8.06.2006

 

La lunga estate calda

Massiccio esodo estivo, code sulle autostrade, città semideserte, vacanzieri accaldati. Questa è solo una sintesi dei luoghi comuni che siamo costretti a subire ogni anno ad Agosto. Un rituale secondo solo al menù natalizio con conseguente impiego del gotha della dietetica, capace di far smaltire il grasso accumulato in soli due giorni di grandi abbuffate.
La vita non è frenetica per l’ iperattività ma solamente perchè nessuno si ribella ai ritmi che qualcuno vuole imporci. Forse, anzi, essere inglobati in questa sorta di gregge, può tornar comodo a chi è capitolato e ha ceduto al “non pensare”. E’ morta l’iniziativa privata.
Per esempio, le alghe assassine del Mar Ligure. In principio ci sono state descritte come “tossiche”, sembrava quasi che gli ospedali dovessero prepararsi all’emergenza, poi da tossiche sono diventate “urticanti” con conseguente divieto di balneazione, fino ad oggi, “giorno di massiccio esodo estivo” delle code sulle autostrade (anche in entrata in Liguria). Le alghe, non erano poi così alghe, infatti pare facessero venire solamente un po’ di tosse e poi, sono miracolosamente sparite perché hanno concluso il loro ciclo vitale. Problema risolto, tutti liberi di esser vacanzieri. Perché mai il pecorone dovrebbe perdere dieci minuti del suo preziosissimo tempo a chiedersi come mai stia morendo il nostro mare? Sorrido. Qualche mese fa, l’università di Sassari rilevò la presenza di una balena bianca nelle acque del nord Sardegna. Si parlò di evento “fantasticamente” straordinario; nessuno pose l’accento sull’anormalità del fatto.
La frenesia della vita. Non si consuma con bramosia, si consuma e si brucia per poter essere nuovamente pronti a consumare. A proposito di bruciare, mi è arrivato l’invito di Amnesty Internacional per la manifestazione di Lunedì 7 Agosto al Colosseo. Se non abiti a Roma, mi scrivono, accendi una candela sulla finestra per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Libano. Non lo farò. Non perché non voglia farlo ma perché rischierei di dare fuoco alla casa se ne accendessi un’altra. Ho quella della guerra in Afghanistan che ancora brucia, e quella della guerra in Iraq. Non lo farò anche perché non mi va di partecipare alla stesura della classifica della tragedia più tragica. A leggere i giornali, sembra di assistere all’Hit Parade della guerra; manca solo un DJ un po’ cretino che strisciando le parole ci aggiorni sui record di morti, assalti, missili sparati… “E questa settimana resta salda al vertice della nostra classifica la guerra il Libano, con 900 morti ammazzati, mentre resiste al secondo posto la guerra (non guerra) in Iraq con 60 morti da una parte e una ventina di bambini che giocavano a pallone”. No. Non ci posso stare, ma io del resto non riesco a stare nemmeno nel gregge dell’automa non senziente. Voglio conservarmi così, libera di incazzarmi sempre.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?