8.16.2006

 

Forza

fòr|za … Tra l’altro: violenza, prepotenza: ricorrere all’uso della f., soggiacere, piegarsi alla f.

Così si scopre che le azioni di pace possono essere molteplici, non si dicono in italiano, perché non è bello, non sta bene; si dicono in inglese ché assumono quel certo non so che, quel qualcosa in più.
C’è il Peacekeeping e c’è il Peaceforcing. Si scopre che quando è impossibile mantenere la pace, è possibile imporre la pace, con la forza. Così dovrà fare l’Italia in Libano, con qualche migliaia di soldati, mezzi ed armi. Lo farà in inglese, per non far capire che ancora una volta ci accingiamo alla guerra che ripudiamo all’articolo 11 della nostra Costituzione, che non tolleriamo nel nostro animo e che non riusciamo ad assimilare come necessaria, nonostante l’enorme sforzo fatto dai mezzi di lobotomizzazione di massa.
Come sarà? O fate la pace o vi sparo?
Ogni nuovo giorno è una nuova scoperta, diceva qualcuno che ora non mi sovviene, ma qualcuno aveva decisamente ragione. Puoi scoprire che Prodi si sente ancora subalterno a berlusconi, il quale “da il via libera alla missione”, e che, sentendosi come Gesù nel Tempio, riesce a dare anche buoni consigli. (Alla domanda se il leader della Cdl Berlusconi avesse manifestato delle riserve, Prodi ha risposto "no, no. Mi ha dato consigli che ho apprezzato sulle dimensioni della forza e sulle caratteristiche. E' stata una conversazione positiva".)
E’ sempre una scoperta la forza delle parole che non fanno più breccia, semmai rimbalzano come palline lanciate noiosamente contro i muri e che tuttavia a lungo andare lasciano una macchiolina persistente. Le guerre, vere o presunte che fossero, hanno lasciato un indicibile e vergognoso segno dentro di noi, e spero non sia indelebile. E’ ormai noto come il nemico sia l’Islam, ma a volte qualcuno sembra non essere convinto che la lobotomia abbia avuto il risultato sperato e allora insiste nel tentativo di asportare altri pezzetti di cervello.
E’ la storia di una ragazzina, poco più che ventenne uccisa dal padre. Un islamico. E’ la storia di un ministro, Amato, che non coglie al volo l’occasione di tacere: "Il caso della ragazza pachistana uccisa dal padre insegna molto ai fini della cittadinanza, perché è evidente che non basta chiedere l'adesione ai valori della Costituzione", ma bisogna che ci sia un'adesione anche a diritti "fondamentali come il fatto che la donna si rispetta secondo regole che io considero universali".
Mi sembra di leggerla quella regolata da imparare a memoria: “Possono uccidere i figli e le mogli solo i cittadini italiani dalla nascita e di religione cattolica.”
E’ aberrante uccidere una figlia che non condivide i precetti della religione islamica, è aberrante uccidere il proprio figlio di tre anni mentre sta nel letto dei genitori, ma se sei cittadina italiana di pelle bianca, cattolica, benestante e sei stata condannata a 30 anni di galera in primo grado, puoi anche goderti la libertà di continuare a procreare, andare in TV e persino diventare famosa.

Rita Pani (APOLIDE)


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