9.08.2004

 

Testimonianza

Carissimi compagni e carissime compagne
Stamattina a Dolianova (CA) sono stato bloccato da 2 pattuglie dei carabinieri, mentre da solo rientravo verso casa.
Hanno perquisito me e la mia macchina.
La motivazione che mi hanno dato è che, a loro avviso, son risultati sospetti i giri fatti con la mia macchina per sbrigare commissioni private e comunque irrilevanti.
E' chiaro che qualche sbirro in borghese mi stesse seguendo.
Hanno fotografato la macchina all'interno e all'esterno compreso un manifesto anarchico di mia realizzazione che tenevo nel cofano. Mi hanno quindi portato in tenenza a Dolianova dicendomi che sarei dovuto stare lì fino all'arrivo del tenente. Pensavo mi lasciassero lì tutto il giorno ma lo sbirro con le stellette è arrivato subito. Mi è stato stranamente permesso di fare una telefonata per avvisare di ciò che succedeva. Tenete presente che questi posti di blocco, perquisizioni e pedinamenti sono nei miei confronti sempre più assidui. Mi inseguono, mi stoppano, mi perseguitano nei luoghi più isolati e improbabili, mi ingiuriano accusandomi di gravissimi reati di cui io non so assolutamente niente. Quasi sempre tutto questo in nome del mio passato.
Vengo dalla gavetta, e da quando sono ragazzino che mi scontro con lo stato e le sue strutture fisiche e mentali di morte. Mi accusano di fatti gravi quali omicidio, tentato omicidio, sparatoria con gli sbirri, rapina a mano armata e tentata strage ed inoltre, come anarchico, sono soggetto a frequenti accuse gratuite e insensate.
Visti i tempi, volevo dire alle compagne e ai compagni di tenere sempre più saldo e forte il mutuo appoggio e la solidarietà nel movimento, affinchè nessuno di noi rimanga isolato, soprattutto per questi casi di estrema necessità.
Negli anni sessanta, in seguito a un conflitto a fuoco con gli sbirri, fui portato nella questura di via Genova a Roma e per evitare di finire nei sotterranei a morire sotto settimo grado (trattamento atroce di torture poliziesche) mi sono lanciato dalle scale autolesionandomi e per questo motivo mi hanno internato nel manicomio criminale di Aversa. Dei sei anni e quattro mesi di carcere che dovevo scontare,di cui due in ospedale, due mi sono stati condonati. Uscito chissà come da quell'inferno psichiatrico, nel loro verbale mi hanno scagionato etichettandomi come semi infermo di mente. Che etichetta conveniente! Ora, ho il timore che questa etichetta possa essere usata contro di me come è già successo ad altri compagni/e che quotidianamente si ribellano.
Chiaramente io continuo a lottare sempre e ovunque ma l'episodio di stamattina lo rendo pubblico in quanto un mese e mezzo fa, nella mia casa a Barrali, verso le 22 sono venuti 15 agenti in borghese con un mandato di perquisizione. Sono entrati prepotentemente fotografando tutta la casa ed il materiale che avevo esposto alle pareti. Mi è stato sottratto un quaderno in cui stavo scrivendo la storia della mia vita, uno di loro ha lanciato verso di me una pietra che tenevo sopra la TV che fortunatamente ha colpito il muro. Hanno poi cominciato ad insultarmi pesantemente e nonostante cercassi di difendermi, sono riusciti a colpirmi violentemente e ripetutamente sulla testa, sulle gambe e sui genitali. Per cercare di coprire il pestaggio alcuni agenti gridavano:
“si sta autolesionando!”.
Abbandonando la mia casa lasciavano il gas della cucina aperto, nel probabile intento di farmi saltare in aria simulando un incidente o un suicidio.
Vi dirò che quello che mi fa più male non sono tanto le botte, che durante la mia vita ho preso e dato, ma le umiliazioni che mi hanno inflitto. Tutto ciò mi ha sicuramente indebolito il corpo (ho ancora problemi seri) perchè, seppur abbia cercato di difendermi, hanno si toccato un leone ma un leone di 70 anni!
Sono totalmente innocente rispetto a cio' di cui vengo accusato e gli sbirri sanno benissimo che da me nn otterranno nulla che non sia disprezzo e omertà.
Non sono certo questi episodi a mandarmi in ritirata, anzi nonostante l'età , mi fanno esplodere con maggiore rabbia e determinazione, perche' cio' in cui credo, cio' che sento, la liberta' che cerco merita una lotta degna di essere attuata fino in fondo. In tutta la mia vita ho difeso ed attaccato per non essere come lo stato impone a tutti di essere, per non stare dall'altra parte dove non voglio e non riesco a stare.
Questi infami, non sapendo dove sbattere la testa e coscienti che non otterranno nulla di cio' che cercano, agiscono anche in base al tuo passato, quando ti trovano da solo/a, ti prendono come capro espiatorio per i loro squallidi giochi.
E' per questo che vi avviso, perche' quello che e' successo a me si possa, per quanto possibile, prevenire per altri/e compagni/e.
Siate in gamba!
Saluti ribelli
Ginu
Barrali, 30 Agosto 2004

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