11.24.2003

 

Il legame "indissolubile" tra Cesare e Silvio

La sentenza del processo Sme rassicura che in questo Paese si può fare giustizia. Di questo dobbiamo ringraziare non solo i giudici del tribunale di Milano. Tutto il sistema giustizia, nei suoi diversi gradi, con le sue più alte istituzioni giudiziarie, come la Cassazione, e quelle di garanzia, come il Csm, ha fatto argine al tentativo del potere politico di mettere in discussione il principio dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. I cittadini hanno avuto molte volte la percezione, durante questa lunga vicenda giudiziaria - otto anni fra indagini e processo -, snodatasi in un percorso reso accidentato da leggi fatte su misura per gli imputati eccellenti, da interventi ministeriali e da forsennate campagne politiche contro i giudici, che sarebbe finita non con una sentenza, ma con un guasto irrimediabile della giustizia: l'impossibilità di processare i potenti. Un imbarbarimento della giustizia speculare di uno scontro senza precedenti tra
potere e diritti: i diritti di libertà e di uguaglianza, i diritti dei lavoratori, i diritti degli immigrati, i diritti dei malati. Mentre l'officina delle leggi repressive contro i poveri cristi lavorava a pieno ritmo, Il presidente del Consiglio dichiarava di voler essere giudicato dai suoi «pari»; la destra produceva leggi ad uso di Berlusconi e Previti, tese a intralciare il corso dei loro processi e a ad allungarne i tempi - rogatorie, falso in bilancio, legge Cirami, Lodo Schifani, patteggiamento
allargato -; il ministro della Giustizia metteva in campo gli ispettori a fianco del senatore di Forza Italia, che si dichiarava vittima di un complotto dei pubblici ministeri.
Finalmente la sentenza è stata pronunciata. Il tribunale non ha ritenuto che Cesare Previti fosse vittima di un complotto politico dei pubblici ministeri e delle «menzogne» di Stefania Ariosto, che per otto anni è stata oggetto dello scherno e del vituperio della sua ex comitiva di politici, finanzieri, alti magistrati, avvocati con i quali passava le vacanze in yacht da nababbi e trascorreva serate fastose in cui era d'obbligo una gastronomia a base di aragosta e champagne. I giudici hanno creduto ai numeri «fotografati» nelle rogatorie svizzere sui quali erano fondate le accuse dei pm Boccassini e
Colombo, hanno letto nel cuore dell'Ariosto ed hanno capito che era sincera. Non aveva nessun motivo di mentire, quando ha raccontato: «In occasione di una riunione conviviale a casa di Previti, ad un certo punto si appartarono
Previti, Squillante e, poi l'avvocato Pacifico. Non ricordo per quale motivo passai vicino al terzetto che era nei pressi di un tavolino, sul quale c'erano numerose mazzette di denaro. I tre stavano in piedi lì vicino a parlare tra loro. Appena mi sono resa conto che stava avvenendo un passaggio illecito di denaro, ho immediatamente chiesto scusa. Previti allora mi
disse: "Stefania, non ci sono problemi, non ti preoccupare"».
In un mondo normale non si fa comunella di denaro tra avvocati e giudici: in comune dovrebbe esserci solo l'interesse della giustizia. Ma i tre di cui stiamo parlando si passavano soldi anche sui loro conti esentasse fuori d'Italia. Soldi provenienti dalla Fininvest di Silvio Berlusconi. Come i 434mila dollari che veleggiano nel giro di poche ore da un conto estero della Fininvest a un conto svizzero di Previti e da questo a un conto sempre in terra straniera esentasse intestato al giudice Squillante. Non c'è la prova che con quei soldi siano state comprate - come ha sostenuto l'accusa - le decisioni giudiziarie che bloccarono la vendita della Sme a Carlo De Benedetti, ma c'è quanto basta, al di là di ogni ragionevole dubbio, per convincere il tribunale che il giudice Renato Squillante, capo dei gip di Roma, era sul libro paga di Previti, avvocato della Fininvest, perché era un amico prezioso nel palazzo di giustizia di Roma, quando erano in gioco in
una causa gli interessi di Silvio Berlusconi. Il fatto che Previti sia stato condannato per corruzione semplice - perché la legge del tempo aveva previsto il reato di corruzione giudiziaria per i giudici e non per chi li pagava - gli ha giovato a fargli ottenere una pena inferiore a quella chiesta dall'accusa, ma lo scenario in cui si svolge il torbido traffico tra
lui e Squillante è quello del più importante palazzo di giustizia d'Italia. Moralmente la condanna di Previti si proietta su Berlusconi, che ora è sotto l'ombrello del Lodo Schifani. Alla vigilia della sentenza, Previti ci ha tenuto a ricordare ai giudici e a tutti gli italiani che il suo legame con Silvio è «indissolubile». Lo spettro dei significati del termine è ampio.
Potrebbe anche voler dire: siamo nella stessa barca.

Pomero

Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?