1.24.2005

 

Qualcuno ricorda i 4 militari italiani...?

C’è sempre un momento al quale si dovrebbe fare ricorso alla memoria, ma spesso il nostro pensiero è subdolamente pilotato altrove, verso il nulla, verso situazioni di palese imbecillità che tuttavia riescono ad impegnare parlatori di ogni genere e grado.
Questo è il momento in cui io ricorro alla memoria -grazie a Mario- che segnala l’articolo di Giovanni Mandorino:

Quattro militari italiani disobbediscono e rifiutano di guidare elicotteri-carretta
Il Corriere della sera, il Manifesto e Liberazione ci hanno messo al corrente di un fatto interessante: il rifiuto di alcuni piloti di elicottero dell'esercito italiano di condurre i loro elicotteri nei cieli iracheni.L'episodio è avvenuto il 2 dicembre 2003 ma è venuto alla nostra conoscenza solo il 5 marzo 2004 con oltre 3 mesi di ritardo, e anche su questo ci sarebbe molto da dire. (LEGGI TUTTO)

Il ministro della guerra Martino, che come è uso si scrolla di dosso ogni responsabilità, dichiarando di non aver mai impedito che venissero mandati mezzi blindati (Mangusta) in Iraq, ed ovviamente passa alle querele contro Repubblica che aveva avuto un ritorno di memoria.
Il Presidente della Repubblica Ciampi fa il suo mestiere, consola e poggia le mani sulle bare, e il popolo? Piange a tele-comando, pianto on- pianto off, finendo per sepellire questi morti, tutti i morti, almeno due volte, sotto terra e poi nell’oblio.

Il popolo di Internet poi fa caso a se, quasi un esempio da studiare se, se ne sentisse realmente il bisogno; si parte dai mille “Ciao Simone!” alle poesie dedicate, ci si impiastra di retorica e lacrimose frasi preconfezionate, con pensieri di vicinanza (a debita distanza) alla giovane vedova e alla bimba, alla famiglia.
E si torna al problema reale. Che ci fa l’Italia in guerra? La pace. Questo almeno nell’essenza delle notizie che filtrate ci vengono donate... “Missione di pace!”
D’altronde il vostro premier è stato chiaro. “Noi resteremo in Iraq anche dopo le elezioni”.
E allora bisognerebbe dirlo, per Simone e per chi come lui lavora sotto questi padroni: “Ciao Simone, ci spiace, ma le commesse delle imprese italiane per una futura ricostruzione del paese distrutto dagli avvoltoi del petrolio, valgono molto di più della tua vita e di tutti gli altri come te.”

Stride? Probabile, ma è la triste verità, ed ogni tanto bisognerebbe dirsela, almeno tra noi, per non rischiare di diventare come chi, mentre si parla (per finta naturalmente) di ritorno al nucleare, di ambiente, di smog, di miseria, terrore e morte, riesce a fare titoli come questo, copiato in immagine.
Rita Pani (APOLIDE)

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