2.07.2009

 

Che ci frega a noi del Congo?


… Allora mi sono chiesta: “Com’è la bandiera del Congo?” non lo sapevo. Continuando a riflettere, mi sono chiesta ancora: “Ma c’è qualcuno a cui interessano le sorti del Congo?”

È pur vero che siamo soltanto umani, ed è anche vero che ormai siamo trasportati in una sorta di vortice di indignazione nel quale a stento riusciamo a barcamenarci. Avessimo un’agenda per segnare i nostri intenti, la vedremmo zeppa di impegni fitti: ore 8, solidarietà ai lavoratori cassintegrati, ore 9 Resistenza al fascismo, ore 10 sit in anti razzista, ore 11 protesta contro le ingerenze del vaticano, ore 12 pausa pranzo. Si riprende alle 13 con una protesta contro il genocidio del popolo palestinese, dalle 15 alle 17 protesta contro il decreto vergogna (n numero) … E la giornata è finita.

E il Congo?

Eh va bene, ma mica possiamo fare tutto noi. Se ne stanno occupando gli americani del Congo, in modo discreto. Così oggi, in un angolino di giornale ho trovato una notizia: “Congo, va storto raid USA contro ribelli: è un massacro.

Va bene. Son cose che capitano. Un raid può anche andare storto, perché le bombe saranno anche di nuova generazione e intelligenti, ma non è che devono essere per forza geniali. E poi, signora mia, verrebbe da dire: non tutte le ciambelle riescono col buco.
Senza troppo clamore l’opera di democratizzazione mondiale va avanti, e così i soldati americani addestrano quelli ugandesi per riportare la democrazia in Congo, e può capitare, che appunto un raid vada storto provocando lo sterminio di 900 persone, trucidate dal passaggio dei ribelli. Le cronache nascoste parlano di persone trucidate, villaggi incendiati: fonti militari anonime americane parlano di un team di 17 tra consiglieri e analisti dell'Africa Command del Pentagono che lavora con gli ufficiali ugandesi fornendo loro foto satellitari, notizie di intelligence e cospicui finanziamenti (un milione di dollari).

Si però, è il Congo. Che a differenza dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Palestina, a memoria è anche difficile collocarlo in qualche parte esatta del continente africano. Forse la nostra mente è tarata al punto di immaginare quel paese come i tanti africani, in cui un giorno uno si sveglia e decide di essere il capo e il padrone assoluto, e poi diciamoci la verità, noi sappiamo che in Africa si muore di fame, e qualche volta diamo anche un euro col telefonino, o adottiamo un bambino a distanza, che almeno non dobbiamo prendercene cura, e poi mandiamo i nostri abiti usati, e soprattutto prendiamo i bambini africani ad esempio quando i nostri figli lasciano le merendine del mulino bianco o l’happy meal a metà: “Disgraziato mangia che ci sono bambini che muoiono di fame!”

Quello che non si viene in mente è la razzia di petrolio che si continua a fare in quel paese, anche con la complicità dell’ENI che l’anno scorso ha avuto raddoppiando addirittura le concessioni per l’estrazione – che culo! – ad un prezzo assai conveniente.
Spendo questo magari si potrebbe spiegare anche il perché di tanto interesse da parte dell’America per un rapido processo di sterminio democratizzante, ma alla fine, i morti del Congo non vanno di moda, e quindi a noi che ce ne frega?
Peace and love .

Rita Pani (APOLIDE EVERSIVA)

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