2.22.2006

 

Caro Romano (è la quarta volta che ti scrivo)

Caro Romano, ci risiamo.
Mi trovo costretta a scriverti un’altra volta, piena di dubbi e di domande, che sono certa non troveranno risposte. Penso però che esporle a te direttamente, e alla Rete, sia un mio preciso dovere.
Certe volte, ho il sospetto che non ti sia ben chiaro il significato intrinseco di quella marea umana che il 16 Ottobre 2005, partecipò alle elezioni primarie dell’Ulivo. Era tutta gente stanca delle promesse miracolistiche di un farabutto, furbo e scaltro. Era tutta gente come me, che vive a fatica un’esistenza che perde di significato, giorno dopo giorno. Era tutta gente pronta a sperare di poter tornare a vivere una vita dignitosa, fatta di quelle cose semplici che ci sono state tolte, come il lavoro, la scuola, il diritto ad un’assistenza sanitaria; anche molti anziani andarono a votare per le primarie, persino mia madre con la sua stampella e con la sua fatica.
So bene caro Romano, quanto possa essere difficile portare sulle spalle un fardello così pesante di responsabilità, quanto possa essere faticoso rappresentare qualcosa di così enorme per un intero popolo; quanto possa essere facile disilludere chi ripone tante aspettative su un’ unica persona, ma accettando di essere il candidato unico, tutto questo è inevitabile.
Personalmente ritenevo che la differenza sostanziale tra l’Unione e la Cdl, fosse la sostanza di un progetto politico teso al ripristino delle garanzie primarie per un popolo, quindi pensavo anche che con te potesse finalmente finire l’epoca del becero populismo, fatto di promesse non mantenute e propaganda miracolistica, pensavo soprattutto che fosse cessata per sempre la distribuzione di dentiere per vecchietti e “bonus” per bebè. Soprattutto pensavo che fosse finito il “ridicolismo apolitico”. Ahimè non è così.
Nella migliore delle tradizioni italiane, di libera concorrenza tra supermarket ecco che arriva la tua “promessa” di ieri, che io ho letto così: “Se berlusconi ti dava mille euro per un bebè, noi te ne daremo 2.500!” Accattatevillo! Certo, dopo c’era anche tutta la spiegazione di una politica di programma per la famiglia, e non basta il “bonus” estendibile fino alla maggiore età, ma ci si mette dentro anche la costruzione di asili nido: 3000 in tre anni. Tutto bene, tutto giusto, se non fosse per un paio di indigeste incongruenze, che fanno dubitare le persone come me, poco inclini a digerire bocconi amari. Caro Romano, non ti sei inventato nulla. La regalia che proponi, esisteva già; si chiamava “assegno familiare” e stava dentro alle buste paga che il lavoratore riceveva ogni 27 del mese. La politica dell’elemosina è offensiva per chi non vorrebbe altro che poter garantire un’esistenza dignitosa alla propria famiglia. Ripristinare le garanzie per il lavoratore, dopo aver fatto i modo di poter tornare a lavorare, sarebbe il miglior bonus che ogni cittadino italiano vorrebbe avere. Una politica sul controllo dei prezzi, la revisione reale del valore dell’euro, il taglio dei prezzi con una politica repressiva verso gli speculatori, siano essi palazzinari o fruttivendoli. Questo potrebbe essere un modo per risparmiare risorse che saranno assolutamente necessarie a questo paese impoverito, declassato, frantumato e devastato da cinque anni di governo barbaro.
Caro Romano, è solo per responsabilità che non andrò ad aumentare la percentuale degli astensionisti, e continuerò nonostante tutto a chiedere a chiunque di andare a votare e votare per te, ma è giusto che tu sappia che lo sento come un sacrificio, alimentato da un atavico senso del dovere.
Saluti,

Rita Pani (APOLIDE)


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