1.27.2009

 

Mangia come parli

Non sono in grado di ricordare, a memoria, quale decreto abbia trasformato i sindaci in fantasiosi sceriffi e moralizzatori, ma sono in grado di ricordare alcune delle più bizzarre ordinanze comunali, emesse da quando il governo ha sancito la libertà di malata fantasia. È probabile che molti sindaci siano stati deviati, e obnubilati dalla stella da sceriffo virtualmente appuntata loro al petto, per garantire a noi cittadini la tanto agognata sicurezza.

Non sono nemmeno in grado di datare il fenomeno di ubriacatura collettiva, che da un certo punto in poi ha colpito molti comuni, grandi e piccoli, di destra e di sin… insomma, dell’altra parte. Ricordo Firenze, con le quote rosa per la toponomastica: metà strade intitolate agli uomini e metà alle donne (proposta PD). Le varie sentenze anti barboni, che prevedevano il divieto di sostare, con o senza animali, per periodi più lunghi di un’ora e specialmente nelle ore notturne. I comuni che hanno letteralmente divelto le panchine dai parchi, poi ripristinate per l’esclusivo uso dei pluri sessantenni (che se solo avevi 59 anni e ti mettevi a leggere un giornale, rischiavi una multa). Altri comuni che proibivano a gruppi di tre persone, di sedersi su una sola panchina. Poi c’erano le ordinanze chiaramente razziste, che essendo scritte male hanno provocato non pochi guai alle amministrazioni comunali, come per esempio quella che sottoponeva tutti i nuovi residenti a controlli igienico sanitari dei loro appartamenti.

A Roma è proibito rovistare dentro i cassonetti per debellare ancora una volta il problema del vagabondaggio. Perché pareva troppo difficile interrogarsi sull’estremo bisogno che può portare un essere umano a cibarsi di spazzatura, senza provare una fitta al cuore. Ma ci fu anche la città di San Francesco che proibì ai poveri di mendicare davanti alle chiese, probabilmente per non danneggiare gli introiti delle stesse.

Ora è il turno di Lucca con l’autarchia alimentare. Sarà proibita in città la cucina etnica e comunque non italiana, con obbligo per i ristoratori di avere almeno un piatto locale nei propri menù. Non voglio assolutamente indugiare sul significato del termine multirazziale, e nemmeno su quanto questo principio, se fosse applicato, sarebbe fonte di ricchezza per noi e per le generazioni a venire.

Vorrei invece porre e pormi un quesito: “A Lucca chiuderanno anche i Mc Donalds?” O qualcuno vuol farmi credere che quei panini grassi e maleodoranti, raffigurati nei tabelloni pubblicitari con la didascalia “la foto è solo rappresentativa del prodotto che potrebbe differire … “ rappresentino il buon cibo italico, fabbricato a Taiuano?

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Ma poi i ristoranti lucchesi hanno un piatto locale da inserire nei loro menu' .. ? .. uno forse .. ma due comincia gia' ad essere difficile ... che squallore ...
 
A Forlì un emulo dei lucchesi tal Spada di alleanza nazionale ha rivolto un appello al comune a fare come a Lucca.
AN dalle mie parti sta per ALIMENTAZIONE NAZIONALE:
P.s. c'ho fatto pure una vignetta.
 
Chissà nel centro di accoglienza di Lampedusa che menù offrono!!! e poi.. ma questi sindaci quando viaggiano, cosa mangiano? Ninni
 
pensate che "tristezza" se per rappresaglia nel mondo chiudessero i ristoranti italiani o addirittura le pizzerie e non commercializzassero il vino o l'olio di oliva ..... loro li votano e a noi tocca vergognarci
 
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