5.16.2004

 

Giustizia è FATTA

"Vuole coprirsi il volto?", le hanno chiesto i poliziotti. Assolutamente no. Anzi: "Voglio sfruttare questo momento", ha ribattuto lei.


Il primo che mi viene in mente è Massimo, lo chiamavamo De Andrè per la straordinaria somiglianza col cantautore, eravamo amici anche dopo che l’aids incominciò a farlo somigliare più ad un fantasma che al cantante. Morì dentro la sua R4 in riva al mare per una over-dose di eroina.
Poi capitò anche a Bruno, che dall’aspetto sembrava un bravo banchiere, di quelli gentili. Lo faceva una volta ogni tanto, al sabato sera. Sua moglie lo trovò disteso nel bagno di casa con la testa poggiata al termosifone. Roba tagliata male, dissero. Ed altri ne vennero, ammazzati dalla droga, dicevano i giornali.
Non ho mai saputo di iniziative della polizia tese ad arrestare gli assassini spacciatori di Massimo di Bruno e di tutti gli altri disgraziati che hanno sputato l’ultima bava nei cessi delle stazioni o in un angolo di strada.

Ma il Pirata è stato vendicato. Giustizia è fatta. L’eroe morto riposerà in pace.

Leggo ora della sua ultima amante, arrestata per aver fornito cocaina (22.000 euro di cocaina) a Pantani... “Forse ora diventerò ricca e famosa....” In altri tempi avrei rabbrividito, oggi invece penso di sì, che diventerà famosa e se non ricca almeno benestante.
Perchè Pantani non era un drogato, ma era un eroe. E lei l’ultima ad averlo sollazzato.

Anche Maradona è un eroe buono, uno che si è fatto da se. Un mostro sacro del pallone, nato povero ed arricchito grazie ai suoi piedi, che ha rischiato non una ma due volte di morire, s’è giocato il cuore per un pugno di cocaina. E’ un patrimonio dell’Argentina; un bene da tutelare al punto che un giudice ha dovuto decidere per lui per salvargli la vita!

Non tossici bastardi. Non gente da schivare per strada o nelle stazioni della metro, non gente che ti fa paura incontrare di notte, non ‘quelle cose’ per cui è nata la legge fini che vorrebbe proibirmi di farmi una canna.
Non viziosi, drogati di soldi e successo, fama, popolarità, privilegio.
Eroi, vittime del successo, vittime di qualcosa, ma vittime.

Ricordo le immagini di quel giorno di Febbraio, la gente attendeva il sarcofago di metallo per un applauso. Applaudivano il Pirata che –dicevano i cronisti- aveva corso l’ultima salita.
Ho visto la folla pregare davati ad una clinica con in mano una figurina sbiadita di un giocatore di pallone.
Poi i funerali del Pirata, i ciclisti, le maglie gialle, le reliquie di un campione nostrano, i commenti solenni di giornalisti sportivi, di sportivi...

Quando morì Massimo, morì un tossico. Ricordo che lo accompagno pochissima umana pietà.
Quando morì Bruno fu peggio. Morì un uomo che non diede mai sospetto, e nemmeno la madre lo accompagnò intenta a curare la sua vergogna.

Gesù Cristo, Seneca e la saggezza dell’uomo dissero che, l’uomo era uguale davanti alla morte.
Credo si sbagliassero, e a fare la differenza è sempre e soltanto l’uomo.
Quello che applaude.

Rita Pani (APOLIDE)

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