10.23.2008

 

Fine pena mai

Ho letto questo articolo che narra della preoccupazione di berlusconi, per la magrezza della carfagna. È così preoccupato che cito a memoria: ha pensato di affidare la ministra alle cure del suo medico personale e nutrizionista schampagnini.

Non so perché, ma mi è venuto in mente che spesso, chiacchierando con amici o compagni, si è discusso sulla possibilità di coronare il sogno di saperli in galera. Oggi però ho improvvisamente cambiato idea. Certo garantirei a molti di loro un giusto processo, e un processo rapido come vuole angelino, ma prima rivedrei le pene. Niente galera per certa gente, ma sicuramente “fine pena mai”. Una condanna a vita, o una condanna “alla vita”.

Dovrebbe essere così in un mondo giusto. Stabilire chi è il responsabile della distruzione e costringerlo a vivere tra le macerie da egli stesso creato. Vivere con 800 euro al mese, sapendo che mai e poi mai potrà cambiare la sua situazione. Vivere sapendo che mai e poi mai avrà la possibilità di smettere di lavorare. Alzarsi alle 5 tutte le mattine, prendere un treno, fare un’ora di viaggio e lavorare fino a sera per portare a casa un salario che non gli basterà ad arrivare alla fine del mese. Prendere il numeretto nello studio di un medico, e aspettare in fila per sentirsi dire che dovrà andare all’ospedale a farsi vidimare la prescrizione, e mettersi in fila ad attendere di poter essere curato solo quando verrà il suo turno. Avere il mal di denti sapendo che non potranno pagare un dentista. Sapendo che mai potrà migliorare la situazione. Alzarsi ogni mattina e non sapere bene se e cosa riuscirà a comprare al supermercato. Fare la spesa contando mentalmente e fermarsi prima che la cifra raggiunga quello che ha in tasca. Lavorare alacremente, per dieci ore al giorni, sapendo che quel lavoro nessuno glielo pagherà mai, che mai riuscirà ad ottenere un minimo riconoscimento. Sapendo che mai potrà migliorare la situazione.

Condannarli a vita, condannarli alla vita, sapendo che arriverà il giorno in cui dovranno decidere di ammazzarsi da soli, per conservare l’ultimo barlume di dignità. Vivere costretti a non pensare al tempo che passa, all’età che avanza, sapendo che mai potrà migliorare la situazione. E quando avranno capito, e chiederanno di fare ammenda, lasciarli continuare a vivere, e vivere e vivere, con la gente intorno che li guarda come animali allo zoo, come già fanno ora, masturbandosi il cervello con le riviste che raccontano dei loro fasti e delle loro magrezze, dei loro medici e delle loro ricchezze, delle cliniche di bellezza e dei ritocchi al cuore nelle officine americane.

Questa è gente che andrebbe condannata alla fatica di vivere. Solo questa sarebbe giustizia.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Cribbio, signora comunista, mi consenta io ho vissuto anche peggio, da giovane raccoglievo le cartacce al mercato le bagnavo, le appallottolavo, le essicavo e le vendevo come combustibile per scaldare.
Così ho guadagnato le mie prime mille lire.
Poi conobbi Craxi e lì il mio spirito imprenditoriale potè dispiegarsi.
Basta piangervi addosso e spargere odio verso chi imprenditore di se stesso ha avuto successo, datevi una mossa fondate una impresa. F.to S.B.

Un abbraccio, Bruno.
 
Se non fosse già e così in-opportunamente ministra delle im-pari opportunità, colei che ha iniziato negando il patrocinio al Gay Pride, oggi, più che per un calendario sexy, potrebbe far successo come imprenditrice buttandosi nelle pompe funebri.
Per dirla con Bruno, come il suo pig-malione: imprenditrice e testimonial di sè stessa.
Fosse possibile, tanto è giusta, la tua "leggina" per la condanna la firmerei subito Rita, tranquilla però: 'a livella funziona da sola, e sempre, e senza decreti.
Un abbraccione
Edna
 
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