9.29.2005

 

Non mi si parli di democrazia.

DEMOCRAZIA:

forma di governo volta ad assicurare la perfetta uguaglianza tra i cittadini i quali esercitano il potere direttamente (democrazia diretta) o per mezzo dei rappresentanti da loro stessi eletti (democrazia indiretta o rappresentativa o parlamentare)...

Sembrerebbe quindi di stare in democrazia, perché qualcuno ha votato per silvio berlusconi. Io preferirei dire che silvio berlusconi è presidente del consiglio perché esisteva, in Italia, la democrazia.
C’è un altro termine a me caro, libertà. Ma io sono affetta da comunismo cronico.
Dicono che se io posso tenere questo blog, è perché in Italia siamo liberi di farlo, perché stiamo in democrazia. Non vi spiegherò il perché, vi chiedo la fiducia, ma vi dirò che se io posso tenere questo blog è perché quelli come me (fortunatamente tanti) è più conveniente farli parlare che farli tacere.
Democrazia e libertà. Dovrebbero essere i cardini fondamentali della nostra civiltà, e dovremmo esser grati a chi lottò per un futuro che vede noi attori principali. Invece?
In questi quattro anni siamo scivolati sempre più in basso, con un parlamento impegnato a regalarci spot pubblicitari di un mondo di plastilina che esiste solo nell’immaginario di chi ancora non ha dovuto fare i conti con la realtà, o che anche se ha dovuto farli, ha preferito cedere all’illusione di un domani che tarda ad arrivare e che temo tarderà ancora un bel po’.
Non sono solo le lotte partigiane che ci consegnarono un Paese ad essere state tradite, ma tutte le lotte successive che furono fatte per poterlo mantenere e migliorare. Si pensi solo alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici per le garanzie minime, per i salari, per gli orari di lavoro umani. Si pensi alla scuola, ai meno abbienti e il loro rapporto con la vita semplice che non poteva essere solo sopravvivenza.
Tutto questo è stato tradito, e pugnalato dopo morto, come oltraggio finale.
E sì che ne abbiamo sopportato! Dalla devastazione di un Mezzogiorno d’Italia che campava della sua economia, con l’industrializzazione selvaggia, nata per arricchire il ricco padrone, alle stragi di stato, di mafia, o di stato & mafia…
Abbiamo perso tutto, credendo ingenuamente di avere guadagnato qualcosa, spinti dalle correnti avvelenate di una globalizzazione irreale ed assassina, creata per la sopravvivenza dei pochi ai danni dei più deboli.
Non amo molto Orwell. Anzi a volte ne ho trovato ostica la lettura, però c’era in 1984 qualcosa di orrendamente vero. “Basta far sparire una parola dall’uso comune, perché questo cessi di esistere nella nostra quotidianità.”
Un esempio non banale è il lavoro a tempo indeterminato. Non esiste più nel nostro lessico ed è come se non fosse mai esistito. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro… Fa quasi ridere a pensarci, ma fa meno ridere se si chiede ad un ragazzo di 15 anni di citare il primo articolo della Costituzione Italiana. Se allo stesso ragazzo chiedete cosa sia lo sciopero al massimo ti risponderà che è quando non viaggiano i treni o i bus, oppure quando il suo professore non va a scuola a fare lezione. Domani, per esempio a Roma sfileranno centinaia di lavoratori telefonici, che scioperano per avere delle garanzie contrattuali, aderiranno tutti, dai Co.Co.PRO ai SOMMINISTRATI.
Siamo un paese democratico, fondato sul lavoro e io mi chiedo il senso del lavoratore somministrato. Mi chiedo il senso di una scuola elementare che liquida la storia della civiltà greca in dodici righe, e che fa acquistare ad un bambino delle scuole medie il libro di Immagine, che insegna meno di quanto abbiamo potuto apprendere noi, ma crea le scuole professionali che potranno fornire mano d’opera gratuita all’imprenditore, quasi a dire :“Titolo di studio: SCHIAVO.”
Non parlatemi di democrazia e libertà in un Paese che ha istituzionalizzato il malaffare, le mazzette ai giudici, i condoni fiscali che di fatto tutelano l’evasore fiscale, il mafioso, tutti i generi di abusivismo. E soprattutto non parlatemi di democrazia in un Paese che riscrive le regole di uno stato a seconda dei bisogni del malfattore che governa a colpi di fiducia, che significa di fatto estromettere l’opposizione al governo, e quindi noi.
Non cadrò nel tranello della facile demagogia, ma non si può non pensare all’impossibilità di curarsi quando si è malati, e non si può nemmeno fare finta di non notare quanto è diminuita l’età di chi rovista nei cassonetti dell’immondizia in cerca di qualcosa da mangiare e di quanto sia cresciuto il numero delle persone che lo fanno.
La riforma della legge elettorale sarà l’ultimo colpo che questo governo affonderà alla nostra storia e alla nostra cultura. Assai meno cruento di una strage di stato, o di un golpe, ma sarà la fine se non ci sarà un ritorno di coscienza. E sarà comunque un colpo di stato.
Le responsabilità saranno molteplici e magari non equamente distribuite, e nel mezzo ci saranno anche tutti quelli italiani che non hanno saputo o voluto dire basta.
Non si è mai capito fino in fondo che noi siamo molti di più di tutti loro e che per rivoluzionare un sistema non sempre è necessaria la forza o il sangue. Sarebbe bastato dire mille volte no allo strozzinaggio di stato, no alle leggi ingiuste, no agli scandali di potere, no ai partiti di sinistra incapaci di imporsi e soprattutto mille volte no ai sindacati, colpevoli della distruzione dello stato sociale e della dignità dei lavoratori. Entrando in un supermercato con prezzi da ladri autorizzati a rubare, basterebbe non comprare, per ogni legge vergognosa sarebbe bastato occupare le piazze della Camera e del Senato, per ogni ingiustizia lavorativa proclamare uno sciopero ad oltranza, ed essere visti e sentiti.
Sarebbe bastato bloccare, sul serio e non per quattro ore con le fasce protette, il paese, per tornare ad esistere e rivendicare i diritti che ci sono stati rapinati in silenzio, nella parvenza di una democrazia che ci consente di sopravvivere a stento, ma fa prestiti anche ai protestati... (continuerà...)
Rita Pani (APOLIDE)

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