3.11.2007

 

LA FAMIGLIA, LO STATO E LA PROPRIETA’ PRIVATA

In questi ultimi tempi si è ripreso a parlare di “famiglia” in seguito al disegno dilegge sui DI.CO. (Diritti e doveri dei Conviventi), misero surrogato dei PA.C.S.(Patto Civile di Solidarietà) che hanno trovato una facile e piena applicazione dappertutto, in Europa e nell’intero mondo civile e progredito, persino nella cattolicissima Spagna, tranne che in Italia, in Grecia e in Polonia. Questi restano gli unici paesi ancora fortemente colonizzati e dominati dall’influenza egemonica esercitata dal Vaticano. Il quale, prima ha azzerato e vanificato l’ipotesi-progetto dei PACS, quindi ha affossato il governo che voleva approvare i DI.CO., annullando (forse) definitivamente l’idea di regolamentare, ratificare e legalizzare formalmente in Italia, seppure con una legge-capestro, le convivenze di fatto. Con tale espressione si intendono non solo le coppie omosessuali (di cui si sta discutendo in modo quasi esclusivo e fuorviante), ma anche quelle eterosessuali che rifiutano di legittimare e consacrare la propria unione sia in chiesa che in municipio, ripudiando l’autorità dell’altare e del trono.
Non c’è alcun dubbio che si tratta di un tema elitario, che interessa un’esigua minoranza di individui, e non certo la maggioranza degli italiani e delle italiane, ma non si può rinunciare ad assumere una netta posizione critica di fronte al turpe attacco sferrato dal potere clericale e neodemocristiano contro le spinte e i movimenti progressisti che partecipano all’emancipazione civile e culturale della società italiana, così come è già accaduto in altri Stati europei.
La curia pontificia romana ha voluto dimostrare ed esprimere tutta la sua arroganza e la sua prepotenza di stampo mafioso, liberticida, antiprogressista, ingerendo pesantemente nel dibattito pubblico nazionale e, soprattutto, minando e pregiudicando la stabilità politica del paese. Infatti, la recente crisi governativa rivela una precisa maternità (pardon, paternità), ovvero la responsabilità della chiesa cattolica apostolica romana, la cui lunga mano si è palesata nell’aula di Palazzo Madama il giorno delle Ceneri (data non casuale) in occasione del dibattito parlamentare sulla mozione in materia di politica estera, presentata da Massimo D’Alema. Il governo è stato messo in minoranza, stranamente, su un argomento di politica estera (cosa mai avvenuta prima in Italia), benché alcuni giorni dopo, a “crisi” risolta, lo stesso Parlamento abbia votato con una maggioranza bulgara il rifinanziamento della missione militare italiana in Afghanistan. Dunque, questa è la riprova (se c’era bisogno di conferme in tal senso) che il governo è andato sotto per motivi che nulla hanno a che fare con la questione della politica estera e delle guerre in cui l’Italia è coinvolta, bensì a causa di un’altra “guerra”, diciamo pure “civile”, ossia un conflitto tutto intestino e organico alla società italiana.
Si tratta di una “guerra tra froci”, come ha ironicamente affermato un gay durante una manifestazione svoltasi a Roma per protestare contro le posizioni reazionarie e misoneiste del Vaticano, ossia di uno scontro tra omosessuali dichiarati, liberi, coscienti e orgogliosi di esserlo, che rivendicano i propri sacrosanti diritti, e sodomiti non dichiarati, che da secoli praticano clandestinamente la pederastia nel segreto delle curie, delle canoniche, degli oratori, delle sagrestie, delle parrocchie, dei monasteri, delle abbazie. Insomma, ovunque vi siano parroci, prelati, vescovi, catechisti, chierici, cardinali, pontefici, priori, frati, suore, seminaristi ed ogni sorta di ecclesiastici costretti al voto di castità, ossia a logoranti e innaturali periodi di astinenza sessuale. Pretaglia cresciuta e formatasi all’interno di una visione visceralmente sessuofobica e omofobica, che contrasta con la tradizione e la storia passata dell’intera umanità. Una concezione che contraddice ed azzera la cultura dei secoli antecedenti all’avvento della cristianità, quando in tutte (proprio tutte) le civiltà umane, dall’antico Egitto alla Grecia, a Roma, dalla Persia all’India, dalla Cina alle civiltà precolombiane, la sessualità veniva vissuta e praticata liberamente, senza pregiudizi morali, senza ipocrisie, senza remore, tabù o inibizioni, senza mistificazioni, inganni o menzogne, seguendo le tendenze insite nella natura umana.
Invece, con l’avvento del cristianesimo, esattamente con l’affermarsi della chiesa medievale, protervamente cattolico-integralista, violentemente oltranzista, misogina e misoneista, offuscata e condizionata da pregiudizi bigotti e dall’intolleranza più retriva, l’antica idea della sessualità è stata completamente ribaltata, probabilmente anche per le ragioni storiche addotte e ipotizzate da Dan Brown nel suo celebre romanzo “Il codice da Vinci”.
Ricordate? La necessità di censurare e cancellare la memoria storica della presunta non verginità di Gesù, della sua unione carnale con la regina Maria Maddalena, del frutto sacro del loro amore coniugale, ossia la discendenza regale di Gesù e della Maddalena, è all’origine di una chiesa maschilista, conservatrice, ipocrita, arida e disumana, intollerante, acerrima nemica della femminilità e del femminino sacro, presente in tutte le culture e le civiltà umane del passato, un elemento (quello femminile) adorato in tutte le religioni pagane. Si sa che gli idoli femminili erano diffusi ovunque nell’antichità: si pensi ad Iside nell’antico Egitto, ad Afrodite nell’antica Grecia, a Venere nell’antica Roma, a Devi nella religione induista, alla stessa vergine Maria, che nel paleocristianesimo era una figura ispirata alla dea Iside, divenuta poi Isotta.
Una chiesa “votata” dunque alla castità, oppure all’onanismo, alla pedofilia e alla sodomia più degenere ed insana, in quanto negata e mortificata, costretta alla clandestinità più aberrante.
In tale contesto psicologico e culturale, profondamente sessuofobico e omofobico, che umilia e nega la libertà sessuale, così come viola e calpesta la libertà dello spirito (la sessualità era anticamente vissuta come momento supremo di un elevato connubio spirituale, e non solo carnale, tra le persone dello stesso sesso o di sesso diverso, nonché come sublime opportunità di incontro e congiunzione con il divino), le uniche alternative per i preti, i monaci, le suore (se di scelte alternative si può parlare per chi è costretto al voto di castità) restano l’autoerotismo (ovvero la masturbazione), l’onanismo (inteso come pratica anticoncezionale del coitus interruptus per impedire la procreazione), la pedofilia e, appunto, la pederastia.
Infatti, le chiese, le abbazie, i monasteri di clausura, sono da secoli teatro di depravazioni e scandali sessuali, di atti sessuali “innaturali”, quali la pedofilia e altre oscene perversioni, nonché luoghi in cui dilagano gli abusi e le sevizie sessuali contro i deboli e gli indifesi, in cui la pederastia si diffonde nella sua forma più morbosa e abietta, in quanto vissuta in mala fede, di nascosto, nel terrore di essere scoperti, insomma nell’ipocrisia immorale e non nella libertà.
La CEI del cardinale Ruini ha voluto scatenare e mettere in campo tutto il proprio strapotere politico di stampo codino e forcaiolo, cancellando l’opera del governo in materia di DI.CO., intimidendo e ricattando l’azione legislativa per l’avvenire, esercitando una prova di forza e di tracotanza assolutamente inaccettabile e ingiustificabile in un vero stato di diritto e in un paese effettivamente laico e democratico. Per giungere infine ad una durissima contrapposizione frontale con il movimento per i diritti dei gay, ingaggiando quindi una “lotta tra froci”, come un omosessuale dichiarato ha ironizzato (ma neanche tanto) in un’intervista rilasciata ad un programma televisivo trasmesso di recente da una rete nazionale. Una trasmissione che ha suscitato reazioni scandalose, proteste furibonde, irrazionali e inconsulte da parte dei settori cattolici più oltranzisti, estremisti e fondamentalisti del ceto politico italiano.
Abbiamo così visto ergersi a “paladini” dei sacri valori della famiglia tradizionale personaggi, lindi e puliti come Pier Ferdinando Casini. Il quale conduce notoriamente una vita davvero “incasinata”, essendosi sposato regolarmente e poi separato, ha quindi divorziato, attualmente convive con una ragazza con cui ha generato anche una figlia. Ebbene, costui, davvero puro e immacolato come la neve (dopo settimane di esposizione ai gas di scarico delle automobili e ad altre fonti inquinanti), fulgido esempio della morale più tradizionale e ortodossa, si batte accanto ad altri noti esponenti della vecchia Democrazia cristiana. Si è infatti formato e costituito uno schieramento politico trasversale che comprende, tra gli altri, il goffo e ingombrante Mastella (apparso in evidente imbarazzo durante una trasmissione televisiva, talmente si è disabituato ad un serio contraddittorio verbale, aduso ormai ad un pubblico sempre ossequioso e deferente, a giornalisti prezzolati e servili che pongono facili e comode domande con risposte già pronte e servite su un piatto d’argento), il cinico, spregiudicato, ma cattolicissimo Giulio Andreotti, il “cardinale” per antonomasia, con annessi e connessi i tanti Rutelli e Binetti (ed altri autoflagellanti) del Parlamento italiano, improvvisamente riunificati e impegnati in una nuova crociata in difesa della santità e inviolabilità della famiglia italiana, una santità e un’inviolabilità che di fatto non esistono più da tempo, semmai sono esistite in qualche angolo sperduto, isolato e idilliaco del nostro strano e sventurato Paese.
Ma si sa che in Italia contano soprattutto le apparenze esteriori, che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, che i problemi, le contraddizioni e i mali non esistono nella realtà se non vengono riconosciuti e registrati formalmente, che basta nascondere il capo sotto la sabbia come gli struzzi per non vedere ed ammettere ciò che appare ed è sotto gli occhi di tutti, che gli omosessuali sono “liberi di esercitare” a condizione che si eclissino, non si mostrino e, soprattutto, che non rivendichino alcun diritto, tanto meno il diritto a farsi una famiglia.
Ma esiste davvero un solo tipo di famiglia, così come sostengono i teocons e democons made in Italy? Oppure esistono nella realtà effettiva molteplici e diverse tipologie familiari, dalle coppie regolarmente sposate in chiesa a quelle coniugate solo civilmente, dalle unioni di fatto tra eterosessuali ai conviventi omosessuali, e via discorrendo?
Ebbene, se esistono e sono destinate a crescere di numero, altre forme di rapporti familiari, perché non legittimarne l’esistenza? In nome di chi o cosa ci si dovrebbe opporre?
Forse in nome del “diritto naturale”? Ma questo in verità non esiste, è un’invenzione del giusnaturalismo, di quella dottrina filosofico-giuridica che afferma l’esistenza di un complesso di norme di comportamento valide per l’uomo, ricavate dallo studio delle leggi naturali.
Ma in natura non esistono né la pedofilia né la guerra tra esemplari della stessa specie vivente, eppure esistono e sono purtroppo pratiche diffusissime nelle società umane. Così come, invece, in natura ci sono numerose specie animali che praticano la sodomia: basta pensare ai maschi sconfitti dagli esemplari dominanti, che non potendo accoppiarsi con le femmine della loro specie si devono accontentare di congiungersi con altri maschi. E via discorrendo…
Ciò che esiste è invero il diritto positivo, in quanto creazione dello spirito e dell’ingegno umano, un prodotto storicamente determinato dai rapporti di forza insiti all’interno delle diverse formazioni economico-sociali. L’opera di legislazione dell’uomo ha in qualche misura registrato e sancito le varie e crescenti conquiste del progresso sociale, del processo di emancipazione materiale e culturale dei popoli, per cui, ad esempio, la schiavitù e il lavoro servile non esistono più da tempo (almeno formalmente), essendo stati aboliti dal diritto universale, mentre in passato erano comunemente ritenuti una prassi “naturale”, “normale”, “inevitabile”.

Il familismo, inteso come esaltazione dei principi e delle virtù della famiglia tradizionale, è il valore italiano per eccellenza, è un parto privilegiato della gerontocrazia, di una società invecchiata in cui comandano le generazioni più anziane, che hanno bloccato e impedito in ogni modo l’accesso al potere per le generazioni più giovani, instaurando una vera dittatura.
L’ideologia familistica è la prima, elementare tendenza conservatrice e stabilizzante dell’ideologia e della società borghese, è un aspetto fondamentale dell’ideologia più tradizionale che proclama la difesa dei principi “Dio, Stato e famiglia” su cui si impernia la società vigente. La famiglia atomizzata è l’estrema sintesi-rappresentazione dell’esasperato individualismo ed economicismo sempre più dominanti nell’odierna società capitalistica.
La battaglia per i PACS, o i DI.CO., rimane nell’ambito dell’estensione delle libertà e dei diritti civili e democratico-borghesi, e non punta certo all’abbattimento del sistema sociale vigente.
Soltanto in Italia, colonia del VaticaNato, si osa sostenere che il riconoscimento e la regolamentazione legale delle convivenze di fatto, potrebbero condurre alla dissoluzione dei valori e delle strutture tradizionali della famiglia, quindi dello Stato e della proprietà privata. Invece, nulla di simile è avvenuto laddove sono stati introdotti i PACS, come ad esempio negli U.S.A., in Gran Bretagna, nei paesi scandinavi, in Olanda, in Germania, in Francia, in Spagna, in nessuna nazione dove sono stati riconosciuti e approvati i diritti delle coppie di fatto.
Probabilmente, altre forme di comunità e di rapporti umani e sociali, come le comuni, le associazioni e le famiglie comunitarie – esatto contrario della famiglia nucleare borghese -, sperimentate ad esempio dal movimento hippy nel corso degli anni ’60, avrebbero potuto sortire effetti maggiormente eversivi e destabilizzanti per la società borghese dell’epoca.
Non a caso, quelle esperienze comunitarie fallirono rapidamente, proprio perché tentate nel quadro invariato, e non rivoluzionato, dei rapporti di sfruttamento, di alienazione economica, di supremazia e di subordinazione gerarchica presenti nel sistema capitalistico. E i “figli dei fiori” furono sgominati e spazzati via facilmente dalla reazione dello Stato, che ricorse non solo e non tanto all’intervento armato delle strutture autoritarie e repressive per antonomasia, ossia l’esercito, la polizia e il carcere, quanto soprattutto agli effetti e alla diffusione pilotata di alcune droghe devastanti quali l’eroina, l’LSD, ossia l’acido lisergico e altri allucinogeni pesanti.



Lucio Garofalo

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