4.21.2009

 

Bucare la terra che trema



Per chi non lo sapesse M.R. D'Orsogna è una ricercatrice abruzzese che lavora in California e nel tempo libero è diventata la principale esponente del movimento "No Centro Oli", ha scritto questo articolo per mettere in guardia gli abruzzesi e gli italiani da un pericolo ancora maggiore del terremoto che è pende ancora sulla nostra testa.... mi raccomando diffondete, sta cosa è scandalosa!

Bucare la terra che trema di Maria Rita D'Orsogna

Nei giorni del post-terremoto Abruzzese si parla di 'mai piu' e di costruire meglio e con responsabilita' le nuove case, i nuovi ospedali.

Pochi pero' sanno delle intenzioni dell'ENI e di altre ditte petrolifere straniere fra cui MOG e Petroceltic, e in collaborazione con il governo centrale italiano di trivellare META' Abruzzo. Dalla costa all'entroterra, dal mare di Pineto fino alla bianca Majella, la regione sara' stravolta da raffinerie, oleodotti, pozzi e porti petroliferi.

Il petrolio Abruzzese e' poco in quantita', ricco di impurita' sulfuree ed economicamente scadente. E' anche molto scomodo da estrarre ed occorre trivellare a cinque, sei chilometri sotto la crosta terrestre causando dissestamenti gravi del sottosuolo.

In giro per il mondo ci sono zone non-sismiche che lo sono diventate dopo le estrazioni petrolifere. In Russia ad esempio, alcune scosse del grado 7.3 della scala Richter sono state direttamente attribuite alle trivelle per stessa ammissione dei petrolieri, in Indonesia un vulcano continua ad emettere fango grazie a perforazioni risalenti al 2004. Ci sono anche teorie secondo cui lo tsunami asiatico e' stato amplificato dalle estrazioni di quasi 10 milioni di metri cubi di petrolio in Indonesia da parte della Exxon-Mobil.

Cosa succedera' allora al nostro Abruzzo dopo averlo bucato ben bene, visto che e' gia' terra sismica? E cosa succedera' in caso di incidenti?

L'Abruzzo dei vini, dei contadini, dell'agricoltura. L'Abruzzo dei parchi, dei monti e del mare non trarra' beneficio alcuno dalle trivelle perche' il petrolio verra' poi venduto dall'ENI al miglior offerente, lasciando ai cittadini pochissime briciole e una montagna di problemi come gia succede in Basilicata dove abbondano malattie, inquinamento di aria e acqua, agricoltura morta, e sottosuolo stravolto.

Esiste anche una moratoria, fortemente voluta dai cittadini abruzzesi che hanno letteralmente preso d'assedio il consiglio regionale nel marzo del 2008. La moratoria vieta le trivelle fino al 2010. E dopo? Purtroppo, il presidente della regione Gianni Chiodi si e' mostrato insensibile al problema, continua a tergiversare e non vuole prolungarla. I petrolieri intanto si portano avanti, pronti ad attaccare una regione gia' messa in ginocchio da madre natura.

Case ed ospedali servono agli abruzzesi, l'infrastruttura petrolifera per far arricchire qualcun altro no. Quanti morti, quanti malati ancora dovremo piangere domani per cattiva programmazione di oggi?

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