10.18.2006

 

L'Italia di mezzo

Se ne sentiva davvero il bisogno. Un altro movimento politico. Ormai sono talmente tanti che prima o poi qualcuno dovrà inventarsi un “libro dei nomi” in modo che il futuro padre fondatore possa, per tempo, sceglierlo senza recare troppo danno al futuro della creatura.
Un classico libercolo suddiviso in colori: rosso per la sinistra, bianco rosa grigio per il centro e nero per la destra, in ordine alfabetico, da utilizzare a seconda della parte politica che vorrà affiancare. Forse sarebbe meglio anche una categoria neutra per coloro che prevedono di aderire alla pratica del voltagabbanismo.
Se solo questo libercolo fosse stato dato alle stampe qualche mese fa, oggi non assisteremmo al battesimo della creatura folliniana: “L’Italia di mezzo”, detto anche “il partito del cane che morde”.
Comprendo che ormai non si capisce bene cosa sia e soprattutto dove sia “il centro”, ma “di mezzo” è davvero triste.
Un terzo piano in un palazzo di cinque, il secondo di tre figli, il mercoledì oppure il prezzemolo. Non oso pensare ai prossimi manifesti elettorali di Follini, quel faccione dallo sguardo ipermetrope che ti guarda in ogni angolo di strada e ti dice: “Io mezzo!”
Bicchiere? Bottino?
Ho visto il simbolo, e vorrei complimentarmi col grafico che l’ha progettato. Ore e ore di sudore e duro lavoro. Non è un cerchio, ma un centro bianco, tra due mezze circonferenze verdi e rosse. Il bianco infatti sta “ in mezzo” al tricolore. Complimenti davvero per l’elaborata ricerca e la fantasia.
Ironia a parte credo che stia nascendo una nuova strategia politica verso la quale dovremmo porre più attenzione; si tratta del “terzincomodismo”.
Interessante anche la dialettica interna all’ormai sfaldato UDC:
“Che vuoi fare da grande?” Chiese Follini all’UDC
“Creare il centrodestra capace di governare l’Italia e certo non aiuteremo Prodi a vincere le elezioni”, rispose Bottiglione, probabilmente vittima di un’amnesia.
Mi ci trovo bene alla finestra di questa Italia di su, di mezzo e di giù. Guardo a destra e a sinistra lo scorrere del traffico caotico, col suo chiasso insopportabile, con le frenate stridenti, le accelerate improvvise e le ulteriori repentine frenate. Mi diverto.
Sono giunta ad una conclusione: questa politica non è volta al bipolarismo, questa politica è semplicemente bipolare. Urge una terapia.

Rita Pani (APOLIDE)


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