9.14.2005

 

Tutti al mare

Mi piace il mare. E viaggiare per mare è una delle cose che mi piace di più. Certo, un traghetto non è il massimo ma, contrariamente a quanto dice il premier six feet under, non sono poi così tanti quelli che possono permettersi iòt per incrociare davanti alla sua villa. Tuttavia, anche l’esperienza di un più popolare traghetto può offrire in ogni caso emozioni e spunti di riflessione. E comunque non avrei potuto fare altrimenti.
Questa volta ho avuto anche la fortuna di vedere un delfino. E’ apparso improvvisamente, silenzioso come un fantasma. Sembrava quasi non voler disturbare. Si è affrettato ad andarsene dopo pochi attimi, mostrando il dorso impreziosito dai riflessi del sole. Una vista di cui abbiamo goduto solo in tre.
Anche i coatti sono apparsi improvvisamente. E' risaputo che i coatti, in vacanza, spesso si muovono in coppia, un po' come i carabinieri. L'esemplare dominante, ovvero quello ciarliero, dopo aver strascinato svogliatamente i suoi ferocissimi birkenstock, ha assunto la singolare posa di tre quarti con un piede appoggiato alla balaustra e gomiti da bancone di bar, detta "dell'atteggione" altrimenti nota come "anvedi quanto so' fico!"
Egli, con il suo tipico linguaggio fatto di vocali finali allungate per almeno cinque secondi e intercalando almeno un'altra decina di secondi di silenzio tra uno spezzone di frase e l'altro, ha iniziato a dar sfoggio della sua incommensurabile cultura esprimendo un civile quanto illuminante punto di vista sulla condizione degli omosessuali: "Allora dicooooooo... 'sto frocio cor Ferariiiiiii... m'ha dettooooooo... Ahò! E che, me fai pagà così tanto perché ciò er Ferariiiiiiii?... 'sto frocioooooo..."
Nei pressi, una mamma era seguita dalla sua graziosa bambina zoccolimunita intenta ad eseguire una serie di approfonditi accertamenti circa la robustezza del ponte della nave, saggiandolo con il caratteristico passo felpato del rinoceronte imbizzarrito.
All'interno, una giovane e raffinata donna si prendeva amorevolmente cura del suo bambino, aiutandolo a camminare con l’affettuosa premura che solo una madre può essere capace di dispensare. Quindi, dopo alcuni passi, lo ha teneramente esortato a partecipare alla colazione: "'gnà? 'nnamo a magnà!" (trad.: “Ignazio? Andiamo a mangiare”)
Tutto ciò mi ha confermato che il delfino è un animale dotato di grande intelligenza nonché di straordinaria sensibilità.
L'isola, destinazione finale del viaggio, ha poi saputo abbondantemente ripagarmi di quanto sopportato. Anche per il fatto che la mia meta finale era decisamente distante da quella dei soggetti con cui ho giocoforza dovuto condividere il viaggio e che sono rimasti irrimediabilmente delusi dall'aver constatato che sui traghetti della Tirrenia non esiste il servizio di animazione. Per quanti non lo sapessero, il servizio di animazione, generalmente è costituito da un gruppo scelto di SS della Hitler Jugen che, pur di farvi ammettere di esservi divertiti, è disposto a calpestare i diritti umani e/o a contravvenire alla Convenzione di Ginevra ricorrendo finanche alla tortura sistematica. Il concetto base su cui si fonda l’ideologia dell’animatore è che se dormite più di tre ore al giorno, vi state annoiando. E questa cosa li fa incazzare terribilmente. Solitamente essi vi accolgono nei villaggi turistici omaggiandovi di pacchiana oggettistica artigianale autoctona come, a titolo di esempio, collane di fiori in Liguria o collane di pecorino in Sardegna, ecc.
Detto per inciso, il villaggio turistico, nella maggioranza dei casi, consta di una struttura recintata con alti muri sulla cui sommità è posto un fitto groviglio di filo spinato percorso da corrente al alto voltaggio. Tale sbarramento divide in maniera netta il mondo reale dal benessere finto e plastificato del villaggio dove, inspiegabilmente, intere famiglie si rinchiudono dopo aver passato i restanti 340 giorni dell’anno in un mondo di finto benessere plastificato.
Una volta all’interno, dopo avervi concesso circa sette minuti e mezzo al massimo per la sistemazione negli alloggi, vi convocano per l'adunata dove sarete circondati dallo staff degli animatori al completo e da una muta di dobermann idrofobi. Subito dopo l'appello, vi illustrano il programma:
Ore 7:00 – Dolce risveglio accompagnato dalla melodica Cavalcata delle Valchirie a settemila decibel stereo. E’ obbligatorio sorridere.
Ore 7:02 – Abbiate l’accortezza di sorridere mentre vi convincono con ogni mezzo, più o meno lecito, a gettarvi nella piscina Polo Sud, accessoriata con blocchi di ghiaccio e orsi bianchi. Sovente la minaccia armata risulta sufficientemente persuasiva. Una volta in acqua, potrete godere del privilegio di praticare la ginnastica fitness (riservata però ai soli sopravvissuti): agitandovi come meduse affette da attacchi di schizofrenia, lascerete nell’acqua lo stress accumulato durante l’anno. Alla fine, gran parte di quell’acqua la berrete per non affogare. La restante verrà servita a tavola dove è consigliabile consumare ogni portata, altrimenti lo chef si offende e, lasciatevelo dire, non è fine urtare la sensibilità di un pluriomicida con tendenze pedofile.
Ore 7:35 - Colazione a base di caffè all'americana e una razione K del 1954. Qualora mostriate di non gradire, ovvero se non sorridete, vi applicano degli elettrodi ai genitali attraverso cui riceverete scariche elettriche di intensità crescente.
Ore 7:37 – Sorridendo e con una certa sollecitudine, dovrete recarvi assieme a tutti gli altri al trenino blindato dell'organizzazione che termina la sua corsa allo stabilimento "Arbeit macht frei" sito sulla spiaggia privata della struttura alberghiera.
Ore 12:30 – Adesso che siete arrivati alla spiaggia, potrete rilassarvi per ben cinque minuti prima di riprendere a spingere il trenino in senso contrario. Superfluo sottolineare che è indispensabile ostentare un bel sorriso anche durante il tragitto di ritorno.
Ore 19:25 – Anche se siete un po’ in ritardo sul consueto orario, si capisce dal vostro sorriso che vi state divertendo un mondo e, sebbene la cucina sia ormai chiusa rendendo impossibile qualsiasi ristoro, riempie il cuore di gioia vedere l’entusiasmo che profondete nel partecipare alla spontanea caccia al tesoro organizzata fra i cassonetti dei rifiuti.
Ore 21:00 – E’ finalmente giunto il momento che tutti stavate aspettando: la discoteca! Sorridete mentre ritmate i motivetti più idioti battendo le mani e ballando sfrenatamente. Se qualcuno mostra qualche segnale di cedimento, un animatore, solitamente il capo villaggio che durante la stagione invernale gestisce la meritoria impresa di approvvigionamento cavie per le industrie farmaceutiche, interviene prontamente: “Che succede? Non ti addiverti più nel nostro villaggio?” “No, non è per quello... è che, siccome la giornata è stata un po’ faticosa, allora magari... non so, pensavo di...” “Pensavi? Ma indove ti credi da essere? Ti ho detto che ti devi da divertire! Abballa e abbatti le mano!!! E ridi! Ridiiii!!!”
Ore 5:35 – Finalmente, potete andare a letto nel vostro bellissimo e confortevole baraccalow, dove stormi di voraci zanzare vi stanno aspettando con impazienza già da alcune ore!
Alla fine della vacanza, quando al momento di saldare il conto vi chiederanno una cifra pari al pil del Giappone, porgerete loro, sorridendo, la vostra carta di credito. In realtà, ormai, grazie alla paresi contratta a forza di sorridere, sembrerete davvero soddisfatto. Anche i vostri amici lo crederanno e così il prossimo anno ci andranno pure loro.
Comunque sia, tornare alla realtà cittadina è sempre, a dir poco, traumatico. A prescindere dal tipo di vacanza che si è scelto di trascorrere. Almeno per me, è così. Devo ancora capire bene il perché, ma ho come la sensazione che, in questo breve lasso di tempo, tutto si sia velocemente e ulteriormente deteriorato. Il petrolio è aumentato ancora e il debito pubblico è cresciuto ancora. Per non parlare di quello privato! Il mio, in particolare. Invece, curiosamente, trovo un sorprendente parallelismo tra l’andamento dell’inflazione elaborato dall’Istat e quello dei miei coglioni: tutt’e tre scendono sempre di più!
Devo tornare in vacanza: questa mattina, come sempre, sono uscito molto presto per far passeggiare il cane. Una giovane coppietta intenta in affettuosi atteggiamenti a bordo di una Smart, evidentemente disturbata dal nostro sopraggiungere, si è affrettata a ricomporsi trovando comunque difficoltà date le ridotte dimensioni della vettura. Lui, riferendosi all'orario, ha scherzato con lei: "L'ho sempre detto, io: se vuoi tenere un animale, meglio un gatto!"
Al che, mi sono inchinato davanti al mio cane e, prendendogli il muso tra le mani, ho voluto rassicurarlo carezzandolo ed esponendogli il mio punto di vista: "L'ho sempre detto, io: se vuoi trombare in macchina, meglio una station wagon!"
dirtyboots

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