12.22.2006

 

Preoccupazioni papali

Ci sono dei momenti nella vita, in cui dopo un sospiro, si afferma: “Mi sento proprio come un Papa!” Di solito a me capita quando me ne sto distesa al sole, con una birra ghiacciata in mano, dopo aver fatto il bagno a Porto Tramatzu.
Se dunque è un breve attimo di “dolce fancazzismo” a farci sentire Papi, mi pare ovvio che il Papa sia colui che non è mai troppo indaffarato, per antonomasia. Questo spiega le esternazioni odierne sul cruccio e sulla “preoccupazione”, che la legiferazione in merito alle coppie di fatto, da al Santo Padre.
Insomma se deve preoccuparsi delle leggi pensate da uno stato straniero, è ovvio che non deve avere molti problemi in casa sua.
Certo, il suo monito è interessante soprattutto quando afferma che “quando vengono create nuove forme giuridiche che relativizzano il matrimonio, la rinuncia al legame definitivo ottiene anche un sigillo giuridico”.
Leggendo questo mi sono sorti due dubbi: il primo è che abbia in qualche modo legittimato i matrimoni effettuati esclusivamente con rito civile, il secondo è che sia ignaro dell’esistenza dello strumento del divorzio, usato persino da chi ha dovuto fare un mutuo per essere “uniti nel sacro vincolo, del fino a che morte non si separi e non divida l’uomo ciò che Dio unisce”; ma dell’ipocrisia ne ho già scritto ieri.
Per questo non potrò nemmeno parlare del Vicariato di Roma che nega i funerali religiosi a Piergiorgio Welby con una motivazione che ha dell’illuminante “è un caso troppo clamoroso”.
E se invece fosse stato un caso silenzioso? Non sarebbero valse le stesse regole, in nome di quell’ipocrisia strisciante che cattolicamente fa legge del “che non si sappia in giro.”
Tornando alle preoccupazioni papali, che riguardavano anche le coppie omosessuali, che per convenienza ha citato con un più elegante “dello stesso sesso”, e la tendenza a non procreare più, ha concluso con questa domanda rivolta ai cittadini europei che, offuscano “con le nubi” il futuro:
“Il problema dell'Europa, che apparentemente quasi non vuol più avere figli, mi è penetrato nell'anima. Per l'estraneo, quest'Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia. Ma perchè è così?”.
Mi permetta di spiegarLe Santità: vede i bambini sono esserini strani che hanno la perfida abitudine di avere dei bisogni primari che devono essere soddisfatti; se bastassero le carezze a farli crescere, se bastasse tenerli nelle braccia e coccolarli, se bastasse giocarci a palla o con i Lego per farli diventare uomini, immagino che ogni casa sarebbe così piena come quella dei Monty Python. Il problema, è che i figli dopo fatti crescono e diventano vittime del mondo che gli accoglierà, con le incertezze, con le ipocrisie, con la povertà e le guerre. Capita che un genitore pensi anche al futuro.
Se ci fosse davvero la speranza di donare la vita e non la sopravvivenza, ci sarebbero molti più bambini. Se ci fossero maggiori preoccupazioni verso coloro che giocano a distruggere il mondo, per interessi economici unilaterali, se la chiesa stessa lanciasse più anatemi verso coloro che indegnamente manovrano, riveriti dalla chiesa stessa, il destino del mondo e della vita stessa, sarebbe più facile procreare …
Però anche Lei ha ragione Santità, siamo in Europa, mica in Lesotho, dove a suo dire basta un po’ di fedeltà ed astinenza per debellare l’AIDS. Che coincidenza! La pensa proprio come bush!

Rita Pani (APOLIDE)


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