9.01.2005

 

E dicono, poi, che Katrina s'incazza.

Che sia la natura a ribellarsi e fare un migliaio di morti o che sia il prezzo da pagare per una democrazia imposta con le bombe, la sostanza non cambia: è colpa degli americani. Capisco che messa giù così, questa affermazione possa apparire troppo semplicistica, ma in fondo non lo è.
C’è una caratteristica che ha sempre differenziato gli americani dal resto del mondo e non era la super potenza ma ben sì l’arroganza con la quale ha tentato di colonizzare il mondo depredandone le ricchezze, in Africa come in Medio Oriente, l’arroganza con la quale ha cercato di imporre democrazie fasulle creando governi fantoccio da manovrare per avere sempre più controllo sulle risorse petrolifere, l’arroganza con la quale ha esautorato organi come l’ONU evitando di attenersi ad innumerevoli risoluzioni che imponevano loro qualcosa, l’arroganza con la quale il suo esercito non può essere giudicato dagli organi preposti in caso di crimini di guerra.
Pensano davvero di essere un grande paese, l’americano pensa in grande, e lo dimostra nei gesti di vita quotidiana: il palazzo più alto del mondo, le automobili più grosse, e persino i sederi degli obesi vittime dei Mc Donalds.
Si è parlato troppo poco dell’arroganza mostrata dagli americani all’atto della firma sul trattato di Kyoto, quando ogni volta al momento della ratifica si sono rifiutati di aderire all’unico programma sancito fin ora seriamente per tentare di “salvare il pianeta.” Ridurre le emissioni di gas dannosi all’atmosfera vorrebbe dire ridurre le dimensioni di un sistema di vita instaurato sul consumo, uno stile di vita da difendere togliendo la vita agli altri pur di garantirla a loro stessi, operazione convenzionalmente chiamata “guerra al terrorismo” o “esportazione di democrazia.”
Ma se fin qui ha vinto l’arroganza americana, questa volta ha vinto Katrina. Sì perché per l’americano medio, vittima della stessa arroganza dei governi americani, l’importante è avere un amico da abbattere, qualcuno su cui far rivalere la forza e la potenza della vendetta. Ai morti americani, gli americani rispondono con i morti. Contro chi spareranno per vendicare i morti di New Orleans?
A me sembra che finalmente la natura si sia ribellata colpendo il giusto bersaglio.
Certo trattandosi dell’America possiamo scordarci che qualcuno faccia un passo indietro ed abbia un ripensamento sul da farsi, i mesi a venire si svolgeranno secondo copione: prima una buona dose di vittimismo ed eroico nazionalismo con le lacrime di chi piange i propri morti ma non demorde, e poi la gloriosa ricostruzione, fino al recupero dell’antico splendore; tutto ad uso e consumo dell’adulante esterofilo pronto a sognare di possedere un giorno, un SUV.
L’America è così, purtroppo. Un paese che ha sovvertito la pace mondiale, rendendoci tutti vittime potenziali di chi ha visto crollare il suo mondo, la sua cultura e la sua civiltà, un paese capace di creare un personaggio come Bin Laden per poi perderne totalmente il controllo, ma capace di utilizzarne ancora l’icona per poter perseverare nell’intento criminale e guerrafondaio, capace di bombardare persino una cometa pur di poter testare l’ultima e più potente arma della quale ancora nulla è dato sapere ed ovviamente spacciando l’operazione per un non meglio precisato “esperimento astronomico”.
Come essere affranti per l’arrivo di Katrina?
Rita Pani (Apolide)

Comments:
imparato molto
 
leggere l'intero blog, pretty good
 
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