3.08.2007

 

IL GOBBETTO NO-GLOBAL E IL CURATO DI CAMPAGNA


(ovvero come governare l’Italia)

Ho letto di recente alcune dichiarazioni rilasciate dal senatore a vita Giulio Andreotti, il quale ogni tanto si lascia andare a esternazioni pubbliche controcorrente, che spiazzano un po’ tutti.
In un’intervista, il gobbetto filo-clericale ha confessato di essere contrario al raddoppio della base NATO di Vicenza, affermando che ormai non esistono più le ragioni e le condizioni per autorizzare una presenza di così vaste dimensioni della NATO in Italia, dato che – aggiungo io – si tratterebbe comunque di svendere un pezzo del nostro territorio e della nostra sovranità e giurisdizione nazionale all’amministrazione statunitense, ossia a un’entità politico-militare straniera, per quanto la si possa ritenere nostra alleata e nostra amica.
Il gobbo di San Pietro (versione romanesca e democristiana di Quasimodo, il celebre gobbo di Notre-Dame de Paris) ha giustamente ricordato che l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia non esistono più da molto tempo, per cui “da chi dovremmo difenderci? Di certo non dal terrorismo perchè – cito testualmente le parole del senatore “pacifista” – il terrorismo non si combatte dagli aeroporti”. Parole sante, in tutti i sensi. A onor del vero, bisogna riconoscere a Giulio quel che è di Giulio, per cui propongo di tributargli un sincero e caloroso applauso.
D’altronde, il senatore Andreotti non è affatto nuovo a questo tipo di esternazioni pubbliche, che potremmo definire “pacifiste” e persino “filo-terzomondiste”.
Come quando si schierò apertamente a sostegno della causa palestinese, ammettendo che anche lui sarebbe potuto diventare un terrorista se fosse nato in un campo-profughi e fosse vissuto sin dall’infanzia in uno stato di oppressione del proprio popolo e di occupazione della propria terra natale da parte di truppe straniere.
Anche in tale circostanza non si può negare che il gobbetto no-global avesse ragione.
Il fatto è che se simili asserzioni le facesse un qualsiasi sconosciuto, un cittadino comune, il rischio minimo in cui potrebbe incorrere è di essere tacciato di filo-terrorismo, mentre se a rilasciarle è un personaggio potente e notoriamente moderato come il senatore a vita Giulio Andreotti, nessuno si azzarderebbe a muovergli simili accuse, anzi.
Insomma, mi chiedo con curiosità quali possano essere le reali intenzioni del gobbetto filo-CEI quando si lascia andare a simili esternazioni “antagoniste”, dato che le sue frasi, le sue battute, i suoi ragionamenti, le sue scelte e le sue prese di posizione non sono mai in buona fede, ma nascondono sempre un secondo fine, poiché è noto a tutti che egli rappresenta il politico più cinico e spregiudicato nella storia dell’Italia repubblicana.

Non sarebbe affatto superfluo, né assurdo o illogico, nutrire qualche piccolo dubbio sulla sincerità delle dichiarazioni pubbliche rilasciate negli ultimi tempi dal senatore filo-papalino.
La svolta in senso anti-militarista di Andreotti punta forse ad accattivarsi le simpatie del popolo pacifista e del movimento no-global? Non sarebbe un’ipotesi improbabile, ma al momento se ne ignorano le motivazioni vere. Perché mai il “cardinale” dovrebbe desiderare tale risultato?
Ormai la carriera politica di Andreotti è giunta al culmine, e data la sua veneranda età non credo che egli possa cullare qualche altra ambizione come, ad esempio, quella diventare Presidente della Repubblica. Del resto, la nomina a senatore a vita dovrebbe essere il coronamento ufficiale e conclusivo della sua scalata ai massimi livelli delle istituzioni statali. Pertanto, mi chiedo quali aspirazioni o vanità segrete possa ancora coltivare il senatore a vita.
Sarebbe davvero interessante indagare e ricercare le effettive finalità delle esternazioni e delle posizioni politiche senili di Giulio Andreotti. Probabilmente egli mira semplicemente a riscattarsi agli occhi della nazione, in particolare della sinistra pacifista, per riabilitare la propria immagine e ripulire la propria coscienza. Oppure esistono davvero scopi reconditi, riconducibili a complesse strategie di politica interna e/o internazionale, di difficile interpretazione, che tutti noi ignoriamo, mentre solo lui conosce? Magari si tratta dell’ennesimo messaggio cifrato, espresso in codice (non da Vinci, ma da Andreotti, eh, eh, eh!) e rivolto al povero curato di campagna, il ragionier Don-Abbondio-Fracchia-Prodi. Come si usava ai tempi della vecchia Democrazia cristiana, quando il gobbo (Andreotti) e il nano (Fanfani) si disputavano il potere all’interno del partito a suon di minacce, ricatti e a colpi di dossier, ricorrendo pure alle opposte fazioni dei servizi segreti. Come dicono nella Roma capoccia ex-papalina: che lenze!
Oppure, in ultima analisi, si tratta di una questione peregrina, di nessuna importanza?
Come si suol dire, consegno ai posteri l’ardua sentenza.

Lucio Garofalo

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