3.07.2006

 

Locandine elettorali.


Se a qualcuno venisse in mente che sia una cosa seria, ci pensi un po’ su e si riprenda. Non è una cosa seria.
C’è da ammettere candidamente che il meno peggio sta a sinistra, ma non è meglio, ci tengo a ribadirlo, è solo meno peggio. Mi riferisco ai nomi in cartellone per la prossima rappresentazione teatrale parlamentare,in attesa che venga assegnato il ruolo da regista. La destra accusava la sinistra di aver piazzato in lista troppi giudici, magistrati , ma infondo mi rincuora la presenza in lista di Gerardo D’Ambrosio e Felice Casson che se non altro potranno vigilare sull’insana presenza di bobo craxi ed ugo intini, sedere accanto a ciriaco de mita. Sono gli effetti della nuova legge elettorale, sul modello feudatario dei vassalli, valvassori e valvassini, fortemente voluta dal padrone del feudo, che doveva in qualche modo distribuire le terre, le nostre terre, ai suoi uomini, donne, amici degli amici, parenti ed affini.
Guardo e continuo a domandarmi che ne sarà di noi, cerco di convincermi sull’utilità del voto, facendo forza sull’innato senso del dovere senza mai perdere di vista la possibilità di varcare il confine di questo povero paese impazzito, o fatto impazzire.
Giornalisti, intellettuali, giudici, qualche moglie, un fratello, qualche riciclato a sinistra, mentre a destra, manca solo Moira Orfei con i suoi elefanti bardati con lustrini, piume e paillette.
Qualche mafioso, qualche inquisito, qualche compagno di loggia, ex cognate, sorelle, nani e ballerine, capitanate da Pippo Franco che si presenterà al senato con una sobria giacca a righe nere, arancioni e verdi e con la paglietta di Ciccio Formaggio, smozzicata di lato. E’ indubitabile il suo spessore politico, sarà probabilmente posto a capo di qualche commissione per lo studio della barzelletta sconcia.

Il problema dell’Italia, è che i problemi dell’Italia, pare importino soltanto a noi che continuiamo a porci domande alle quali nessuno sembra voler rispondere; nemmeno quelli “deputati” a farlo. Guardiamo intorno e restiamo sgomenti per la desolazione, ma poi andiamo comunque avanti, perché se un pregio abbiamo, è proprio quello di essere italiani. Creativi, ingegnosi, simpatici e tal volta, scuri di carnagione e pelosi.

Il mio ultimo atto politico sarà quello di andare a votare, dopo di chè vada come vada, starò alla finestra a guardare. Come ho detto spesso, rispetto a molti di voi che leggono ho il grande vantaggio di aver già perso tutto, famiglia, casa, lavoro… Non c’è nulla che possano più togliermi e questa è una grande libertà. Mi è rimasta la dignità e quella vi garantisco che nessuno riuscirà mai a strapparmela via.
Rita Pani (APOLIDE)

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