4.09.2008

 

Casbah

Scegliere il peggio, il meno peggio, chi si immola a paladino del centro e del lui c’entra, chi promette meno tasse, chi ne promette ancora meno, chi arriva a dire che un mafioso è un eroe, chi ancora preannuncia di voler impiccare i giudici e governare pro domo sua, chi invece scrive lettere aperte invitando al rispetto della bandiera e dell’inno di Mameli, come se fosse normale dialogare con chi ha solo sfregiato le istituzioni.

Assistiamo a questa campagna elettorale, noi senzienti, come dei turisti persi in una casbah, nauseati da sgradevoli olezzi, attirati da specchietti luccicanti, scacciati da ciarpame orripilante, con la tentazione di perdersi andando via senza aver acquistato nulla, e sentendoci per questo un po’ più ricchi.

Mercanti imbroglioni che barattano la merce, fanno a chi strilla di più: io ti do la presidenza del senato, ma poi tu mi dai il Quirinale.

Però tu giura fedeltà alla Costituzione, dice l’altro.

E noi sempre là, inseguiti dalla puzza che ormai ha avvelenato le nostre narici, che ha impregnato i nostri vestiti.

La casbah ti insegue, non ti lascia uscire, ti perseguita. La foto gigante di un culo, promette qualcosa. Forse la sodomia che per anni abbiamo subito subdolamente sarà manifesta? Cos’altro può promettere un culo?

La merce più esposta in questa casbah è il rinnovamento, il modernismo, il nuovo anzi nuovissimo.

La parola d’ordine è basta. Basta vecchi, basta fame, basta tasse, basta giudici, basta mafia – nel senso che basta quella che abbiamo o basta con dire che c’è la mafia? – basta storia, basta brogli.

Tutto nuovo, anzi nuovissimo. Ragazzini in maglietta bianca eseguono la coreografia, guidati da un assistente di studio prestato al comizio di piazza, che non è più un comizio, ma un nuovo comizio.

Un ridicolo ometto che a me ricorda Gustav von Aschenbach, il protagonista di Morte a Venezia, il bellissimo film di Luchino Visconti, sale sul palco e oltraggia il popolo festante, così colpevolmente idiota da non comprendere nemmeno l’onta, e che continua ad agitare bandiere Ogni volta attendo che il trucco si squagli e gli inondi il viso, rendendo ancora più ridicola la maschera del suo volto.

Tutto nuovo, tutto nuovissimo, e i nuovi comizi, che faremo come l’Italia dell’82, che abbiamo vinto contro l’Argentina…

E il premio in palio siamo noi.

Rita Pani (APOLIDE)


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