2.26.2010

 

Concentrato di ovvietà

Meno male, non ne potevo più di sentir chiamare i giudici “toghe rosse”. Si cambia, ora i giudici sono insultati dal tizio del consiglio con epiteti più oltraggiosi: “talebani”. Ci vuole sempre un po’ di novità, persino nell’indignarsi, sennò ci viene a noia. Anche se, devo ammettere, ho trovato molta più energia nell’osteggiare il dipendente del TG1 che ha letto una notizia scritta dall’ufficio di propaganda stampa del governo, come se ancora, nonostante tutto, i cittadini non avessero ben compreso il regime fascistoide che governa il paese. Quasi come se nutrissimo la speranza di vedere gli schiavi liberarsi.

Io sono sempre molto contenta quando il tizio si espone in prima persone, e molto di più quando sceglie di farlo stando seduto accanto a qualcuno della lega. In questo caso cota, che probabilmente per i suoi parenti più stretti, deve anche avere un senso. È piacevole pensare a un leghista (Roma ladrona, Padania ai padani) muto, che deve subire le dichiarazioni vaneggianti di un criminale megalomane, concentrato sempre e solo su sé stesso e i suoi affari legali e no. Sarebbe stato diverso se avesse promesso una bottiglia di Barbera ad ogni elettore della lega, e invece ha chiesto per sé l’assoluzione, per un processo che non si concluderà mai grazie alle leggi incivili di protezione, che gli stessi leghisti sono stati costretti a votare. Poi il povero cota si è consolato con l’ennesimo falso attentato, ma non c’era la TV e quindi non ha valore.

Mi piace perché la lega è nata proprio in seguito al primo crollo della Repubblica italiana dovuta al conclamato sistema di tangenti e ruberie e si è moltiplicata cavalcando l’onda di “Roma ladrona”. Vederla oggi banchettare con i nuovi ladri, più avidi, ingordi ed esperti dei loro maestri – sarò pessima – lo trovo davvero godibile.

Per essere totalmente bipartisan, ammetto di trovare un certo godimento anche nelle risposte delle altre forze politiche, alle esternazioni idiote e irresponsabili di quel tizio che hanno mandato a governare l’Italia come fosse cosa sua. Casini per primo, capace di non dire nulla di intelligente millantando una stupidità assai inferiore di quella davvero posseduta. Uno che è riuscito a pagare per farsi coniare lo slogan “L’estremo centro” tanto furbo non deve essere.

Poi c’è Bersani, che in risposta a una domanda sulle asserzioni criminali del tizio del consiglio, riesce a dire che “una persona per bene, cerca di ottenere l’assoluzione e non la prescrizione.” Lui sì, una faina! Sicuramente l’italiota di Voghera capirà la sua fine allusione.

E alla fine mi sono domandata con molta mestizia: “Ma è possibile che in Italia l’unico che non sembra tanto sveglio, debba essere quello che dice la cosa più sensata?” Ho sentito sempre e soltanto Di Pietro dire l’ovvietà che manca nella politica da cronaca nera dell’Italia: “Accertato che c’è stata corruzione, berlusconi si deve dimettere.”

Accertato che siamo in mano a una cosca mafiosa dedita al crimine e al malaffare, perché “le basi” non chiedono le dimissioni del governo tutto intero? E non le opposizioni – sarebbe troppo facile – ma quelli che ancora credono che basti incarcerare un negro, o chiudere un campo rom per avere salva la vita.

… Lo so, è ovvio pure questo: perché sono leghisti oppure fascisti.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
ormai l'ovvio è sparito dal nostro paese assieme alla giustizia e alla verità sono fuggiti tanto tempo fa
un saluto
 
Parlamento esautorato, poteri separati sotto attacco fino alla criminalizzazione, affossamento dello statuto dei lavoratori, espropriazione del diritto di scelta degli elettori, populismo, scuola di classe, governo di un omino spregevole... se tutto questo non è fascismo?
Ovvio!
 
Dimenticavo il controllo dell'informazione.
Trascrivo "L'AMACA" di Michele Serra:
"Certo che per dire in un tigì, o scrivere su un giornale, che "Mills è stato assolto", spacciando la prescrizione di un reato accertato per "assoluzione", bisogna essere dei mascalzoni. Non dico faziosi, o manipolatori, o servi, dico proprio mascalzoni perché per un giornalista manomettere la verità è un crimine, tal quale un fornaio sputare nel pane che vende. Qui non si tratta di opinioni, di interpretazioni, di passione politica. E' proprio una frode, una lurida frode che non descrive più l'aspra dialettica di un paese spaccato, descriva qualcosa di molto peggiore: l'impunità conclamata di chi mente con dolo, con metodo, con intenzione, sicuro di non dover rispondere ad alcuno (l'ordine dei giornalisti? E' più realistico sperare che intervenga Batman). Per altro, in un Paese di impuniti, perché proprio i giornalisti dovrebbero essere esentati dal privilegio di poter sparare bugie e ingannare la pubblica opinione senza conseguenze? Molti dei loro padroni e dei loro referenti politici negli ultimi vent'anni hanno perseguito con ogni mezzo, e ampiamente sperimentato il piacere dell'impunità. Se ne sentono partecipi anche i loro impiegati".
 
...i simili vanno sempre con i simili. Resistere e aspettare che passi la nuttata...
 
E poi dice di abbassare i toni, sempre quelli degli altri però. E poi si chiede perchè gli tirano le statuette in faccia, come mai la gente lo odia?
 
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