9.25.2003

 

4 ottobre

4 ottobre a Roma contro il liberismo, la guerra e il razzismo in piazza per un'altra Europa
Manifestiamo il 4 ottobre anche contro l'occupazione dell'Iraq
Una guerra immorale e illegale ha sostituito in Iraq un embargo crudele che
durava da oltre un decennio, e che ha mietuto oltre un milione di vittime,
con una occupazione militare guidata dagli Stati Uniti.
Le condizioni di vita di milioni di iracheni, rei solo di essere nati nella
terra del petrolio, non sono cambiate, anzi peggiorano di giorno in giorno.
Alla già grave situazione umanitaria si è aggiunta una insostenibile carenza
di sicurezza. A quasi cinque mesi dalla dichiarazione di fine del conflitto
gran parte della popolazione è ancora senza lavoro, senza elettricità,
senz'acqua e si profila una grave crisi alimentare.
La sicurezza internazionale non è migliorata, anzi il terrorismo ne esce
rafforzato, potendo contare su un nuovo campo di battaglia, e la legalità
internazionale indebolita. L'Onu viene trattato come truppa di complemento,
mentre la teoria della guerra preventiva resta appesa come una spada di
Damocle sulla testa di tutti i popoli. Il pericolo delle armi di distruzione
di massa si è dimostrato null'altro che una montatura.
La promessa di democrazia si è rivelata per quello che era: uno specchietto
per le allodole e la restituzione di sovranità alla popolazione irachena è
sempre più rinviata, mentre si costruiscono basi militari destinate a
restare per controllare il petrolio mediorientale e attraverso questo
l'economia mondiale. L'autodeterminazione del popolo iracheno è una
variabile a cui nessuno bada.
In Iraq, sulla pelle di 20 milioni di persone, si gioca una partita da cui
dipende lo stesso futuro del pianeta, se esso debba essere ridotto a riserva
di un pugno di paesi industrializzati o essere luogo di convivenza di popoli
e culture.
Alcuni governi europei hanno saputo dire di no alla arroganza militare
statunitense, altri, come la Gran Bretagna e l'Italia, hanno inviato truppe
per invadere e poi occupare la Mesopotamia in dispregio della volontà degli
stessi popoli che dovrebbero rappresentare.
Non emerge però dai governi europei una volontà comune a contrastare il
nuovo impero e a perseguire una politica di giustizia in medio oriente.
L'Europa ha un debito storico verso il medio oriente.
Lo ha perché la Mesopotamia è stata la culla anche della nostra civiltà. Lo
ha perché l'islam ha salvato e tramandato la filosofia e la cultura
classica. Lo ha per averlo attraversato per secoli con le orde crociate. Lo
ha per averne tradito le aspirazioni nazionali, per averlo spezzettato,
colonizzato, e trattato come serbatoio di manodopera a basso costo.
L'Europa che noi vogliamo è un'Europa che saldi questo debito e che sappia
porsi, cominciando con il riconoscimento effettivo dei diritti di
autodeterminazione del popolo iracheno come di quello palestinese, come
soggetto per la costruzione di una nuova giustizia e legalità
internazionale.
Manifestiamo a Roma il 4 ottobre anche per dire no alla nuova colonizzazione
dell'Iraq e del medio oriente, perché le truppe statunitensi ed europee si
ritirino, perché sia dato immediato potere ad un governo iracheno, perché la
comunità internazionale sostenga una transizione pacifica risarcendo il
paese dai danni causati da 12 anni di embargo.


Per adesioni inviare una e-mail a: posta@unponteper.it

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