10.25.2006

 

Non ce n'è più per nessuno


Per essere conscio devi essere disoccupato a 40 anni, per comprendere devi essere uno di quelli trasformati in precari dopo decine di anni da lavoratore a tempo indeterminato. Per soffrire devi avere coscienza.
Siamo in procinto dell’ecatombe ma non tutti se ne curano. Il cancro del pessimismo è stato sconfitto da chi insegna a camminare sui carboni ardenti, da chi si è inventato gli “stage” del pensiero positivo, i reality show, e la cravatta regimental d’ordinanza.
La ripresa è dietro l’angolo, dice Prodi e a me viene da gridare: “No! Vi prego, non riprendetemi, mi avete già fatto tanto male una volta”.
Potranno cambiare cento governi e per cento volte ancora sentiremo parlare di riforma pensionistica, senza che nessuno abbia mai il coraggio di dire che, l’abolizione totale della pensione statale è vicina.
Cosa sarebbe sennò il precariato dilagante?
La schiavitù appena accennata dall’allora ministro Treu e ratificata da maroni, vilmente nascosto dietro il nome di Marco Biagi, è stato il principio della fine, ne siamo vittime.
Forse voi non lo sapete, e nel caso ora ve lo racconto io.
Non ce n’è più per nessuno, e se vogliamo restare in tema di luoghi comuni ecco un altro che cade all’uopo: fatta la legge (invero solo pensata) trovato l’inganno.
Capita così in Italia che si sparga la voce all’interno di una società che lavora per un grosso ente di stato, che un post comunista al governo voglia vederci chiaro sui contratti di collaborazione troppo continuativi che denoterebbero una collaborazione continuativa di fatto che, per legge, dovrebbero sortire in un’assunzione a tempo indeterminato e allora che si fa?
L’ente di stato delega ad una delle sue più grosse società di assorbire i dipendenti delle società minori che lavorano alla gestione funzionale dell’ente stesso, passandosi di mano i dipendenti ma cambiando forma contrattuale, ovvero non più schiavi a progetto ma liberi schiavi a regime di Partita Iva.
Il post comunista che andrà a fare le pulci all’Ente al quel punto si troverà davanti una marea di “liberi professionisti” che non si sa bene perché a malapena guadagnano 1000 euro mensili. Nessun precario. Le piccole società satellite però non ci stanno a perdere le commesse e quindi vengono risarcite. Da chi? Purtroppo non lo so, sennò lo direi.
Se quindi a 40 anni ti ritrovi con un solo decennio di contributi pagati, se non sai bene cosa ti fa cumulo o no ai fini di una pensione che tende a sparire allora guardi avanti e ti chiedi del domani, ma non sai risponderti.
Di contro consoci un tale che è stato un poliziotto per 19 anni, sei mesi ed un giorno. Il tale aveva la tosse, anche un’asma se vogliamo, ma a 18 anni di servizio ha iniziato a “marcare visita” (si dice in gergo) per un anno, sei mesi ed un giorno. All’età di 42 anni è andato in pensione, riformato per causa di servizio, prende la pensione privilegiata e periodicamente smette di curarsi per un paio di mesi, pronto a farsi ricoverare in un ospedale militare per farsi riconoscere l’aggravamento. Nei periodi in cui non è impegnato a fare finta d’essere malato gestisce una piccola azienda agricola che produce olio ( a volte adulterato).
E’ rischioso andare a parlare di giustizia sociale, si rischia di rasentare il populismo o la demagogia, ma è impossibile non raffrontare le diverse realtà che popolano il nostro paese. Quando leggo che Prodi si è accordato con Montezemolo è un moto spontaneo chiedermi se non fosse il caso di accordarsi con i lavoratori in via d’estinzione, prima che col capo degli schiavisti.
Ci sono anche i quarantenni come me, che hanno rinunciato all’idea di trovare un impiego per le loro professionalità e si adatterebbero a qualunque cosa, persino a lavare le scale di un condominio o lavorare come lavapiatti ma sapete che accade? Che chi ha bisogno non assume italiani.
Lungi da me l’idea di prendermela con l’extracomunitario, è ovvio che fa parte del pacchetto “ evasore fai da te”. Non si assumono italiani perché è più semplice schiavizzare un extracomunitario, cacciarlo senza pagarlo, perché l’italiano è uno schiavo che volendo può ancora fare una vertenza di lavoro, ma l’altro italiano è un bastardo che si lamenta delle mani altrui nelle proprie tasche mentre tiene le sue in quelle degli altri.

Rita Pani (APOLIDE)


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