10.19.2005

 

I sogni aiutano a vivere meglio?

Sembra che per poter sopravvivere sia assolutamente necessario essere capaci di sognare. Io ne dubito fortemente, anzi sono molto convinta che vivere sognando sia pericoloso. Il risveglio è sempre traumatico in una quotidianità che somiglia sempre più ad un incubo. Quasi un esercizio inutile che rasenta il masochismo. Devo ammettere però che come tutto, anche il concetto di sogno non è più lo stesso ai giorni d’oggi. Da bambini si sognava di diventare adolescenti, poi come una catena si sognava di diventare maggiorenni, poi verso i venticinque - trenta ci si limitava a chiederci che accidenti facessimo al mondo, ma non avevamo raggiunto ancora i quaranta, quindi non avevamo ancora vissuto questo ultimo decennio.
Ho sempre invidiato un po’ quelli che sono riusciti ad adagiarsi nel nuovo concetto di sogno, che a me pare significare di più desiderio d’arrivare. Dove? Difficile da dire. Sono stata anche molto criticata quando senza tormento alcuno ho affermato di rifiutare il sogno come parte integrante della mia esistenza, ed è ancor più difficile da spiegare che il mio sogno, se esistesse, non sarebbe altro che un lavoro che mi permettesse una dignitosa sopravvivenza.
Come dicevo è proprio la mistificazione colpevole, del concetto di sogno che mi lascia perplessa. Da immagini che accompagnano il nostro sonno, il sogno è divenuto solo illusione, una fantasticheria prodotta spesso in fabbrica ed elargita gratuitamente a chiunque ne sentisse il bisogno; gratuitamente, ovviamente, si fa per dire perché è noto che nessuno regala nulla a nessuno, anche i regali nei supermercati o alle pompe della benzina sono stati abbondantemente pagati.
Domenica scorsa più di 4.300.000 persone hanno partecipato al voto delle primarie. Mi ha impressionato constatare come la maggior parte di questi fossero canuti anziani, chi come mia madre col bastone, chi accompagnato a braccetto da qualcuno, creava la file ordinata in attesa di attestare il risveglio e il ritorno alla realtà. Per loro il sogno fu venduto sotto forma di aumento di pensione minima, per altri fu uno stile di vita (life style) simile a quello degli *amici americani* fatto si SUV e Campus, election day e devolution, ponti modello San Francisco e poliziotto di quartiere, cantanti e ballerine; voglio sperare che abbiano superato la fase di narcolessia e non vogliano riprendere a dormire facendo di Prodi un sogno.
Lo stramaledetto da Arcore, persevera nell’intento, e di fronte alla fiumana di gente che domenica scorsa ha trovato un nuovo modo di ribellarsi, parlando dell’impossibilità di trovare un suo degno sostituto, ha dichiarato:
"Sarei ben lieto se ci fosse qualcun altro capace di affascinare gli italiani e far nascere un sogno".
Si dovrebbe prendere spunto da questa frase per comprendere la necessità della caffeina, e della sveglia perenne, dell’insonnia quasi patologica o del ridimensionamento del sogno.
Andare a letto per dormire, magari cadendo nella banalità di un’immagine che ci figura adatti al volo, o a letto con qualcuno che non sia il nostro partner intenti a fare maialate indicibili, o semplicemente intenti a correre, per poi svegliarsi e capire che la vita è un’altra cosa.
Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Mica facile ricominciare a sognare, se non lo si è fatto per tanto tempo. Dopo cinque anni di un brutto sonno, poi, sognare Prodi sembra tutto sommato una magra consolazione.

ZS
Ps. i commenti, finalmente!
 
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