1.03.2009

 

DIGRESSIONE: parlando d'amore

Quand’ero piccola erano i libri o quei vecchi film in bianco e nero a parlare d’amore. L’amore era sempre un fazzoletto, stretto tra le mani della donzella trepidante, per quel rumore di zoccoli di cavalli, o quello che cadeva per essere raccolto dall’uomo con i capelli impomatati, che lo passava con gentilezza alla candida manina. Trovavo ridicoli quei film, perché noi, pensavo, eravamo avanti: “mi fai accendere?” Non so, forse ho iniziato a fumare, proprio per “cuccare”, e beata gioventù, a volte ci riuscivo.

Pensavo a quante scarpe ha consumato la mia generazione, facendo finta di far tutta la vasca dello struscio serale, per guardare e farsi guardare, fino a trovare il coraggio di chiedere un po’ di fuoco per una sigaretta. E se andava bene, erano chiacchiere a un tavolo di un bar, poi un giro in moto, una passeggiata al mare, e le cose andavano così, come dovevano andare.

Ora dicono che ci siamo evoluti, che siamo andati più avanti, e tutto è cambiato. Non si consumano scarpe, si consuma corrente, per essere sempre connessi col la vasca virtuale più grande che c’è, dove non si fa fatica a passeggiare, e nemmeno ci si impegna a scegliere con cura il vestito da sfoggiare. Si può chiedere quel poco di fuoco persino in ciabatte e pigiama, tanto abbiamo l’avatar glitterato che dice di noi. Cuoricini, stelline lampeggianti circondano il nostro viso ritoccato da Photoshop, nella grande piazza del social network. Su face book chi ti ammira e vuole conquistarti, può persino inviarti un cocktail virtuale, che si risparmia e alla lunga non sbronza. Su myspace invece, quando va bene ti scrivono una poesia, se va male ti mandano le foto che vanno di moda oggi, petto nudo e muso imbronciato e stretto come il culo di una gallina, che pare faccia tanto sexy.

Ed è subito amore. Valanghe di amore verso una persona di cui non hai nemmeno mai sentito l’odore, a volte nemmeno la voce, ma giurano è amore. Nei film in bianco e nero, quelli dei fazzoletti, o nei libri dei cavalli al galoppo, alla fine lui guardando lei negli occhi, le sussurrava ti amo e lei rispondeva solo dopo essersi ripresa dallo svenimento. Noi eravamo avanti, ti amo era quasi una bestemmia, l’amore era dargli una sigaretta dal tuo pacchetto, o farsi poggiare ad un muro mentre si rientrava a casa; poi, molto poi, veniva quel tanto d’amore che era sufficiente a dirlo.

Oggi ti amo è scritto ovunque, con tutte le varianti del caso: TAT, [ti amo tanto] TADB [ti amo di bene] TAUC [ti amo un casino]. E le poesie d’amore sono scritte ovunque: xchè 6 tt la mia vita e nn so vivere sn te. O quelle un po’ più lunghe e complesse, che parlano di cieli e di lune di mari e di monti, di albe e tramonti.

Sembrerebbe bello. Immediato e bello, e poi tutti in un modo o in un altro non predichiamo perché vi sia più amore nel mondo. Quindi perché mai amarsi dovrebbe essere un problema?

Poi a volte usciamo per strada, e la prima preoccupazione è tenere sempre sott’occhio la borsa, se qualcuno ci guarda ci viene il sospetto che lo stia facendo perché è un losco figuro che vuole derubarci o peggio farci del male, se qualcuno ci si avvicina alla fermata dell’autobus a chiederci di accendere una sigaretta, si risponde: “non fumo”, e soprattutto non guardiamo nessuno negli occhi perché non si sa mai.

Una statistica (una di quelle che piacciono a me) stabilisce che le avventure extraconiugali si consumano in maggior parte tra colleghi di lavoro o con relazioni on line.

Senza nemmeno accorgerci siamo diventati delle macchine. A me va di lusso, posso fingere sempre d’aver fatto la ceretta.

Rita Pani (APOLIDE PENSIEROSA)


Comments:
ciao rita,
hai visto il video della contestazione a sgarbi ad agrigento?
ma che schifo mi fanno questi "rappresentanti" della legge (sic!)
p.s. lo trovi sul blog di piero ricca
 
Ciao Rita, molto bello il tuo percorso amoroso - con questa ironia amara e scanzonata!
Mi aggergo alle fila di chi può mentire virtualmente sulla ceretta.
Non so, tutto sto amore in giro non lo vedo, e a volte i discorsi e i comportamenti dei miei studenti (dai 16 ai 20 anni), mi lasciano basita. Sono invecchiata giovane o c'è davvero qualcosa che non va?
 
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