3.21.2008

 

La panacea

Qualche mese fa, scrissi sul mio Blog, che Alitalia la volevo io. Facile che non sia stata presa sul serio, ma non scherzavo. All’epoca poi, nemmeno ero candidata col PCL alle prossime elezioni, quindi nessuno avrebbe mai potuto dire che si trattava di una pièce teatrale, da commedia elettorale.

Stamattina, appena alzata, ancora un po’ intontita ho letto un titolo che urlava dell’uomo dallo scalpo miracolato, che annunciava di aver pronta una corda.

“Chi fa da sé, fa per tre”, ho pensato, ma poi ho letto meglio: era una cordata.

Per la precisione diceva: “C’è la cordata, ci sono miei figli: Prodi ci dia i soldi”. Non fa una piega.

Passando alle cose serie, ci sono voluti fior fiore di sondaggisti per far comprendere che il paese ha due grosse priorità: il lavoro e i prezzi. Avendo già raccontato la favola del milione di posti di lavoro, nessuno si sente in condizione di elargircene una replica, per cui assistiamo a vaghe promesse di “lotta al precariato”, senza però che nessuno espliciti meglio il concetto, né a destra, né a un po’ meno destra.

Bertinotti, candidato premier della coalizione di quasi sinistra (non me ne vogliano i compagni), ci prova, e c’è da dargliene atto, ma da quando ha deciso per l’autocastrazione, esibendo l’arcobaleno su sfondo rosso, sembra assai meno incisivo di un tempo.

Per esempio, è davvero così abominevole usare il termine “scala mobile”? Messa in soffitta la falce, e abbandonato il martello, è meglio dire “indicizzazione” che fa più termine bancario?

Senza falce e martello è diventato forse inaccettabile parlare di “abrogazione totale della legge 30”, la maroni?

Restando sempre in tema di lavoro, mi domando cosa renda impossibile l’utilizzo di termini chiari ed espliciti.

Sarà che io rivendico con orgoglio il mio essere comunista, ma a me viene facile.

Abrogazione della legge 30, applicazione reale delle regole dettate dallo statuto dei lavoratori, e ripristino della scala mobile. Tre piccole mosse che risolvono due problemi.

Ritorno alla statalizzazione dell’energia, dei telefoni, dell’acqua, del gas, riordino del sistema bancario, ripristino dell’industrializzazione entro i confini dello stato, o obbligo per gli industriali che sfruttano i lavoratori del terzo e quarto mondo di vendere i prodotti finiti, reimportati in Italia, al prezzo reale. Per intenderci, se il signor scarpaio, si fabbrica le scarpe made in Italy costruite in Vietnam a 5 euro il paio, deve venderle in Italia a 10 euro e non a 250.

Piccole ricette sì, ma quasi panacea.

Rita Pani (APOLIDE)


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