8.09.2005

 

Tu vo' fa' l'amerikano ...

Succede solo da Mc Donalds.
Come dire che certe cose accadono solo in America, e chi tranne me, per un attimo non ha sognato di poter essere americano?
E’ un grande paese che ha molto da insegnare ed infatti spesso sentiamo i politici rifarsi “al modello” americano.
Dallo stile di vita alla democrazia, l’America resta il primo paese in assoluto esportatore di modelli e fucina di genialità ai quali non si può davvero resistere. Il resto del mondo si adegua ingollando materiale macinato a forma di carne dentro panini tondi, cibi geneticamente modificati o incastrando SUV nei violetti dei centri storici di un Italia costruita intorno a ciò che fu nel medioevo.
Dal dopo guerra in poi, ci hanno evoluto col rock’n’roll e i jeans le auto scoperte e gli hamburger, la CocaCola e le gomme da masticare, poi sono passati alle cose più serie tipo i Campus ed i Master, il patteggiamento per evitare il carcere e l’assicurazione sanitaria, per arrivare poi alle bombe all’uranio impoverito e alla democrazia.
Il problema però è sempre stato solo uno riassumibile così: loro avevano Elvis Presley, a noi restava Little Tony che peraltro, non si è ancora ripreso.
Certo, bisogna ammetterlo, abbiamo imparato tanto dall’America ed ancora molto ci resta da imparare; per esempio a me piace molto il modello americano delle operazioni di polizia che non si chiamano più semplicemente “operazioni di polizia” ma sono battezzate da menti sagaci; ne ricordo a memoria qualcuna, tipo “missing car” che fece la stradale alla ricerca di camion rubati sulla Salerno Reggio Calabria, oppure “operazione silent hill” o “eagle one”. Eh! Che meraviglia!
Persino le guerre non le chiamiamo più guerre; oggi sono “Desert storm”, “Enduring freedom”.
Sì ci resta ancora molto da imparare e molti modelli ancora da importare; per esempio mi chiedevo quando anche noi riusciremo ad avere un modello “Daryl Atkins” ritenuto ieri “fit to die” (abile a morire).
La storia è questa:
Il giovane di colore venne condannato a morte per omicidio, ma durante il processo venne anche ritenuto ritardato mentale e per questo la pena di morte venne sospesa. Ora dopo sette anni di carcere, grazie alle sollecitazioni culturali alle quali il giovane è stato sottoposto, ha aumentato il suo quoziente intellettivo che era di 59 al momento del primo test e quindi, fuori norma di legge per poterlo ammazzare. Dal 1998 al 2005 però il giovane si è applicato insieme al personale del carcere e ha magnificamente superato l’ultimo esame di quest’anno raggiungendo un Q.I. di 76 punti, due in più di quanto bastasse per essere promosso cadavere anche se con la minima sufficienza.
Una vittoria per Daryl Atkins e per la legalità americana. Se non si può giustiziare un minorato mentale basta farlo diventare intelligente prima di ammazzarlo.
Un grande popolo, un grande paese. W l’amerika!
Rita Pani (APOLIDE)

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