10.03.2005

 

Non perdiamo di vista Follini.

Penso potrà continuare ad essere uno dei casi più interessanti e disperati di questo periodo storico, politico. Follini resta fino ad oggi il caso patologico più inspiegabile del panorama epidemiologico di governo. Non si capisce. Sembra quasi uno che ha le pulci addosso, uno che non trova pace. Un malto di emorroidi costretto a stare seduto per ore.
Alleato di governo nei giorni dispari, ago della bilancia i giorni pari, riassume una sua identità democristiana al fine settimana e rilascia dichiarazioni al vetriolo rivolte al suo padrino di coalizione. L’ UDC è in fermento, pare che i giornali di proprietà del presidente del consiglio editore, stiano attuando una campagna intimidatoria, ma Follini precisa che “Non si lascerà intimidire.” E’ successo domenica, quindi giorno di identità democristiana, lunedì immagino che queste affermazioni si ridimensioneranno assumendo il peso di un dibattito chiarificatore all’interno del sistema democratico dell’alleanza governativa, rigorosamente in posizione china, martedì non so.
Di tutte quelle che ho letto, la dichiarazione più emblematica è quella di Lorenzo Cesa, vice presidente del gruppo parlamentare del Ppe a Strasburgo: «Non c’è dubbio che fra le poche promesse mantenute da berlusconi vi sia quella di scatenare gli organi di informazione della famiglia contro il segretario dell’Udc - Quello che sta succedendo in questi giorni è semplicemente vergognoso».
Viene spontaneo chiedersi dove abbia vissuto Cesa in questi ultimi 10 anni, e se per caso si sia reso conto che tutto il decennio è divenuto progressivamente vergognoso.
L’italianità stessa è ormai una vergogna completa, e sarebbe bastato oggi guardare un telegiornale, uno qualunque; archiviati i morti per attentati a Bali, sorvolati i morti quotidiani iracheni, sfiorati i morti ammazzati italiani è stata una giornata dedicata alle dediche. I telegiornali hanno provveduto ad informarci di cose banali spacciate per fatti da annali. Era il giorno utile per festeggiare degnamente i nonni, ma era anche la giornata degli anziani che hanno avuto per testimonial i disabili, perché era anche la giornata dell’abbattimento delle barriere architettoniche, oltre ad essere la giornata per la raccolta fondi per la tutela delle opere d’arte. Francamente come avrei potuto farmi bastare il tempo anche per la tutela dei Follini?
La festa del nonno, indetta per decreto dal presidente del consiglio nonno, è una cosa fondamentale per la nostra civiltà, i nonni sono importanti soprattutto quelli che non abbiamo provveduto a rinchiudere in ospizio, e soprattutto se hanno un reddito per poter dare una mano in famiglia, mentre quelli che non sono nonni, ma sono solo vecchi e razzolano nei cassonetti o girano con la demenza senile, in pigiama per le vie delle città, oggi hanno avuto anche loro la grande opportunità di una giornata diversa. La giornata dell’anziano.
Resto affascinata dalla povertà di un paese che ha bisogno di ricordare con una giornata che è necessario l’abbattimento delle barriere architettoniche, soprattutto perché poi con la penuria di parcheggi, ogni strada che si rispetti ha la sua dose di parcheggi per gli invalidi. Ne ho due proprio vicino a casa e mai mi è venuta l’idea di lasciarci la mia auto senza contrassegno, nemmeno dopo aver constatato che i possessori hanno auto lussuose, ora anche un SUV, e che né la moglie, né il marito sono handiccapati. Ma vogliamo abbatterle le barriere architettoniche o no? No. Perché poi pare brutto per l’italiano parcheggiare davanti ad uno scivolo.
E’ orribile che si usino i giornali per attaccare Follini; ma poi perché dovrebbero attaccarlo? Perché la variazione della legge elettorale è stata fatta ad presidentem e non ad Follinim?
La giornata per la raccolta fondi per la tutela delle opere d’arte. Ho letto che ne hanno parlato tutte le trasmissioni televisive domenicali. Certo è importantissimo, nonostante ci sia un ministero per i beni culturali che dedica la ripartizione dei fondi per la produzione di film ad amantem, i soldi si sa non bastano mai. Bisogna darne e darne tanti così che le opere d’arte siano restaurate e poi cartolarizzate a prezzi più appetibili per il venditore, lo stato.
Troppo facile prendersela con la stampa, soprattutto quando si è voluto a tutti i costi un editore come presidente. E poi non è nemmeno vero che la stampa sia di parte, ci troviamo in perfetta parcondicio e l’esempio lampante l’ha dato la Sette: di mattina a “Forza Sette” il commento del velista D’Alema e di pomeriggio, la stessa trasmissione aveva ospite in studio l’ingegner castelli…
E’ brutto, lo so, ma non mi sovviene una conclusione se non … Mavaccagareeeeee!!!
Rita Pani (APOLIDE)

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