11.15.2005

 

Cronache dal "paese di meno tasse"

La Consulta ha decretato l’illegittimità della finanziaria 2004 e le reazioni non si sono fatte attendere: "Non cambia niente, certo. Ma proprio per questo mi sembra l'ennesima sentenza incomprensibile. Una strumentalizzazione politica".
Quel “non cambia niente” detto dal ragionier tremonti mi ha fatto riflettere sull’utilità della consulta, come a suo tempo mi chiesi a che servisse l’ONU piuttosto che ogni altro organo preposto al controllo di una cosa qualunque. E’ prassi per questo governo, disattendere qualsiasi regola, qualsiasi indicazione. Persino il vostro premier non s’è mai fatto scrupolo di inveire contro l’Europa, specificando che avrebbe voluto legalizzare la trasgressione delle regole imposte, quasi come quando invitò i cassintegrati a trovare un lavoro in nero mentre stavano in cassintegrazione.
Elucubrare sul senso dello stato sta diventando un gioco da sofisti, da intellettuali snob o da filosofi annoiati, il senso dello stato è un’utopia, forse la vera utopia capace di scalzare dal vertice delle classifiche delle utopie persino il marxismo.
A guardare l’Italia sembra di assistere ad una farsa comica d’altri tempi, una di quelle che celava l’angolo triste della miseria e della meschinità, un po’ come quando Charlie Chaplin faceva bollire un vecchio scarpone per poi servirlo per pranzo.
Mi viene in mente per esempio il “paese di meno tasse” fiore all’occhiello di questo governo di fascisti ripuliti; è una delle rivendicazioni più gettonate da tutti i ministri: “Siamo stati gli unici ad aver ridotto le tasse!” Ebbene sì. Gli uomini più ricchi d’Italia ringraziano e spartiscono la torta, mentre noi assistiamo allo stillicidio di prelievi sanguigni dalle nostre vene ormai sclerotizzate. Accade in Sardegna per esempio che, dall’indomani della privatizzazione dell’ ANAS per percorrere il tratto di strada che collega Nuoro a San Teodoro, si dovrà pagare un pedaggio; questo è degno della commedia italiana, esilarante e sconvolgente nello stesso tempo. Pagare il pedaggio delle strade in Sardegna, equivale a pagare per respirare aria fetida, ma nel paese di meno tasse anche questo può accadere. Pagheremo per le strade statali periodicamente invase e distrutte dal passaggio dei carri armati dell’esercito italiano e persino dei mezzi militari americani, che costringono noi malcapitati residenti a lunghe soste in cunette non praticabili, con i copertoni delle auto in bilico ai bordi del precipizio non protetto, pagheremo per recarci ovunque da un capo all’altro della nostra terra che confina solo ed esclusivamente col mare. Pagheremo? Io no. Non pagherò mai per percorrere le strade sarde e sono certa che molti come me, non pagheremo mai.
Temo che il tentativo di costruzione dei caselli sarà un’opera destinata a restare incompiuta. Perché pagare … tanto non cambia niente … Sempre in Sardegna (come in Valle d’Aosta) dal primo gennaio la televisione si potrà vedere solo col dispositivo del digitale terrestre, la legge scritta da mediaset e firmata da gasparri prevede infatti che le due regioni siano quelle pilota. I supermercati lo regalano con i punti fedeltà, così è toccato in dono anche a mia madre. Sorpresa delle sorprese, la RAI non si vede, non ha ancora attivato le frequenze e per vedere tutto il resto devi pagare. Persino per vedere maurizio costanzo devi pagare ma potrai farlo direttamente con la bolletta telefonica. Inutile dirvi che il decoder di casa dei miei genitori è diventato nella storia quello meno utilizzato, installato e poi rinchiuso dentro la sua scatoletta in meno di tre ore effettive di ricezione del nulla cosmico trasmesso col nuovo sistema d’arricchimento berlusconiano. Ma meno tasse per tutti … Infatti in Sardegna ci si interroga già sull’opportunità o meno di continuare a pagare il canone di una televisione che non esiste più, e che ha succhiato fondi dello stato per gli incentivi all’acquisto dei decoder, mentre le scuole, la sanità, l’assistenza sociale venivano ancor più depauperate.
In questo paese della farsa ridicola oggi accade anche un’altra cosa della quale purtroppo non si ha notizia ovvero la prima manifestazione di protesta dei disabili. Si sono infuriati per i tagli alle scuole, dove il sostegno è quasi totalmente sparito quindi oggi, genitori e figli faranno un sit-in davanti a palazzo Chigi.
Rita Pani (APOLIDE)

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