1.13.2007

 

Forme e riforme

Il mondo che cambia è bello, ma dura poco. La novità ci accompagna svogliatamente per due giorni diventando presto vecchia ed uguale a se stessa.
La novità di Prodi, per esempio, l’abbiamo gustata appena il tempo di sancire la sconfitta elettorale delle destre, poi tutto si è trasformato all’interno della sinistra stessa, diventando uguale; ora Caserta ci promette la svolta, le riforme, il rinnovamento.
Non so se crederci. Di diverso c’è solo il fatto che Prodi a differenza di berlusconi, non possiede una villa in Sardegna, ed è quindi costretto a pagare l’affitto di regge altrui.
Una volta il consiglio dei ministri andava in ritiro in Sardegna, oggi va in conclave in Campania, una volta non si parlava di politica e non lo si fa nemmeno oggi, continuando ad invocare creazioni di “cabine di regia” o ciarlando della vita altrui, per mezzo di una patetica metafora sportiva.
Quando il ragionier tremonti stava al governo, intervistato dalla Tv, sembrava un tizio poco sveglio, oggi che sta all’opposizione, intervistato dalla Tv, tenta di infilzare il governo apparendo sempre un tizio assai poco sveglio.
Una volta berlusconi si scriveva i sondaggi da se, lo fa anche ora.
Una volta la sinistra aveva idee intelligenti, poi è andata al governo ed ha ereditato uno strapiombo finanziario e la brillantezza del pensiero vacuo e ballerino.
A noi non resta che la litania del lamento, ormai modernizzata e resa inutile da noi stessi, sempre pronti a dire agli altri di “non fare” mentre abbiamo appena finito di farlo. Così ci è stato insegnato.
L’esempio più banale lo si può trovare nella situazione climatica che stiamo vivendo. Un gennaio con venti gradi non è la fine che galoppa, ma semplicemente una botta di culo per chi vive vicino al mare o una tragedia per chi non può sciare. La politica non fa altro che incentivare gli studi sulla fattibilità di centrali a biomassa, sborsare danaro per le consulenze annuali di esperti ormai avvezzi alla stesura di piani fantasmagorici che sanno bene nessuno leggerà mai, nemmeno al ministero che li ha commissionati, e il popolo cosciente e deciso a dare una svolta alla vita del pianeta, smette le caldaie a gas e riempie le case con sistemi di condizionamento dell’aria, convinti che inquinino meno perché non fanno fumo, come se per portare la temperatura di casa a 30 gradi d’inverno e – 10 d’estate pedalassero, a turno, come una volta si faceva con la dinamo della bicicletta. Già nemmeno quello si fa più. Oggi i fari delle bici sono a batteria (non fanno fumo nemmeno loro).
Io ho letto l’albero del programma (ma porca zozza! L’albero?) e devo dire che tranne albero, le altre cose scritte sono davvero condivisibili ed importanti, ma temo che resteranno, belle fra sette scritte in un orribile file graficamente obbrobrioso.
Siamo nel 2007, e come si tratta il problema ambientale? Con una “nuova alleanza con la natura”. Ditemi voi se questo non ha il retrogusto avariato del berlusconismo più becero!
E mentre si tenta l’alleanza con la natura che c’è di meglio se non parlare ancora dell’opportunità di riaprire le centrali nucleari?
Un altro ramo dell’albero ho trovato auspicabile, ovvero la rinascita culturale come strategia per la ricrescita. Peccato che scrivere cultura su un albero suoni quanto meno un’offesa alla cultura stessa.
Ripristiniamo il buon senso e l’accuratezza della cultura e concludo appellandomi ai giornalisti che sono fonte primaria dell’acculturamento di massa: Ponete un po’ più di attenzione almeno quando scrivete i titoli. Un refuso sul testo ci può stare tanto gli articoli lunghi non li legge nessuno, ma sapete che sberla questa mattina leggendo dei finanziamenti al sud, cento miliardi da dare fino al ventimilatredici?

Rita Pani (APOLIDE)


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