12.10.2008

 

Dei diritti umani

Ho riletto la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, trenta articoletti semplici, semplici di cui l’Italia ne viola almeno venticinque. Ma che importa? Ad oggi sono sessant’anni che la Dichiarazione è stata scritta, e allora bisogna parlarne proprio come si parla delle cose, quando esse divengono una sorta di “memorabilia”.

C’è tutto in quella carta, c’è la libertà, il senso che dovrebbe avere la vita, il rispetto dell’essere umano, l’uguaglianza, la dignità. Tutto scritto nero su bianco, con la stessa valenza che può avere una favola. E come tale, spesso, leggiamo questi documenti: tutti noi sappiamo che baciando un rospo al massimo ti viene un’irritazione alle labbra, ma ogni volta che leggiamo della donzella che trova il coraggio di baciare il batrace, in cuor nostro speriamo che questo si possa davvero trasformare in principe, ma che non somigli per nulla a Emanuele Filiberto.

Abbiamo sempre più bisogno di sognare, o di farci avvolgere dalla morbidezza dei colori tenui di una nuvola bianca in un cielo limpido e azzurro, e per questo sempre di più, un giorno all’anno, giorno dopo giorno, ci soffermiamo a ricordare o a commemorare, creando un giorno di beata fantasia, gridando l’indignazione del mai più.

Solo il 6 dicembre scorso, tutti abbiamo detto o pensato, mai più Thyssenkrupp pensando ai 7 morti di Torino, eppure solo ieri ce ne sono stati altri cinque, sparsi equamente in tutto il territorio nazionale. Gridiamo mai più olocausto, eppure non sappiamo nemmeno quante persone siano state sterminate in Afghanistan e Iraq, senza contare l’altra trentina di guerre in atto in tutto il mondo. Mai più torture, ma persino l’America ha legittimato la tortura, e sembra persino funzionare dal momento che dopo qualche anno passato rinchiuso a Guantanamo, c’è anche chi si presenta finalmente davanti ad una corte di giustizia, reo confesso, per aver pianificato la strage dell’11 Settembre.

Oggi possiamo leggerci la favola dei diritti umani, e fare finta di credere per un giorno almeno, che tutti gli uomini sono uguali, che tutti gli uomini hanno gli stessi diritti, che non importa quale sia il tuo pensiero, il colore della tua pelle o il tuo Dio. Possiamo credere fortemente, ma solo nella giornata di oggi, che la schiavitù sia stata abolita, e soprattutto possiamo fare finta di credere che tutti quanti abbiamo i nostri diritti, e che nessuno mai potrà toglierceli.

Per fortuna provo forte repulsione per i rospi, sennò sarei andata a baciarne una decina. Ma solo oggi.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
perfetto. soprattutto le prime tre righe.
 
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