10.29.2005

 

La legge è legge.

WASHINGTON (Reuters) - Il capo dello staff del vice presidente Dick Cheney, Lewis Libby, è stato incriminato oggi con cinque capi d'accusa per aver ostacolato la giustizia, aver reso falsa testimonianza e aver rilasciato false dichiarazioni su un'inchiesta di due anni a proposito della fuga di notizie dell'identità di un agente della Cia. Lewis Libby si è dimesso e ha lasciato oggi la Casa Bianca, ha detto il portavoce Scott McClellan.
Non è la notizia in sé che lascia stupefatti, quanto i motivi che stanno portando l’amministrazione Bush a traballare. Reati come la falsa testimonianza, false dichiarazioni, ed ostacolo alla giustizia. A guardarli con gli occhi da italiana, sporchi di tutta l’illegalità istituzionalizzata, verrebbe quasi da sorridere, soprattutto se si pensa che oggi, il capo del governo italiano è risultato essere contumace nell’ennesimo processo che lo vede protagonista a Milano.
Per quanto strano possa sembrare, in America pare essere quindi molto grave mentire, soprattutto se lo si fa davanti ad un giudice; ricordiamo tutti il povero Bill Clinton intento a spiegare alla nazione come fosse differente il sesso dalle pratiche che la sua Monica faceva in ginocchio sotto il tavolo della sala ovale, per cui non poteva essere considerato un mentitore. In Italia invece, la menzogna non esiste, anzi, essa a volte pare essere persino una cosa seria persino quando sottoscritta sotto forma di contratto tra un uomo solo ed un intero popolo.
Legge, giudici, legalità in Italia sono cose secondarie e non perché si riformi la giustizia in modo tale da assicurare l’immunità al solito tizio di Arcore, ma perché anche quando le leggi non siano state revisionate e quindi applicate, valgono quanto il due di picche.
Non si tratta solo di un premier pregiudicato, e nemmeno avere una serie di parlamentari o senatori pregiudicati che fa senso ma la portata degli effetti nefasti che si ripercuotono sullo stato stesso. Prendiamo per esempio il senatore Dell’Utri, condannato a 9 anni per associazione mafiosa, a poche ore dalla condanna la primissima dichiarazione fu: “non mi dimetto”.
Pensiamo poi al tragico fatto del 16 ottobre scorso, quando a Locri è stato ucciso un uomo per bene, Fortugno e lo stato, con tutta la sua autorevolezza dichiarava la sua pervicace intenzione di combattere la mafia. Ora smettiamo di pensare.
Rita Pani (APOLIDE)

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