2.17.2007

 

Ci deve essere qualcosa nell’aria...


Stazione Termini, l’altro giorno, interno della carrozza del solito regionale che mi riporta a casa tutte le sere. Le batterie del lettore mp3 erano scariche e così ingannavo il tempo scrivendo.
In ottemperanza a qualche assioma della Legge di Murphy, puntuale come una nevicata dopo una scossa tellurica di magnitudo nove, un signore e sua moglie sono venuti a sedersi di fronte a me. Lui era un magnifico esemplare di logorroicus senilis: si vedeva e, soprattutto, si faceva sentire. Come se non fosse abbastanza, apparteneva alla categoria peggiore, ovvero quella degli scontenti per default e definitivamente incazzati a vanvera. Questo genere di passeggero, se non si predispongono adeguate contromisure preventive, ha la capacità di rendere il viaggio un’esperienza molto simile a quella dei deportati nei campi di sterminio nazisti. Anni di frequentazione di mezzi pubblici mi hanno fatto sviluppare quel sesto senso altrimenti latente negli spostanti privati, che insegna ad apparire sempre affaccendato in qualcosa: lettura, scrittura, scarabocchi, compagni di conversazione immaginari, sonni, qualsiasi cosa. Tutto, tranne l’ozio: è come se vi disegnaste un bersaglio sulle orecchie e invitaste il cecchino di turno a colpirle ripetutamente con raffiche di lamentele e luoghi comuni. È la dura legge della selezione naturale. Egli è partito con i classici: pochi treni, sempre in ritardo, ecc. ecc.
Frattanto, a ogni geremiade, la moglie annuiva autorizzando il piagnucoloso compagno a reiterare le sue litanie strazianti, individuando successivamente nei graffiti sulle mura che costeggiano i binari, nuovi obiettivi per la successiva invettiva: “Queste brutte scritte impossibili da leggere, fatte con le bombolette di vernice spray che se io fossi il governo ne proibirei la vendita”. Poi, dopo avergli telefonato lamentandosi di qualcosa, ha accusato il figlio di avergli ricaricato il cellulare con pochi euro. Quindi, ha finalmente osservato qualche nanosecondo di silenzio, utilizzandolo per determinare il successivo target: i vagoni fermi lungo i binari morti. A suo dire, le Ferrovie dovrebbero impiegare alcuni vigilantes con licenza di uccidere. Non mi è stato chiaro “chi” avrebbero dovuto abbattere ma, in omaggio al mio istinto di sopravvivenza, mi sono ben guardato dal chiedere lumi; così ho immaginato che qualche binario non fosse effettivamente morto, tanto da rendere necessario l’impiego di queste guardie per assestare un pietoso colpo di grazia per abbreviargli l’agonia. Mi sono anche chiesto se, utilizzando le nuove tecnologie oggi a disposizione della scienza medica, non si sarebbe potuto fare qualcosa per tentare, invece, di salvarli. Con sollievo li ho visti scendere alla prima stazione intermedia, dopo un “solo” quarto d’ora di viaggio: tutto sommato, poteva andar peggio. Nonostante sia ormai avvezzo a questi comportamenti, li avverto come sintomi del progressivo deterioramento culturale e civile del Paese. Con l’aggravante che questi soggetti, a dispetto dell’età, sembrano riprodursi a ritmo vertiginoso. Adesso non saprei dire se ciò sia da imputarsi a un uso smodato di viagra scaduto o se invece sia colpa dell’alta concentrazione di pippobaudite, una sostanza rilevata ovunque in concentrazioni fuori della norma e dagli effetti ben più devastanti delle polveri sottili.
A riprova di questo, le dichiarazioni di Bertinotti che, seppur a malincuore, non ha partecipato alla manifestazione contro l’ampliamento della base militare americana a Vicenza: sembra che il presidente della Camera non possa pubblicamente contestare sé stesso. Ha però assicurato che, durante lo svolgimento del corteo che ha seguito per televisione, si è gridato addosso slogan e finanche insulti.
Anche con molti colleghi non mi ritrovo più. Venerdì, per esempio, sulla porta di accesso al locale che ospita le toilette dell’ufficio, ho trovato affisso un foglio che reclamava: “Mettete gli spazzoloni nei bagni”. Non ho saputo resistere e mi sono sentito in dovere di aggiungere: “E pensare che una volta ci battevamo per mettere i fiori nei cannoni”.
Dagli Stati Uniti, infine, una
buona notizia: durante una delicata operazione, una equipe di chirurghi ha tolto due nei dalla tempia di Bush. Una successiva biopsia ha poi rivelato che, quelle due escrescenze, altro non erano che il cervello del presidente americano.

dirtyboots

Etichette:


Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?