2.19.2011

 

Diversamente combattivi

Credo che la Libia, se avesse ancora il collegamento a Internet, in queste ore ci guarderebbe con invidia. Muoiono come tutti i popoli che vogliono liberarsi, e conoscendo il loro re, sanno che moriranno ancora. Eppure insistono a lottare.

Noi no, siamo diversi e diversi resteremo. Diversamente liberi, ci liberiamo diversamente. Ci invidiano perché sanno che noi  non rischieremmo mai di morire per la libertà. È un concetto che ci è caro solo quando cantiamo a voce alta “Bella Ciao” e solo perché qualcuno vorrebbe proibirci di cantarla. Noi facciamo le proteste alternative dalle quali poi ci dissociamo, se la polizia carica e ci spacca la testa, o ci arresta come fossimo in Iran.

Se la Libia potesse vedere il coraggio italiano, in queste ore, proverebbe moltissima invidia. 200 coraggiosi eroi sono andati a Trigoria per un attacco di guerriglia contro i vertici della Roma, e non intesa come città sede del governo, ma come AS Roma Calcio. E non è stato il capo del governo di Roma a dire che stoicamente resisterà saldo al suo posto, ma l’allenatore, e scusatemi ma non mi ricordo il suo nome.

Siamo un popolo strano, diversamente patriota. Io lo sono. Ieri qua su dove vivo, distante dalla mia isola ho visto su un balcone sventolare i Quattro Mori, ed è stato un tuffo al cuore. Mi son fermata e so che ci ripasserò davanti molte e molte volte. Non mi succede mai quando vedo il tricolore, perché so che sta esposto nei balconi quando l’orgoglio ci ritorna da un campo di pallone. Però ora che si avvicina il 150° anniversario dell’unità d’Italia, patrioti ci sentiamo tutti almeno un po’. Ma è solo per dovere.

Perché siamo diversamente civili e i leghisti ci stanno sul cazzo – e scusate se non trovo un eufemismo. Meglio di così non si può dire.  Perché se avessimo l’orgoglio della verità ci dovremmo cospargere il capo di cenere ed ammettere che dell’Inno di Mameli non ce n’è mai fregato nulla, e nemmeno lo conosciamo se non per quella prima strofetta che, guarda caso, sentiamo cantare sempre e solo sui campi di pallone, e a volte quando ci torna indietro un morto decorato, un eroe di quelli che elargiamo all’imperialismo americano, a mo’ di scambio merce: qualche morto in cambio di qualche barile di petrolio.

Però poi se Benigni (che io adoro) ce lo spiega lui, alla fine siamo contenti e sempre perché in qualche modo abbiamo schiacciato un leghista.

Potremmo anche noi liberarci diversamente, dei leghisti, dei nani e delle ballerine, e senza morire. Basterebbe stare fermi, davanti a palazzo Chigi, troppi per essere dispersi, troppo fermi per essere sparati. Immobili a gremire la piazza, per ore, per giorni e giorni per vederli tornare tutti da dove son venuti. Ma non è cosa da noi.
Noi dalla Libia abbiamo importato il bunga bunga, e non è stato nemmeno gratis. Lo pagheremo per i prossimi 28 anni. Così come volle il tizio, quando per favorire gli interessi suoi e quelli del suo amico dittatore, stipulò un mutuo trentennale per risarcire il paese dal colonialismo fascista.
 
(E comunque – digressione – quel tizio porta davvero sfiga). Son felice d’essergli nemica, che gli amici suoi non è che stiano tanto bene. Dicono che uno sia persino morto …

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
C'è anche in italia, in questa italietta deficente chi non molla, chi si distrugge per lottare, infatti mi sento poco italiana, devo dirlo, e anche pochissimo italiota :D.
Ciao Rita.
 
Rita, ci sono molti italiani che sono alimentati da sentimenti sani, qualche residuo, magari anziano, ha conosciuto la lotta, ha mantenuto onesti ideali, restando moralmente integro, la verita' è che adesso siamo fermi, lontani dal resto del mondo, ognuno si interessa di se stesso e nessuno si interessa di quello che sta succedendo, come se non ci riguardasse, siamo stupidi o siamo spaventati, si è diffuso un virus disfattista, inconsciamente accettato, ci ha resi inermi, passivi, ci ha fatto dimenticare il passato che invece, avrebbe dovuto sensibilizzare le nostre coscienze, dispositivo fondamentale per non oltrepassare il limite della decenza, generazioni di "tosti" non difendono piu' la ricchezza della diversita', popolo forte e gentile, chi era gretto, è pegiorato, ma chi era onesto e generoso, lo è ancora di piu', accentuando gli aspetti positivi che sono in molti di noi, questa è la forza che deve emergere, per sconfiggere questa calamita' naturale!cè bisogno di gente per bene, dobbiamo essere responsabili del nostro destino, un monito la frase di Kennedy; "non chiedetevi cosa la patria puo' fare per voi, ma cosa potete fare voi per la patria" lottiamo per non farci distruggere. saluti da franco il vecio
 
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