2.19.2004

 

Dedicato a Ilario.

Forse non ho mai creduto veramente di avere dei lettori.
Forse non ho mai creduto che come io ricerco un attimo di tempo per andare a sbirciare tra i titoli di un giornale on line, qualcuno usasse lo stesso tipo di tempo rubato per leggere quello che rabbiosamente avevo scritto sul mio blog.
Oggi ho capito che non importa che essi siano pochi o tanti; oggi ho capito che basterebbe anche una sola persona perché io non perda mai troppo l’abitudine di condividere la mia rabbia con uno scritto, semplice.
Oggi ho parlato con Ilario.
Il suo essere diversamente abile è stato tradito dalla difficoltà di parlare, il mio essere diversamente abile invece, tradito dalle lacrime che sono riuscita a soffocare.
Già nessun altro se non chi sa di soffrire capisce di trovarsi innanzi a qualcuno che soffre.
E’ una strana epoca quella in cui viviamo, caro Ilario, è un’epoca nella quale si va in tv per guadagnare un po’ di soldi, si va in tv per trovare l’amore, si va in tv per vivere 100 giorni da leone, e soprattutto si va in tv per rifarsi fare le tette gratis.
E’ una strana epoca. Le mamme si sa hanno sempre pianto in tv, per il figlio scomparso, per il figlio ammazzato, per il figlio che fa il soldato, per il figlio che andando a scuola in tv diviene cantantattoreballerino ed ora le mamme piangono e si commuovono perché la figlia ha fatto la liposuzione, in tv, perché il figlio ha cambiato look, in tv.
Io ho pianto spesso davanti alla tv, quando piccoli scheletri neri, col visino rigato dalle lacrime davano da bere alle mosche che avevano poggiate sugli occhi, occhi così grandi da riuscire a rapirmi.
Sì caro Ilario, la realtà e che anche io come te, o tu come me, siamo diversamente abili. Tu per la tua tetraplegia, io per la mia malattia.
L’abbiamo capito dalle nostre voci?
L’abbiamo capito perché pasteggiamo col veleno della rabbia?
Hai sentito caro Ilario che si dice di Pantani?
E perché non abbiamo sentito nulla di ciò che non si dice dei mille e mille marco che vivono e muoiono nella solitudine della depressione?
Perché viviamo in una strana epoca, ed è quella della vita a tutti i costi, se poi è in diretta è ancora meglio; la vita a tutti i costi è quella in cui dobbiamo essere belli, con la pelle liscia e tirata, dobbiamo essere ben vestiti e sorridenti, dobbiamo fare finta di avere tutto ciò che necessita ad un individuo perché esso sia.
Come faccio a fare politica in un epoca nella quale anche questo valore assoluto è stato asservito alla vita a tutti i costi?
Come faccio io, diversamente abile, a battermi sentendomi sempre più sola?
Sai che riesco a contare le persone alle quali sono davvero cara con le dita di una sola mano?
Sai che l’unico che riesce a sostenere il dialogo con una diversamente abile per accertata sindrome depressiva sta ad almeno a tre ore di aereo da me?
Hai letto del comunismo e nei sei rimasto affascinato, hai letto e ti sei informato, hai trovato me e il mio comunismo, sottraendo tempo alla tua scuola virtuale, ed io sono riuscita a deluderti.
Non sei il solo, credimi, ma se potrò farò ammenda. Dovessi scrivere solo per te.
Vedi che strana epoca?
Lo si evince anche dalle mie parole; noi sottraiamo il tempo alla mia vita annullata, tu ai tuoi studi perseveranti, mentre Tanzi i soldi li distraeva. Ed era così distratto da non riuscire nemmeno a ricordare quanti siano.
Ti dedico questo scritto Ilario ed ha la forma di una promessa, quella che presto ti verrò a trovare.
Parleremo delle tue gambe che non si muovono, della mia anima che cerca di andare in letargo, troveremo insieme il modo di fare qualche passo in più dietro le quinte di questo teatro che alcuni si ostinano a chiamare vita.
Saremo s-comparese protagoniste, alla faccia di chi si rifa la faccia, ed alla faccia di chi una faccia non la ha più.
Ed hai ragione tu. Diversamente abili.

RITA PANI (APOLIDE)

Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?