di ricordare quali siano state le politiche sociali del comune di Roma, rispetto ai rom. Ricordo le ruspe al Prenestino che una mattina all’alba spazzarono via “le case” di centinaia di persone, e i loro sguardi persi mentre in fila reggendo bustoni di plastica e con i loro bimbi appesi al collo, sotto gli occhi della polizia e dell’esercito schierato, salivano sugli autobus che li avrebbero deportati dove non si seppe mai. Se quelle immagini fossero state in bianco e nero, pensai allora, avrei potuto confonderle con quelle a noi note (soprattutto il 28 Gennaio giorno della memoria) della deportazione degli ebrei. E lo fece ancora il sindaco Alemanno, al Laurentino o sulle sponde del Tevere, dove non solo i bimbi rom muoiono di freddo o incendiati, ma anche quel signore che ci parcheggiava l’auto o la donna che curava il vecchio vicino di casa.

Non so quanto durerà lo sdegno della società civile per la morte di quattro bambini, e non so nemmeno quanto durerà quello del sindaco. Forse un attimo prima che cali il velo dell’oblio mediatico sulla vicenda, un’altra volta ancora vedremo le ruspe in azione, i giochi dei bimbi schiacciati tra cartoni e legno compensato, e qualcuno avrà ancora il coraggio di dire che bisogna consentire a queste comunità presenti sul nostro territorio di vivere in contesti sicuri e dignitosi” mentre in realtà, lasciati senza più un riparo, non potranno far altro che costruirsene un altro al più presto, fino al prossimo morto o fino al prossimo sgombero.

Quando anche questo piccolo campo sarà sgomberato, a nessuno forse verrà in mente di dire o ricordare che i quattro fratellini morti questa notte, furono già sgomberati da un altro campo abusivo, in nome della propaganda sulla sicurezza e sul decoro urbano della Capitale. D’Altronde basta salire su un treno qualunque e guardare dal finestrino in prossimità delle stazioni delle grandi città. Le baracche delle nostre favelas son là col fumo dei fuochi accesi tra lamiere e cartoni, tra teli di plastica e panni di bimbi stesi fra gli alberi e che non asciugheranno mai, avvolti dal silenzio di chi anche guardando non vuole vedere. Fino a quando muore un bambino. Anzi, quattro.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Rita, mentre leggevo paragonavo questo periodo al 40/45 quando il fascio, i bambini diventavano dei diversi, figli di coloro che protestavano e contestavano il potere, venivano messi in lista per diventare "vittime" un processo di eliminazione che è rinato con questi "rinnovati" che manifestano in forma particolarmente radicale nella sua variante (fascistoide) di oppressione e sfruttamento, in modo estremo, gente considerata "razza minore" un espediente per bollarli indesiderati, gia' esposta a fame, malattie oltre a rappresaglie, una chiara storia di xenofobia, che rappresenta la sintesi piu' completa di questa politica. in spregio alla vita di esseri umani! forse mandare la cricca a scuola in Francia, per imparare qualcosa di diverso e piu' umano!? chissa'
 
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