9.22.2006

 

L'Italia da digerire

Perché ogni giorno un berlusconi, padre o figlio deve dirci che non comprerà Telecom, mentre lo spirito santo nelle mentite spoglie di baget bozzo dice “ E se l’uomo della provvidenza fosse berlusconi? C’è l’interesse di lasciare Telecom in mano ai privati e indubbiamente berlusconi ha i soldi”.
Perché ancora si fa finta di non sapere, durante cinque anni di subdolo regime imprenditoriale e fascistoide, a chi poteva fare comodo spiare le telefonate degli italiani?
Perchè la maggior parte degli italiani decreta la normalità dell’Italia stessa continuando a fingere che l’Italia sia un paese normale, che non necessità di una forte presa di coscienza e ribellione?
Non c’è nulla di normale in questa Italia, non è più un paese da amare, ma semplicemente un paese da digerire. Non importa che lo si assimili, l’importante è espellerlo senza che resti fermo sullo stomaco a dare acidità.
Non siamo più nemmeno il popolo bue, siamo peggio semmai, quasi un branco di scimmiette allo zoo, felici di stare ad attendere il passante che getta una nocciolina. Il popolo italiano ha perso la dignità e quindi ha imparato fin troppo bene a “lasciare che sia”.
Abbiamo imparato a prendere atto delle cose, il politico corrotto, il nepotismo, la schiavitù, l’illegalità, la mafia che marcia perché vuole il ponte di Messina, i messaggi razzisti sotto gli annunci d’affitto di un locale, l’evasione fiscale, le intercettazioni telefoniche, l’impunità dei soliti noti. Prendiamo atto dopo averne parlato per un po’ con quella frase, sempre la stessa… “Tanto si sa, è sempre così”!
La domanda successiva viene da sé: ma se lo sai perché non…
Pure la risposta alla domanda è sempre quella: “Eh! Ma io che ci posso fare”?
Per questo poi c’è bisogno “dei salvatori della Patria”, ovvero quelli che lavorano per noi, e non nell’ombra, ma sotto molti riflettori. Per esempio c’era bisogno di Santoro per poter riavere in Italia la libertà. Ma la libertà di cosa? La libertà di far dire ad un altro quello che non abbiamo il coraggio di dire noi, perché troppo spesso complici o vittime di un sistema che conosciamo, ma che ci rifiutiamo di combattere.
Ci accontentiamo di parole col suffisso “poli” per sentirci meglio… Tangentopoli, vallettopoli, calciopoli, telefopoli, politopoli, e se solo si volesse far luce ci sarebbe anche immigratopoli, drogopoli, guerropoli, connivenzopoli. Ci fa sentire meglio perché finalmente si può focalizzare l’obiettivo da denigrare, l’assassino biscazziere erede al virtuale trono d’Italia, la fidanzata di briatore, Luciano Moggi, il vice di Tronchetti Provera. Eh! Quante ne diciamo nei nostri posti di lavoro da Co. Co.Pro, in fila alla Posta per pagare bollette inspiegabili, mentre si parla con una promotrice finanziaria che ti dice che la banca per darti un mutuo di 80.000 € ha difficoltà a meno che tu non firmi due assicurazioni, di cui una sulla vita, che ti fanno lievitare il mutuo a 106.000 €.
Quante ne diciamo!
L’assassino biscazziere continua la sua vita d’oro, la fidanzata di briatore lavorerà a canale 5, Luciano Moggi è diventato giornalista, la Juve è in serie B, ma nonostante le intercettazioni dell’azienda di Tronchetti Provera, azionista dell’Inter, la squadra è sempre seconda, e la moglie lavorerà in TV ( che ormai con uno stipendio solo non si vive).
Io purtroppo ho una connessione Telecom della quale spero di liberarmi presto e ho imparato nel 2001 che quando devo dire qualcosa a qualcuno e non voglio essere ascoltata devo prendere un foglio di carta ed una penna biro, scrivere le mie parole e poi inviare con affrancatura prioritaria; la prossima volta che chiamerò qualcuno per un lavoro (uno qualunque escludendo le mie competenze per le quali sono fuori mercato per raggiunti limiti di età) parlerò solo in sardo aumentando così le possibilità d’essere assunta, temporaneamente e senza diritti. Continuerò a non prostituirmi, né col corpo, né con la mente.

Rita Pani (APOLIDE)


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