11.07.2006

 

Ho letto Camici Sporchi ...

Qualche tempo fa venni invitata ad occuparmi di una vicenda che stava “per provocare un terremoto” in Liguria. La vicenda altro non era che un libro; se però un libro è in grado di provocare qualche smottamento tellurico, pensai valesse la pena di saperne di più.
Ricevetti molte e-mail “sulla vicenda” e quello che mi incuriosì maggiormente era la domanda che mi si poneva più spesso sempre in forma riservata e con la richiesta, nel caso avessi potuto rispondere, di farlo privatamente e non pubblicamente sul blog.

Il libro è “Camici Sporchi” di Roberto Dantés, edito da Gammarò; la domanda, anzi le domande erano: “Sai se è vero che l’autore è un medico e sai se la storia è vera?”
E’ passato qualche mese da allora ed è ormai noto a tutti che sì, Roberto Dantés è un medico e la vicenda è ambientata in una ASL della Regione Liguria. Per essere più precisa forse dovrei scrivere che “ormai è arci noto in Liguria e in qualche altro condominio sparso per l’Italia che …”
Non so se l’uscita del libro “Camici Sporchi” poi lo abbia provocato davvero il terremoto, almeno quello sognato dagli amanti traditi della giustizia e della legalità, ma è certo che qualche smottamento tellurico lo ha provocato nei dipendenti delle ASL, a volte persino minacciati di ritorsioni qualora avessero partecipato alle varie presentazioni del libro organizzate dall’autore e dall’editore nel territorio ligure.
Ho letto il libro e devo ringraziare di cuore Roberto Dantès, per avermene fatto omaggio e per averlo scritto. Come scrivevo in principio, se un libro diventa una “vicenda” allora merita di essere letto, anche se sfogliando pagina dopo pagina, senti salire la rabbia ed il disgusto, fino a renderti conto che è un libro di morbida creta che potrebbe modellarsi su ognuno di noi. Spero che quest’opera varchi massicciamente i confini della Liguria, non si ha bisogno d’essere medici, malati, infermieri o virtuosi dirigenti d’azienda per appartenergli; d’altronde l’amarezza più grande, durante la lettura, l’ho avuta constatando che l’Ospedale di Pernambuco altro non è che l’esatta rappresentazione di mille altre realtà italiane, se non la rappresentazione esatta della realtà Italia. Mi viene in mente, per esempio, il Centro CASIC dell’area industriale di Macchiareddu a Cagliari, una sorta di oasi protetta dove vegetano figli e parenti di politici multicolori, lavoratori in via d’estinzione assunti a tempo indeterminato in epoca di precariato, o le Università italiane a conduzione familiare.
E’ strana l’amarezza che lascia questa lettura perché alla fine Dantés non ha fatto altro che raccontare una storia già scritta molte altre volte, e sono certa che molte altre volte ne leggeremo, e ne denunceremo ed è così che si comprende che qualcosa non va in noi, prima che nelle cose dello stato
Ho trovato di tutto dentro questo libro, mille spunti per vivacizzare il mio infimo contributo alla lotta contro questo Stato e questo stato di cose. Ribadisco: basta leggerlo con un po’ di elasticità mentale e lasciare che la creta che contiene si modelli su di te, su una delle ingiustizie subite o su un’ingiustizia che hai inflitto.

C’è Loris Rocchi, e la sua forma che si scambia con la mia, per esempio; a lui è andata meglio che a me. Io sto ancora qua.

Rita Pani (APOLIDE)


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